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Francesco Capozzi  (04/11/2009 @ 23:04)
“MINEURS” di FULVIO WETZL; ITA-BEL, 07. In pieno accordo Italia-Belgio, per cui ogni 50mila immigrati italiani, 2500 tn di carbone venivano date all’Italia, tra gli anni 50 e 60, dalla Basilicata alcune famiglie si spostano nel Limburg, dove affrontano con dignità la sofferenza di essere immigrati. Ma anche con la forza di chi vuole riconosciuti i propri diritti. Il titolo ha una doppia traduzione: minatori, ma anche minori. E difatti l’occhio con cui il regista, anche sceneggiatore insieme a Valeria Vaiano, guarda è quello dei bambini. Spesso il cinema di Wetzl “usa” il particolare modo di leggere il mondo dei bambini: e qui funziona particolarmente. Nella prima parte, ambientata in Basilicata, descrive la vita di una comunità attraversata dal dramma della povertà e dell’emigrazione: ma senza pietismi. Si sofferma con attenta efficacia sull’insieme delle famiglie e degli ambienti sociali, ivi presenti, sempre letti dai bambini: inquadrati all’interno di quell’apparente linearità esistenziale che coglie il nesso profondo della vita di una collettività. In cui le stesse divisioni sociali sono presentate con un approccio non drammatico, ma quasi giocoso. Non è che la povertà o il dramma non esistano; anzi, il film le illustra con chiarezza. Ma qui si vuole giustamente mettere in evidenza l’appartenenza sociale e collettiva che essi riuscivano a comporre. Non ha senso parlare di radici se non si mette in corrispondenza la memoria con l’analisi e il confronto delle realtà che le formano: in questo senso la scelta degli autori del film, di far preludere questa articolata descrizione alle vicende migratorie, ha una sua giustificazione narrativa profonda. In questa chiave sono da leggere come un omaggio alla consapevolezza storica di appartenenza, insieme alle vicende, alle descrizioni di vita povera, anche l’attenta, direi amorevole cura con cui l’occhio attento del regista si è posato e ha descritto, e ci ha trasmesso la struttura fisica degli ambienti vitali dei suoi personaggi. Non è un mero abbellimento, ma la capacità di suggerirci le idee e le linee materiali del vissuto che appartengono al “cuore della memoria” (Omero) di chi lascia e deve andar via. Perchè anche la povertà vissuta entro un cuore antico, ma proprio, qual è quello della comunità di appartenenza, lascia meno strazio che vivere, con una relativa disponibilità di mezzi, ma lontani, “strappati” da quel cuore. Questa sofferenza non è oggetto di parole, ma è trasportata in profondità silenziose, ma sempre aperte: brava la Vaiano, anche attrice nel film, in alcune sfumature a riguardo. Questo sentire appartiene maggiormente alla sensibilità delle donne del film che, nella II parte, insieme ai bambini ne sono le protagoniste. Ma anche qui, pur nel focalizzare i protagonisti, il regista riesce sempre a cogliere la valenza collettiva. Così anche lo sguardo è attento e partecipe agli assetti materiali del vivere. La descrizione delle strutture è asciutta, ma incide profondamente sulla memoria: questo è il senso metanarrativo del confronto col film “Già vola il fiore magro” (59) di Paul Meyer. La vita nel Limburg, nel suo esserci resa dall’immaginario infantile, ci è consegnata come una preziosa testimonianza storica. Ma la forza della storia, perché è fatta di carne e sangue, è di appartenere contemporaneamente alla fantasia e alla sua forza evocativa sotto forma di ideali utopici, di voglia di futuro. In questa prospettiva il film, oltre ad avere il suo fascino visivo, ha una sua precisa funzione di “agente di futuro”. Ci aiuta a non annullare la memoria dall’orizzonte del nostro futuro, quando abbiamo a che fare coi migranti di altre nazioni: essi oggi sono la personificazione del nostro sofferto passato collettivo di nazione.
Fulvio Wetzl  (07/10/2009 @ 18:52)
Caro Fernando, ecco posto rimedio alla tua giusta richiesta. Ti informo che stiamo cercando con Salvatore Adamo e Franco Dragone di organizzare entro la fine dell'anno la sospirata proiezione nel Limburg. Abbiamo finalmente approntto la copia con i sottotitoli in fiammingo e francese. A risentirci presto, "sans arrière-pensée" Un abbraccio Fulvio Wetzl
Marzo Fernando  (06/10/2009 @ 23:57)
A suo tempo ho dato tutta la mia collaborazione alla realizzazione del Film Mineurs; non solo la mia personale ma anche quella dell'organizzazione che dirigo "ACLI Vlaanderen VZW". Le ACLI Vlaanderen VZW, sono tra le organizzazioni che hanno reso possibile la realizzazione del film anticipando e prestando dal loro modesto budget un importo non indifferente. E' ingrato e scorretto non vedere citato nella didascalia il nome delle ACLI Vlaanderen e non vedere citati tutti coloro che gratuitamente hanno lavorato e dato il loro contributo disinteressato. Il film non l'abbiamo ancora visto......
Marco Ruggiero  (26/02/2008 @ 15:24)
Marco Ruggiero Servizi del giorno 19/02/2008 ore 18.35 Speciale cultura ...Agenzia aise: La colonna sonora è di Salvatore Adamo, comprende due canzoni, una delle quali, Terra mia, appositamente composta per il film. Un'altra canzone del giovane cantautore Marco Ruggiero, Un Paese Stellare, è stata anch'essa composta per il film. Quello che accomuna entrambi i cantautori è che hanno vissuto personalmente l'emigrazione nei territori minerari del Belgio, dove ancora risiedono. (aise)
Maria Schirone  (03/02/2008 @ 10:42)
E aggiungo: Capisco che nessuno sia profeta in patria, ma a volte certe omissioni sconcertano. Il regista padovano poteva non sapere, ma il presidente della Commissione che aveva co-finanziato la mia ricerca nonché presenziato ad ogni momento di divulgazione di essa, non poteva non sapere. Lascio i commenti, scritti o muti, a chi si imbatterà in questo post. Correttezza e trasparenza servono a tutti...
Maria Schirone  (01/02/2008 @ 10:01)
Salve. Mi sono casualmente imbattuta nella scheda del film, dalla quale ho appreso esservi state a monte alcune ricerche "sul campo", interviste a minatori lucani ecc. Vedo tra gli interpreti anche R. Curcio, già Presidente della Commissione Reg.le Lucani nel Mondo. Vorrei segnalarvi che nel '98, proprio in collaborazione con la stessa Commiss. pubblicai "Quelli dal volto bruno - I lucani in Belgio", dove raccolsi in diverse zone del Belgio, numerose testimonianze, esperienze,"casi umani" e vita vissuta sul lavoro e nella quotidianità. Tra gli intervistati, anche Pietro Cristiano citato nella scheda. Sarebbe stato gratificante (e anche corretto) che almeno il dr. Curcio vi avesse riferito di tutto questo ampio lavoro (menzione al Premio Basilicata 1999 sez. saggistica). Altri rif. alle mie attività in campo "Emigrazione", sono consultabili sul mio blog "registropersonale.blog.kataweb.it". Grazie e saluti, maria schirone.

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