Considerazioni sul film Fino A Farti Male


Il regista Alessandro Colizzi parla del suo secondo lungometraggio


Considerazioni sul film Fino A Farti Male
Una scena del film
Come nasce questo film?
Alessandro Colizi: Nasce da una domanda precisa: cosa accade a un uomo nel momento in cui scopre, in maniera del tutto inaspettata, che la donna che ama e con la quale vive, è una persona diversa da quella che pensava di conoscere. Questo spunto è la base da cui siamo partiti per raccontare la storia di una coppia che nasconde al suo interno il segreto di un tradimento particolare: lei si è innamorata di una donna e trovandosi nell’impossibilità di scegliere un amore piuttosto che l’altro ipotizza un gesto estremo come soluzione.

Ancora una volta la figura di una donna a un bivio...
Alessandro Colizzi: E’ vero. E’ una donna che dove scegliere e non è in grado di farlo. Non ha il coraggio di farlo. Ma lo stesso vale per il marito. Anche lui viene a trovarsi in una situazione spiazzante: sua moglie lo tradisce con una donna. E’ una cosa di fronte alla quale gli uomini in genere si perdono, per il semplice motivo che i parametri di comportamento che guidano le loro azioni saltano. E’ come se non avessero più punti di riferimento. E questa mi è sembrata una cosa molto interessante. Ovviamente il comportamento del protagonista è improntato al mio modo di vedere le cose. Personalmente non credo ci sia alcuna differenza tra un amore eterosessuale e un amore omosessuale e quindi anche il tradimento ha la stessa valenza. Li metto esattamente sullo stesso piano. Nel film i due rapporti sono trattati alla stessa stregua.

Una provocazione: la bisessualità è davvero il traguardo della sessualità moderna?
Alessandro Colizzi: Ognuno si pone i propri traguardi. Io vedo un problema nella difficoltà dei rapporti, siano essi etero o omosessuali. Non è un problema di bisessualità. Riguarda l’incapacità degli esseri umani di essere monogami fino in fondo e di essere nello stesso tempo totalmente inadeguati a vivere una condizione che non preveda l’esclusività. Basta guardare che fine ha fatto “la coppia aperta”. Sul tradimento poi se ne sentono di tutti i colori: c’è anche chi sostiene che non si può parlare di tradimento se lo si fa con una persona dello stesso sesso. Francamente non vedo la differenza.

Come hai scelto gli attori? Tre su quattro sono stranieri...
Alessandro Colizzi: Mi interessavano i volti. Tra le due donne dovevano esserci passione, crudeltà e desiderio. Così come tra lui
e lei si doveva sentire tutta la paura e l’amarezza di chi è trascinato suo malgrado in un vortice e sente che sta per perdere tutto. Chris, Agnese e Karin raccontavano questo. Agnese firma una delle sue più intense interpretazioni. Christopher, figlio del grande Horst, è un attore straordinario, secondo me perfino più interessante del padre. Non a caso Antonioni l’ha scelto come protagonista per “Eros”. Karin è stata una rivelazione: anni di teatro con Strehler, settanta film in Germania, ma in Italia è ancora sconosciuta nonostante la bravura. La Lustig la conoscevo e l’ho apprezzata fin da “Alambrado”. Sono stato contento di poter lavorare con lei. Che poi tre di loro abbiano un nome straniero è irrilevante.

10/11/2006