Sinossi *: .. Il giorno prima della partenza da Roma, mi capitò uno sguardo su un settimanale che mia moglie sfogliava e vidi riprodotto il dipinto Il cavallo morente del pittore Gino Covili, che aveva vinto la mostra annuale che Cesare Zavattini organizzava nel bar di Luzzara. La forza visiva di questo pittore, considerato appartenente al gruppo dei primitivi emiliani, era di una grande maestria pittorica, tanto da farmi prendere il settimanale, leggere il nome, la provenienza geografica e decidere d'un colpo di anticipare la partenza di qualche ora tanto da permettermi, prima di raggiungere il luogo delle riprese, di passare per il paese di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, a conoscere questo nuovo personaggio. Domandando qua e là, mi indicarono la casa di Gino Covili, l'ex bidello della scuola di Pavullo. Lo trovai finalmente nella sua casa di allora, molto indaffarato nel preparare una prossima mostra a Roma, ma ospitale e paziente tanto da farmi vedere molti dei suoi dipinti pronti per la nuova mostra. La forza drammatica del tratto pittorico, dei personaggi, degli ambienti e degli animali dai denti aguzzi che mi passavano avanti agli occhi, fu uno stordimento visivo. Preso com'ero in quel periodo dal classicismo rinascimentale, fui sbattuto sulla seggiola di paglia senza più fiato. Feci anche un piccolo tentativo di portare con me un'immagine di quegli animali che si sbranavano tra loro, ma, un po' perché il pittore non poteva vendere dato che aveva bisogno di tutti i dipinti per la mostra, un po' perché non avevo sufficienti soldi con me, ci lasciammo con l'augurio di rivederci alla galleria Nuova Pesa di Roma ove avrebbe esposto di lì a poco. L'episodio non era certo da mettere nel dimenticatoio, ero stato colpito troppo dalla forza figurativa di quelle immagini raccolte su tela. Proseguii il mio viaggio rinascimentale con il desiderio nell'intimo di rivedere quei dipinti. Due mesi dopo mi presentai puntuale alla galleria e mi trovai avvolto nel mondo drammatico dell'appennino emiliano, ero stato catturato dalla forza pittorica di un Gino Covili che paragonavo a un moderno Van Gogh. Fra le molte immagini mi colpì particolarmente un cacciatore a cavallo con un'aquila sulle spalle. Come sempre accade in questi casi, i prezzi della galleria erano molto più alti di quanto io potessi a quel tempo permettermi di spendere, così quell'immagine rimase nei miei desideri inconsci. Non sapevo allora che quel cavaliere sarebbe tornato prepotentemente a far parte del mio futuro rapporto con Gino Covili ...
Vittorio Storaro
da: 1972 "Addio fratello crudele" e la scoperta di Gino Covili a Pavullo nel Frignano
in: "STORARO-COVILI. Il segno di un destino" - Electa | Aurea | CoviliArte
Note:
"Gino Covili: Le Stagioni della Vita" è la monografia cinematografica realizzata dall'Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell'Immagine de L'Aquila e dall'Istituto Luce, in collaborazione con Proxima e CoviliArte, con la supervisione alla cinematografia di Vittorio Storaro e la supervisione alla sceneggiatura e alla regia di Franco Barbaresi.