Sinossi *: Teufelwald, Germania 1944. Anche un disco che diffonde la Madama Butterfly di Puccini può diventare un pretesto di lite trai coniugi Dailermann. Lei, Franziska, abituata alla rutilante alta società berlinese; non riesce ad adattarsi all’isolamento e all’uggiosità del posto dove è stata portata, una misteriosa fabbrica del Reich, lontana dai centri abitati e perennemente avvolta nel fumo delle ciminiere; lui, August, maggiore delle SS e supremo comandante di Teufelwald (questo è il nome della fabbrica), accusa la moglie di frivolezza e vacuità e di scarsa adesione all’ideale nazionale. Le accuse di Franziska sono gravate dalla consapevolezza che August fa un “uso improprio” delle graziose prigioniere polacche che servono in casa; ma egli ha già provveduto a tacitare il sospetto: ha predisposto l’allontanamento delle ragazze polacche e la loro sostituzione con un solo deportato di sesso maschile. L’arrivo del nuovo servitore, Miklòs, un ebreo ungherese capace di parlare perfettamente il tedesco, è accompagnato dal rinvenimento allo smistamento bagagli di due opere d’arte e di un discreto quantitativo di libri.
August, sottovalutando le opere d’arte, ne ordina la distruzione ma un audace intervento dell’ungherese ne permette la conservazione in quanto trattasi di opere di Oskar Kototschka e Otto Dix, due pittori avversati dal regime ma piuttosto stimati dalla critica
internazionale. Le opere d’arte, nonché i libri rinvenuti allo smistamento, una raccolta di liriche greche di epoca arcaica, consentono al servo di stabilire con Franziska un dialogo giornaliero circa argomenti letterari, artistici e filosofici. Lo scambio intellettuale ravviva in Franziska il desiderio di riscoprire e rivalutare sé stessa nonché di coltivare le sue ambizioni esistenziali e decide di iniziare con un ritratto che la ritragga nella sua bellezza giovanile.
Non è difficile reperire un pittore in quanto la misteriosa “fabbrica del Reich” non è altro che un campo di sterminio dove giornalmente vengono deportati migliaia di individui da ogni parte d’Europa e il giovane attendente di Dailermann, il tenente Julian Tross, si trova nell’imbarazzo di scegliere tra quanti si dichiarano pittori e decide di proporne sette al vaglio di Franziska. Consapevole di strappare quei sette sventurati alla morte, Miklòs convince la moglie di Dailermann a farsi ritrarre da tutti e sette i pittori contemporaneamente. Dapprima August contesta la decisione ma di fronte all’insistenza di Franziska accetta di ospitare in casa i sette deportati in cambio della promessa da parte della moglie di “non interferire” più sulle sue scelte musicali e di astenersi da ogni tipo di lagnanza. In realtà egli, che è molto attento e sensibile alle arti, ha scoperto che il campo offre molteplici risorse ed ha già maturato la decisione di allestire un’orchestra di solo deportati che possa suonare ad ogni ora del giorno le musiche che più lo allietano. La lussuosa residenza dei Dailermann si divide così in due parti:da un lato ci sono i pittori che ritraggono Franziska, dall’altro c’è l’orchestra che esegue arie d’opera su richiesta di August.
I Dailermann sono tuttavia turbati: Franziska ha saputo dal Miklòs che la fabbrica del Reich è un campo di sterminio; in August, contemporaneamente, è in atto una rapida e inquietante revisione del suo ruolo: si è infatti scoperto un burocrate del regime e, ancor peggio, uno sterminatore di umanità in grado di produrre Arte. I Dailermann decidono così di aiutare i deportati ma l’imponente apparato hitleriano, l’andamento sfavorevole del conflitto nonché l’egoismo individuale che fa compiere a Franziska un disgustoso voltafaccia nei confronti di Miklòs danno poco respiro all’iniziativa di August di salvare il maggior numero di persone.
Nel suo destino c’è ormai la chiamata al fronte orientale mentre per Miklòs e i suoi compagni c’è l’annientamento per stenti all’interno del campo, del quale lo spietato Julian Tross ha assunto il comando totale.
Note:
La sceneggiatura del film "Il Servo Ungherese" nacque nel 1997, dopo due anni di ricerche, l’idea originale, infatti, risale all’anno 1995. L’idea pervenne dall’esigenza di raccontare i totalitarismi dal punto di vista dell’interdizione dall’esercizio dell’intelletto e della libera espressione in ogni ambito delle attività umanistiche.