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Citazioni da Primo Levi nel film La Strada di Levi


Le citazioni tratte dagli scritti di Primo Levi, che la voce narrante della pellicola, Umberto Orsini, "La strada di Levi" legge durante il film


Citazioni da Primo Levi nel film La Strada di Levi
Primo Levi
ARRIVO AD AUSCHWITZ
Scomparvero cosě, in un istante, a tradimento, le nostre donne, i nostri genitori, i nostri figli. Emersero invece nella luna dei fanali, due drappelli di strani individui. Camminavano inquadrati per tre con un curioso passo impacciato, il capo spenzolato in avanti e le braccia rigide. Erano rivestiti di una lunga palandrana a righe che anche di lontano si indovinava sudicia e stracciata. Noi ci guardavamo senza una parola. Tutto era incomprensibile e folle ma una cosa avevamo capito. Questa era la metamorfosi che ci attendeva. Domani anche noi saremmo diventati cosě.

LIBERAZIONE
La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno (…) Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi (…) Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide (…) La libertŕ, l’improbabile, impossibile libertŕ era giunta.

BIELORUSSIA
A nord (…), oltre la strada, si estendeva un terreno misto di macchie, radure e pinete, inframmezzato da paludi e da lingue di fine sabbia candida (...).
Verso sud (…) ogni traccia umana spariva.
Anche ogni traccia di vita animale, se si eccettui l’occasionale balenare fulvo di uno scoiattolo (...) Non c’erano sentieri, non tracce di boscaioli, nulla: solo silenzio, abbandono, e tronchi in tutte le direzioni, tronchi pallidi di betulle e rosso-bruni di conifere (…)
I giorni di Starye Doroghy passavano cosě, in un’interminabile indolenza, sonnolenta e benefica come una lunga vacanza, rotta solo a intervalli dal pensiero doloroso della casa lontana, e dall’incanto della natura ritrovata. (…) il 15 settembre 1945, lasciammo Starye Doroghy (…) Quando la partenza fu certa, ci accorgemmo, con nostra stessa meraviglia, che quella terra sterminata, quei campi e quei boschi che avevano visto la battaglia a cui dovevamo la salvezza, quegli orizzonti intatti e primordiali, quella gente vigorosa e amante della vita, ci stavano nel cuore, erano penetrati in noi, e vi sarebbero rimasti a lungo, immagini gloriose e vive di una stagione unica della nostra esistenza.


CHERNOBYL
Esistono su questa terra albe, foreste, cieli stellati, visi amici. Ma questo pianeta č retto da una forza, non invincibile ma perversa, che preferisce il disordine all’ordine, il miscuglio alla purezza, il groviglio al parallelismo, la ruggine al ferro e la stupiditŕ alla ragione. Il mondo ci sembra avanzare verso una qualche rovina e ci limitiamo a sperare che l’avanzata sia lenta.

IN ITALIA, VIA GERMANIA
L’Austria confina con l’Italia (…); eppure il 15 ottobre (…) attraversavamo una nuova frontiera ed entravamo a Monaco (…). Il fatto di sentire per la prima volta, sotto i nostri piedi, un lembo di Germania (…) sovrapponeva alla nostra stanchezza uno stato d’animo complesso (…). Ci sembrava di avere qualcosa da dire, enormi cose da dire, ad ogni singolo tedesco. (…) Sapevano, “loro”, di Auschwitz, della strage silenziosa e quotidiana (…) ? Sentivo il numero tatuato sul braccio stridere come una piaga. (…) Passammo il Brennero (...): i compagni meno provati in allegro tumulto. (…) io, in un silenzio gremito di memoria. Di seicentocinquanta, quanti eravamo partiti, ritornavamo in tre. E quanto avevamo perduto, in quei (…) mesi? Che cosa avremmo ritrovato a casa? (…) Non lo sapevamo: ma sapevamo che sulle soglie delle nostre case (…) ci attendeva una prova (…). Sentivamo fluirci per le vene, insieme col sangue estenuato, il veleno di Auschwitz (…) I mesi or ora trascorsi (…) ci apparivano adesso come una tregua, una parentesi di illimitata disponibilitŕ, un dono provvidenziale ma irripetibile del destino.

LA FINE
Esistono remissioni, tregue - come nella vita del campo l’inquieto riposo notturno. E la stessa vita umana č una tregua, una proroga. Ma sono intervalli brevi e presto interrotti dal comando dell’alba, temuto ma non inatteso, dalla voce straniera che pure tutti intendono e obbediscono. Questa voce comanda, anzi invita alla morte, ed č sommessa, perché la morte č iscritta nella vita e implicita nel destino umano, inevitabile, irresistibile. Allo stesso modo nessuno avrebbe potuto pensare di opporsi al comando del risveglio nelle gelide albe di Auschwitz.

A MARIO e NUTO
Ho due fratelli con molta vita alle spalle
nati all'ombra delle montagne.
Hanno imparato l'indignazione
nella neve di un paese lontano,
ed hanno scritto libri non inutili.
Come me, hanno tollerato la vista
di Medusa, che non li ha impietriti.
Non si sono lasciati impietrire
dalla lenta nevicata dei giorni.


26/10/2006