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Note di regia del film Face Addict


Edo Bertoglio descrive la sua “ossessione da volti”, che l'ha portato alla realizzazione di "Face Addict"


Note di regia del film Face Addict
Una scena del film "Face Addict"
Face Addict, come a dire “ossessionato dai volti”. E come potrebbe non dirsi “ossessionato” chi fa della fotografia il suo strumento di conoscenza, chi fissa per sempre sui volti l’espressione più intensa, chi ha potuto fotografare le personalità più interessanti degli anni della Downtown Scene?
Face Addict nasce dal desiderio di fare i conti con il mio passato, dall’esigenza di chiudere un capitolo intenso, e a volte anche difficile, della mia vita.
Ed è proprio questa necessità che mi ha spinto a realizzare un film che racconti le esperienze collettive di alcuni tra i protagonisti della «Downtown Scene». Fra questi ci sono anch’io, perché ho partecipato in prima persona a quel periodo newyorchese. Alla fine degli anni ’70 a New York si andava creando una vera comunità di artisti, anni di passione intensa, di sperimentazione di nuovi linguaggi. Da quel gruppo sono emerse personalità come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Jim Jarmusch e fenomeni come la New Wave musicale che hanno avuto una diffusione mondiale. Quando, nell’ottobre del ‘90, lascio New York, considero finita una stagione che mi ha radicalmente segnato. New York non è più quella di dieci anni prima. La comunità della «Downtown Scene» che avevo visto nascere e in cui mi ero formato, ormai non esiste più. Si è sfaldata nel tempo. La mia è una fuga. Ho un biglietto di sola andata per l’Europa, e il mio unico bagaglio è un baule riempito di foto: il mio archivio, le mie immagini, i miei scarti, le emulsioni e le emozioni di anni che hanno lasciato in me tracce profonde.
Così, quando nel 1994 sento il bisogno di tornare a riflettere sull’esperienza della «Downtown Scene», è proprio dal mio archivio che comincio. E dal quel vecchio baule esce fuori il materiale fotografico che diventerà una mostra e un libro.
Ma è nel 2000 che il progetto di un film si rafforza, si fa più urgente e necessario. Esce finalmente il mio primo film, Downtown 81, girato nel 1981, terminato dopo varie vicissitudini soltanto nel 1999, e infine selezionato a Cannes per la Quinzaine des réalisateurs. La visione pubblica di Downtown 81, le reazioni che provoca, suscitano in me sorpresa e curiosità. Sono passati vent’anni, e sento che il tempo trascorso mi consente una diversa e più precisa messa a fuoco. Downtown 81 fotografava la vitalità artistica della «Downtown Scene», l’esuberanza di una comunità affiatata, all’apogeo della propria creatività. Cosa resta oggi della nostra esperienza di allora? Solo dopo vent’anni sento di aver riconquistato la serenità per poter rivivere quel periodo senza rimpianti o turbamenti, in un distacco leggero e intenso al tempo stesso. E così nasce l’idea di Face Addict: tornare a quei luoghi, ritrovare chi, con me, li ha vissuti, chi a quegli anni è sopravvissuto, chi li ha attraversati per divenire qualcosa o qualcuno, per dimenticarli o esserne dimenticato.
Face Addict vuole essere tutto questo. Ricordi personali, filmati originali, fotografie e musiche dell’epoca per arrivare a un racconto corale fatto di testimonianze significative. Durante la preparazione del film, ho selezionato una rosa di nomi, scelti tra i protagonisti della «Downtown Scene» per i legami artistici che ci univano allora e perché con essi sono comunque rimasto in contatto, malgrado la distanza e gli anni trascorsi. E’ però nel corso delle riprese che sette tra loro si sono letteralmente «imposti», per la generosità del loro intervento e per la forza della loro presenza sullo schermo, in quanto personaggi fondamentali di Face Addict, amici, attori e trama del mio film. E’ nelle loro storie che la mia storia può riflettersi continuamente, perché un percorso esistenziale analogo ci unisce.
In Downtown 81, Walter Steding aveva la parte più importante dopo Jean-Michel Basquiat, ragazzino biondo ed esile che sfoggiava con ironia i suoi assurdi occhiali elettronici. Oggi, Basquiat, il pittore di successo, non c’è più. C’è Walter. Ed è Walter che stavolta mi accompagna nella mia riscoperta di New York, 20 anni dopo, sulle tracce di un’epoca e di una comunità dispersa. Una lunga camminata guidata dal nostro comune filo della memoria, un walk-movie, proprio come Downtown 81, ma in una città diversa, che quasi non riconosco più ma ancora piena di ricordi, ad ogni angolo di strada.

Edo Bertoglio