Sinossi *: L’impianto poetico filtra una storia vera e autobiografica, un racconto ciclico, ellittico, dove il passato e il presente hanno invertito i ruoli dei personaggi che, in tempi diversi, si muovono in luoghi simili. E poetico è il linguaggio, perché la poesia, pur nel dolore, parla sempre della vita, commuovendo, ma conservando gli occhi asciutti. E come la vita resta aperta, per rigenerarsi e continuare ad essere.
Una cinquecento rossa, come una macchina del tempo, ci riporta indietro negli anni, tra sogno e realtà, per farci conoscere Candida. È giovane, bella, piena di vita e d’amore per i suoi tre bambini: va a prenderli a scuola, li accompagna a giocare nel parco. Candida sorride. Lo stesso sorriso che riscopriamo oggi sul suo volto invecchiato. È sempre bella, ma ora lo sguardo è assente, lontano. Candida ha l’Alzheimer, una malattia che colpisce un numero sempre maggiore di anziani. Adesso i suoi tre figli sono adulti e ognuno ha preso la sua strada, vanno insieme dalla mamma, nella casa di cura che la ospita, e s’interrogano su quale sia il modo migliore per assicurarle comunque un’esistenza serena. Candida li riconosce appena, ma forse è ancora in grado di cogliere le loro emozioni.