Biùtiful Cauntri lascia sgomenti, colpisce allo stomaco, indigna, fa riflettere. Anche se da riflettere c’è ben poco. Bisognerebbe agire. Visto che in Campania si sta verificando una sorta di Chernobyl. Mette i brividi vedere con i proprio occhi – e ascoltare con le proprie orecchie – che e a usare queste parole non è il cittadino inerme che grida contro le istituzioni, alzando i toni per gusto del paradosso, ma il sostituto procuratore della procura di Santa Maria Capua Vetere. Alcune specie animali, proprio come è accaduto nella disastrata zona dell’ex Unione Sovietica colpita dalla sciagura nucleare, stanno nascendo con gravi malformazioni congenite. A risultare profondamente alterata non è però solo la struttura del Dna di animali innocenti, ma anche il paesaggio geografico e umano di un’intera regione, la “Campania felix”, come la chiama, in senso antifrastico e provocatorio, uno dei tanti contadini costretti a utilizzare fonti di irrigazione alternative a quelle naturali perché l’acqua con la quale vorrebbe innaffiare i pomodori e l’insalata è inquinata, avvelenata per sempre dai rifiuti tossici. In compagnia di Raffaele del Giudice, educatore ambientale che da quindici anni denuncia con forza lo scandalo della discariche abusive e lo smaltimento dei rifiuti tossici gestito dalla camorra, lo spettatore viene condotto di paese in paese in un viaggio all’inferno. Del quale i media parlano poco. Troppo poco. Chi avrà la fortuna di vedere questo documentario asciutto ed efficace, che non lascia scampo alla retorica, non potrà che trovarsi d’accordo. I luoghi sono quelli di Acerra, di Giugliano e dintorni, ad appena 25 km da Napoli. Ma da quell’inferno sembra proprio che non ci sia via di ritorno. A poco sono valse le numerose indagini, i commisariamenti governativi, il lavoro di Guido Bertolaso. Alla fine, pochi mesi fa, il capo della Protezione Civile si è dimesso, dopo essere stato quasi linciato dalla folla in una piazza di Ariano Irpino, nell'avelinnese. E impressionano davvero le immagini di ambientalisti, gente comune, contadini che se la prendono proprio con Bertolaso, chiamandolo ossessivamente “onorevole”. Una sineddoche (la parte per il tutto, il singolo che risponde di un intero Parlamento) che più di mille proclami e al pari di certe pagine di Gomorra, fa comprendere il nodo intricato di lassismi istituzionali, esasperazioni e gravi trascuratezze nell’osservanza delle leggi. “Non sono onorevole, non è mia la responsabilità di questo disastro” risponde Bertolaso in mezzo a un capannello di cittadini riunitisi davanti a una discarica definita “in regola” ma che in realtà è una cloaca a cielo aperto. Nulla da fare. Bertolaso rappresenta “l’onorevole”, il politico che usa soltanto parole e mai i fatti. Peccato. E allora ai cittadini non resta che indignarsi, alzare la voce, difendere i propri diritti, sperando di non finire come le tante pecore che, a migliaia, muoiono nelle campagne del napoletano per la presenza di diossina nel terreno e nell’erba che brucano. “Cominciano a piegarsi sulle gambe” dice un contadino, “si accasciano a terra, e per sette giorni stanno a lamentarsi,e poi muoiono. Come l’umanità.” Proprio così dice, “come l’umanità”. Sullo schermo scorrono immagini di campi coltivati a pomodori e fragole, lungo le stesse strade che ospitano balle di rifiuti tossici, copertoni che esalano fumo nero nell’atmosfera, e i contadini che vivono in queste terre da generazioni non sanno più che cosa fare, temono di ammalarsi, come è già successo a tanti. La magistratura sta indagando (e tra i sospettati c’è pure Bassolino), alcune discariche sono state chiuse dopo il grave ammonimento giunto dalla Comunità europea qualche mese fa per le migliaia di discariche abusive presenti sul territorio nazionale. E ancora restano nella memoria le immagini di famiglie di pastori che vivono in mezzo ai rifiuti, in una roulotte, con i bambini che portano a spasso carcasse di agnellini morti per inquinamento, gli alberi di pesco riempiti dalla polvere tossica dei camion, intercettazioni telefoniche tra imprenditori e malfattori che raggelano il sangue, campi rom installati accanto alle discariche, dove altri bambini, scalzi e neri di sporco per il fumo dei copertoni, incassano 20-30 euro dai camorristi e da imprenditori senza scrupoli che mandano i propri camion a smaltire lì i rifiuti. Una “povera patria” davvero, quella descritta da Biùtiful cauntry, “schiacciata dagli abusi del potere” cantava Battiato qualche anno fa quella.