Fondazione Fare Cinema
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locandina di "Agalma"

Cast


Soggetto:
Doriana Monaco

Sceneggiatura:
Doriana Monaco

Musiche:
Adriano Tenore

Montaggio:
Enrica Gatto
Rosa Maietta (Assistente)

Fotografia:
Doriana Monaco
Luca Scarparo (Aggiuntiva)
Martin Errichiello (Aggiuntiva)

Suono:
Filippo Puglia (Presa Diretta)
Rosalia Cecere (Presa Diretta, Montaggio e Mix)

Aiuto regista:
Marie Audiffren
Ennio Edoardo Donato

Produttore:
Antonella Di Nocera
Lorenzo Cioffi

Produttore Esecutivo:
Lorenzo Cioffi

Produttore Esecutivo:
Armando Andria

Assistente alla Regia:
Marie Audiffren

Assistente alla Regia:
Ennio Edoardo Donato

Seconda Camera:
Rosa Maietta

Seconda Camera:
Martin Errichiello

Color Correction:
Simona Infante

Voce:
Fabrizio Gifuni

Voce:
Sonia Bergamasco

Grafiche:
Andrea Cioffi

Fotografo di Scena:
Angelo Antolino

Traduzioni:
Aidan McCann

Agalma


Regia: Doriana Monaco
Anno di produzione: 2020
Durata: 54'
Tipologia: documentario
Genere: arte/sociale
Paese: Italia
Produzione: Parallelo 41, Ladoc srl, Museo Archeologico Nazionale di Napoli; in collaborazione con ARCI Movie
Distributore: Parallelo 41
Data di uscita: 10/02/2022
Formato di proiezione: DCP, colore
Ufficio Stampa: Simona Martino
Titolo originale: Agalma

Sinossi: Napoli. Nell’illusoria immobilità del grande edificio borbonico che ospita il Museo Archeologico Nazionale, un vortice di attività offre nuovo respiro a statue, affreschi, mosaici e reperti di varia natura. Il film osserva ciò che accade ogni giorno negli ambienti del museo, soffermandosi sulla quotidianità dei lavoratori, alle prese con interventi delicatissimi che necessitano di cura e tempo, e manutenzione costante. Le opere che vivono e vibrano da secoli sono monitorate come corpi viventi. Tutto ciò accade mentre giungono visitatori da ogni parte del mondo, popolando le numerose sale espositive sotto l’occhio apparentemente impassibile delle opere che sono protagoniste e spettatrici a loro volta del grande lavorio umano. Tutto fa emergere il museo come grande organismo produttivo, che rivela la sua natura di cantiere materiale e intellettuale.
"Agalma" (dal greco “statua”, “immagine”) coglie la bellezza del Museo non solo nell’evidenza dei suoi incantevoli tesori di arte classica, ma anche nelle relazioni intime e invisibili che si realizzano al suo interno: il rapporto segreto e sempre nuovo che nasce tra i visitatori e le meraviglie dell’antichità greco-romana; il respiro appassionato di chi pianifica ogni giorno la vita del museo.

Sito Web: https://www.ladoc.it/portfolio/agalma

Ambientazione: Napoli

"Agalma" è stato sostenuto da:
Regione Campania
Film Commission Regione Campania


Note:
LE OPERE

Zeus in trono
. La statua risale al I secolo a.C. e rappresenta l’iconografia classica del dio greco. Proviene probabilmente dalle acque del golfo flegreo. Un lato è ricoperto da incrostazioni marine, l’altro lato è liscio, si ipotizza seppellito nella sabbia. Dal 1992 al 2017, dopo essere finita in un giro di ricettatori, è stata esposta al Getty Museum di Los Angeles. Nel 2012, in seguito all’analisi di un frammento di marmo ritrovato a Bacoli, si è accertata la corrispondenza con lo spigolo del bracciolo del trono di Zeus. La statua ha fatto ritorno nel giugno 2017 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli per poi trovare la sua dimora definitiva al Castello di Baia.

Atlante Farnese. La statua, in marmo, raffigura il titano Atlante che sorregge sulle spalle con estrema fatica la sfera celeste, sulla quale sono rappresentate le costellazioni. Rinvenuta nelle terme di Caracalla, a Roma, intorno al 1546, non si conosce il suo autore ma si sa che è una copia romana di un originale greco databile attorno al II sec. d.C. La statua, per un breve periodo esposta nell’atrio centrale del museo, si trova ora nella Sala della Meridiana. Il film ne ha seguito il delicato spostamento.

Hermes. Il busto maschile di terracotta è parte del nuovo allestimento permanente dedicato alla Magna Grecia. Fa parte dei reperti ritrovati a Canosa di Puglia ed era molto probabilmente di destinazione funebre. Le ali presenti sul copricapo fanno pensare che si tratti di Hermes, il messaggero delle divinità.

Le Danzatrici. Il 15 novembre 1833 fu scoperta a Ruvo di Puglia una tomba, detta delle Danzatrici per il soggetto della sua decorazione pittorica. Cinque anni dopo la scoperta, le lastre furono staccate dalle pareti della tomba e vendute al Real Museo Borbonico. La rappresentazione del corteo delle danzatrici che incedono con le braccia intrecciate rievoca la danza rituale presente nel mito di Teseo che assume, in ambito funerario, la funzione simbolica di evocare il “passaggio di stato” dalla vita alla morte.

I Tirannicidi. Le due sculture in marmo, parte della collezione Farnese, furono rinvenute nella Villa Adriana e giunsero a Napoli nel 1790. Si tratta di una delle tante copie romane realizzate nel ll secolo a.C. degli originali greci in bronzo. Rappresentano Armodio e Aristogitone che liberarono Atene dalla tirannide diventando così i simboli della democrazia ateniese. Si tratta delle prime due sculture della storia dell'arte arte greca che rappresentano personaggi realmente esisti.


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