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Note di regia del film Fatti della Banda della Magliana


Il regista Daniele Costantini descrive l'idea della nascita del suo film sulla famigerata "Banda della Magliana".


Note di regia del film Fatti della Banda della Magliana
Il cast del film "Fatti della Banda della Magliana"
Nel corso degli anni - a causa di un istintivo, fortissimo interesse (di cui non ho ancora compreso la natura) per le vite, le biografie, le storie dei gangster, grandi e piccoli - ho formato una vasta biblioteca sull'argomento. Leggendo e rileggendo i libri accumulati (ma anche incontrando occasionalmente qualche "bandito" in carne e ossa), mi sono convinto che la vita dei gangster è esemplare, anche se in negativo. In pochi anni, raramente più di quindici, i gangster vivono tante esperienze ed emozioni quante ne basterebbero per riempire due o tre vite di uomini comuni.
Le vite dei gangster sono sempre molto brevi ma di una bruciante intensità: un rapido, frenetico apprendistato; una rapidissima quanto violenta ascesa al potere; un altrettanto rapidissimo declino, sempre catastrofico. A loro modo, e sempre in negativo, sono uomini fuori del comune, eccezionali.
Noi, uomini comuni, veniamo al mondo un certo giorno, facciamo la nostra strada, e, alla fine del percorso, un altro certo giorno, moriamo. I gangster, invece, nascono e muoiono più volte, prima di lasciare questo mondo per sempre.
Vivono a strettissimo contatto con la morte, ogni giorno: la frequentano, la vedono in faccia. In questo senso li trovo "esemplari". E sempre in questo senso, mi sembra interessante sforzarsi di capire, provando ad entrare nella loro testa, nel loro cuore, nella loro pancia.
Da romano (e per me e per moltri altri la "romanità" è un sentimento fortissimo) e da appassionato lettore di storie di gangster, non potevo non sentire la necessità di raccontare la storia della famosa, e famigerata, "Banda della Magliana".
Ho iniziato a lavorare su questa materia nel 1992. Ho letto migliaia di pagine di atti istruttori, ho incontrato persone informate sui fatti. Ho scritto un trattamento cinematografico, rifiutato da diversi produttori, ma acquistato, nel 1996, dalla Rai che lo ha subito dopo, purtroppo, dimenticato. Nel 2000 ho scritto un copione teatrale, "Chiacchiere e Sangue", che racconta gli stessi fatti, andato in scena, a Roma, nell'ottobre 2003. Dallo spettacolo è rinato il film.
Il film - prodotto dalla Good Time e dall'Istituto Luce - è stato girato con un piccolo budget, che per quanto piccolo è pur sempre un budget. Lo abbiamo girato all'interno del carcere romano di Rebibbia in tre settimane. Lo hanno interpretato quattro attori professionisti - Francesco Pannofino, Roberto Brunetti, Fabio Grossi, Francesco Dominedò - e venti detenuti, tra i quali Tommaso Capogreco, Mario Contu, Lucio Sinisi, Gianfranco Zuncheddu.
Dirigere e filmare dei detenuti (tutti condannati per reati gravissimi: dal traffico internazionale di stupefacenti all'omicidio a scopo di rapina o per regolamento di conti) che interpretavano alcuni dei più importanti gangster romani della generazione precedente, è stato per me e per i miei collaboratori un'esperienza straordinaria, interessantissima.
Girato in alta definifizione (HD Panasonic con alcuni inserti in Dv-cam), "Fatti della Banda della Magliana" è un tentativo, ripeto: tentativo, di abbattere le barriere tra cinema, teatro e video.
Ho infatti usato (spero bene), alternandoli, i tre linguaggi. L'ho fatto per convinzione ma anche per necessità.
Mentre lavoravo a Rebibbia mi tornavano spesso in mente alcuni film di gangster che, come molti, ho molto amato: "Scarface" di Howard Hawks, "Furia Umana" di Raoul Walsh, "Goodfellas" di Martin Scorsese ed altri che, per brevità, non cito. Ma più di tutti mi tornava in mente "Sonatine" di Takeshi Kitano. Il protagonista, interpretato dallo stesso Kitano, è una figura di gangster tragica, a tratti comica, malinconica, profonda. Avrei voluto farlo vedere ai detenuti con cui lavoravo. Mi sarebbe piaciuto, mi sarebbe stato utile ascoltare i loro commenti, le loro impressioni. Ma in quei giorni non è stato possibile.

Daniele Costantini