Bel film, un pò forzata la messianicità iconografica del Cristo moderno, nazareno nel sembiante, che mette la sua carta di credito a disposizione della comunità, salva e poi fugge nel mistero. Genuina la storia e la redenzione ribellione del filosofo uomo che sceglia la vita alla religione, una passione tutta umana, che a ridosso della Pasqua ha comunque il suo appeal.
“Racconto il Cristo Uomo, uno come noi che possiamo ancora incontrare in un qualsiasi giorno della nostra esistenza: in qualsiasi tempo e luogo, il Cristo delle strade, non l’idolo degli altari e degli incensi. E neppure quello dei libri, quando libri e altari diventano comoda formalità, ipocrita convenienza o addirittura preteso di sopraffazione.” Queste le parole di Ermanno Olmi che racchiudono tutto il film e che con coraggio mettono in croce la religione quando diventa solo formalità, consuetudine e convenienza. Centochiodi commuove ed allo stesso tempo scuote con la sua carica provocatoria. Un gran film, del quale ne sentiremo parlare a lungo, non solo perché annunciato da Olmi quale suo ultimo film e non solo perché le splendide note di “Non ti scordar di me” rieccheggiano quale filone portante musicale nel film. Una sorta di testamento filmato dove un uomo che per tutta la sua vita di artista ha voluto richiamare la nostra attenzione su momenti e stati d’animo dell’umanità (a volte scomodi), sempre basata sui sentimenti, il rispetto reciproco ed una sensibilità fuori dal comune avvalendosi anche dei suoi familiari (il figlio Fabio ha realizzato la fotografia). Basti ricordare “L’albero degli zoccoli”, “La leggenda del Santo bevitore”, “Il mestiere delle armi”, “Cantando dietro i paraventi”, l’episodio in “Tickets”. Il film è bellissimo, delicato e struggente, terribile ed inquietante, con una poesia che taglia il respiro e colpisce al cuore. Un insegnante di filosofia delle religioni sta per pubblicare il suo nuovo saggio, atteso da tutto il mondo eppure, rinunciando ai piaceri del successo e popolarità si ritira. Ed è con la splendida immagine della “crocifissione” dei libri, del sapere senza sentimento e senza emozioni, dove l’egoismo creato tra il lettore e il libro (descritto in modo ossessivo) ci porta a non “vedere” quello che ci accade intorno, che saluta il mondo. Per i cristiani ed i laici i segnali che Olmi ci dà sono molto chiari e poi ognuno di noi potrà trarne una chiave di lettura del film. Prima di tutto l’acqua (le splendide rive del Po) che simboleggia l’elemento di nascita/rinascita (e non dovrebbe diventare il business globale dei prossimi anni) e quindi passi fondamentali della vita di Cristo. Il primo miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, la parabola del figliol prodigo, il “reclutamento” naturale degli apostoli (li avete contati, sono dodici?), la figura di Maria Maddalena, la crocifissione (l’arresto) e la riapparizione. E’ un Cristo che sta con i deboli ma è in grado di fare sentire la sua voce anche con i potenti lanciando frasi pesanti e provocatorie. Mi sembra importante il messaggio finale che penso personalmente volesse darci il regista, ma se il Cristo tornasse sulla terra saremmo in grado di riconoscerlo?