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In cerca di Chris Gardner: La Ricerca della Felicitŕ


Chris Gardner: la storia vera della sua vita racconatata nel film "La Ricerca della Veritŕ" di Gabriele Muccino.


In cerca di Chris Gardner: La Ricerca della Felicitŕ
Jaden e Will Smith
Nel 2003, il produttore esecutivo Mark Clayman, sceneggiatore e attore di recente passato alla produzione, č venuto a conoscenza della storia di Chris Gardner guardando uno puntata del programma televisivo “20/20”. Racconta il produttore: “Mia moglie ed io non siamo degli appassionati di ‘20/20’ ma ci siamo imbattuti per caso nella puntata che parlava della vita di Chris, degli insormontabili ostacoli che aveva dovuto affrontare, primo tra tutti quello di non avere una casa. In un momento della trasmissione, si vedeva Chris che tornava in una delle stazioni della metropolitana dove aveva dormito insieme al figlio e mostrava al pubblico come gli faceva il bagnetto nel lavello. Poiché avevamo un figlio di un anno, guardando la trasmissione ci siamo commossi fino alla lacrime. Devo premettere che non ho mai considerato la storia di Chris come l’incarnazione del sogno americano ma semplicemente come una commovente storia famigliare. Mi sono voltato verso mia moglie e le ho detto: ‘Devo avere i diritti su questa storia e trasformarla in un film interpretato da Will Smith.”
La mattina successiva alla messa in onda di “20/20” il telefono di Chris Gardner non aveva mai smesso di squillare ma in qualche modo Clayman é riuscito ad a ottenere la sua attenzione, perché come ricorda Gardner, “era stato onesto, sincero, e diretto, ed era andato direttamente al punto.” Nella telefonata organizzarono una riunione presso la societŕ di produzione Escape Artists, i cui tre soci Todd Black, Jason Blumenthal e Steve Tisch si erano occupati in passato e separatamente di film quali Antwone Fisher, American X e il pluripremiato Forrest Gump. ”A mio modo di vedere,” commenta Blumenthal, “la storia di Chris Gardner era una storia universale che parlava di un padre disposto a qualunque sacrificio pur di proteggere il figlio e tenerlo al sicuro. Aveva in sč una carica emotiva che avrebbe toccato chiunque e l’abbiamo usata come punto di partenza per raccontare una storia ispirata alla vera vita di Chris Gardner.”
Anche il suo partner, Todd Black, č rimasto colpito e soprattutto ispirato dalla storia. “Mi sono detto subito: ‘Mio Dio, č una storia fantastica. E’ una specie di Rocky, perché c’č un tizio che č praticamente un fallito, uno sconfitto ma che alla fine arriva al successo."Si prestava a meraviglia per un film e volevamo essere noi a realizzarlo.”
Black e Blumenthal hanno contattato il produttore James Lassiter, socio di Will Smith presso la Overbrook Entertainment e anche lui č rimasto molto colpito dalla storia: “Sapevo che a Will sarebbe piaciuta sia come uomo, sia come padre,” commenta Lassiter che ha mandato immediatamente la cassetta con la puntata di “20/20” a Vancouver, dove Will Smith stava girando Io, Robot, e meno di 24 ore dopo, l’attore ha risposto. “Dopo aver visto la cassetta con la puntata di ‘20/20’, ho visto la sua storia come l’incarnazione del sogno americano,” commenta Smith “Il fondamento del nostro paese č proprio la speranza che qualunque persona armata di buona volontŕ e determinazione puň farsi una nuova vita, ricominciare da capo e che partendo dal basso puň arrivare fino in cima. Ogni volta che vediamo qualcuno fare sfoggio di tanta diligenza e grandezza, ci chiediamo: ma io, sarei in grado di farlo? Sono abbastanza uomo per affrontare tutti gli ostacoli che quell’uomo ha dovuto superare – e alla sua stessa maniera? Sono tutte domande che mi sono sinceramente posto.”
Il passo successivo č stato trasformare un programma televisivo di 15 minuti in un lungometraggio. “Il punto centrale č sempre e innanzitutto trovare lo sceneggiatore giusto,” osserva Black. “Per nostra grande fortuna, avevano appena collaborato con Steven Conrad per The Weather Man. Quando gli abbiamo fatto vedere la cassetta con la trasmissione televisiva, ha detto: ‘So come trasformarlo in un film. Lasciatemi tentare.”
Nonostante avesse dato la sua benedizione alla Escape Artists affinchč trasformasse la sua vicenda in un film, all’inizio Gardner era piuttosto preoccupato soprattutto per le libertŕ che avrebbero dovuto prendersi per adattare la storia della sua vita allo schermo cinematografico. Racconta Blumenthal: “E’ stato fondamentale per noi incontrarlo per rassicurarlo e spiegargli che indipendentemente dai cambiamenti che avremmo apportato alla storia per scopi narrativi e cinematografici, ci saremmo battuti con le unghie e con i denti per proteggere l’integritŕ di quello che aveva vissuto, e che continua a vivere, vale a dire la sua vita.”
Dopo l’incontro iniziale, i produttori hanno organizzato una riunione tra Conrad e Gardner, a Chicago (dove vivono entrambi). Gardner ha lavorato a stretto contatto con lo sceneggiatore, rispondendo abilmente a tanti quesiti e fungendo da cassa di risonanza. “Steve mi ha messo subito a mio agio e abbiamo trascorso tanto tempo insieme. Gli ho raccontato la mia storia e poi lui ha deciso quali erano gli elementi che avrebbe potuto usare nel film. Steve č stato molto chiaro con me e mi ha spiegato che lui era uno sceneggiatore e non un biografo. Ed io mi sono detto sin dall’inizio: Chris, hai ceduto i diritti sulla tua vita e quindi devi concedere a Steve delle licenze artistiche.” Durante la produzione del film, Gardner ha deciso di scrivere la sua storia in un libro non romanzato, intitolato The Pursuit of Happyness, che č stato pubblicato all’inizio di quest’anno ottenendo delle ottime critiche. (Il libro La ricerca della felicita’ sarŕ pubblicato in Italia da Fandango Libri a gennaio). Tra i cambiamenti maggiori c’č stato quello di trasformare il figlio di Gardner da quasi neonato a bambino di cinque anni e l’eliminazione del piccolo stipendio che Gardner percepiva per il suo lavoro di praticante. La sceneggiatura ha anche richiesto la creazione di personaggi che sono nati un po’ dalla somma delle varie persone che Gardner ha incontrato in quel periodo della sua vita, compresa la madre di suo figlio.
“Chris č stato molto onesto con me parlando di quel periodo della sua vita,” commenta Conrad. “Abbiamo pensato che la cosa piů importante per il film fosse cercare di far vedere cosa significhi essere letteralmente sul lastrico. E lui ha accettato la maggior parte di queste invenzioni per fini narrativi ma solo quando sentiva che erano giuste.” Inoltre, Conrad ha aggiunto un po’ di colore, trasformando il protagonista in un mago del Cubo di Rubik (un gioco di grande successo negli anni 80) anche se il vero Gardner non ne aveva mai preso in mano uno in tutta la sua vita. Nel film, il cubo di Rubik serve come espediente per mostrare al pubblico le straordinarie capacitŕ di Gardner, le stesse che gli permetteranno di imporsi su tutti gli altri candidati al posto di praticante. I produttori sono stati molto contenti della prima versione della sceneggiatura scritta da Conrad. Black, che conosceva Conrad dagli inizi degli anni ‘90, e che aveva prodotto la sua prima sceneggiatura, Ricordando Hemingway, osserva: “La sceneggiatura di Steve era magica, diversa da qualunque cosa avessi letto fino a quel momento. Ha preso dei fatti realmente accaduti e li ha messi insieme dando vita ad una storia con un grande impatto drammatico, e ha funzionato a meraviglia.”
Anche il produttore Lassiter era altrettanto entusiasta. “Quando avevo visto la cassetta di “20/20”, l’avevo trovata magnifica e molto toccante, ma non ero certo che avremmo potuto tirarne fuori un film. Quando ho letto la sceneggiatura, perň sono rimasto strabiliato perché Steve era riuscito a catturare l’essenza della storia e da quel momento Will ed io abbiamo accettato di imbarcarci in questa avventura.”
Sebbene numerosi registi avessero espresso il desiderio di dirigere La ricerca della felicitŕ dopo aver letto la sceneggiatura di Conrad, sono stati Smith e Lassiter ad insistere per avere Gabriele Muccino, anche se il regista non aveva mai diretto un film in lingua inglese prima di allora. Uno dei film di Muccino, L’ultimo bacio, aveva vinto il Premio del Pubblico al Sundance Film Festival nel 2002 e il suo film successivo, Ricordati di me, con Monica Bellucci, era stato apprezzato dai critici di tutto il mondo.
“Avevo visto gli ultimi due film italiani di Muccino ed ero veramente attratto dall’intricata natura delle emozioni che era in grado di capire e riprodurre sul grande schermo,” commenta Smith.
E aggiunge Lassiter: “Quando abbiamo incontrato Gabriele a Parigi, si č mostrato molto appassionato rispetto al materiale ma la cosa che ci ha letteralmente conquistati č stato quello che ci ha detto: ‘Essendo Americani non siete in grado di capire fino in fondo il concetto stesso del Sogno Americano. Per cogliere al meglio la sua essenza e il suo significato, devi essere straniero.’ Ed č stato in quel momento che ci siamo resi conto che la sua maniera di vedere e di dipingere il Sogno Americano sarebbe stata originale e diversa e avrebbe conferito al film qualcosa di unico.”
“Quando Gabriele ha detto che gli Americani danno per scontato il concetto di Sogno Americano, mi ha letteralmente conquistato,” aggiunge Smith. “A quel punto ho cominciato ad accarezzare l’idea di come un non-Americano potesse catturare gli aspetti positivi e negativi delIa storia.”
L’atteggiamento di Muccino č riuscito anche a conquistare anche il produttore Todd Black. “Ho incontrato Muccino per la prima volta a casa di Will Smith, e gli ho detto chiaro e tondo: ‘Non sei Americano e questa č una storia decisamente americana.’ Lui mi ha guardato e ha risposto: ‘Non č soltanto una storia americana, ma una storia universale. I senza tetto esistono in tutto il mondo e quello che č successo a lui potrebbe succedere a tante altre persone.’ Gabriele č stato intelligente da capire che questo film avrebbe potuto toccare qualunque persona, indipendentemente dalla sua nazionalitŕ. L’idea di riuscire a risollevarsi, di lavorare sodo e rendersi conto che alla fine il duro lavoro e la perseveranza pagano sempre, sono concetti applicabili a qualunque essere umano, non solo agli Americani.”
Per Muccino, la parabola di La ricerca della felicitŕ era attraente per diversi aspetti. “La cosa che mi ha letteralmente conquistato č stato il disperato tentativo di sopravvivere del protagonista e il sapere che la cosa piů preziosa che aveva e che stava proteggendo era il figlio. Chris. Sopporta l’inimmaginabile ma fa sempre in modo che tutto quello che gli succede, anche le cose peggiori, non abbiamo nessun effetto sul figlio. E’ un autentico viaggio di famiglia, un viaggio disperato e purtroppo reale che diventa un qualcosa di epico semplicemente perché tocca valori universali.”
Per quanto riguarda la collaborazione con Smith, Muccino sostiene: “Will ha adottato un approccio molto onesto perché era mosso dalla necessitŕ di fare qualcosa di diverso, di eccezionale e di realistico. E’ stato un enorme piacere per me accompagnarlo in questo viaggio. Abbiamo istaurato un rapporto fantastico; ho imparato molto da lui e spero che la cosa sia stata reciproca.”
All’inizio della fase di sviluppo del film, i realizzatori hanno affrontato il problema della scelta dell’attore che avrebbe interpretato il ruolo del figlio di Chris Gardner e hanno visto piů di 100 bambini. “Ma quando abbiamo visto Jaden Smith ci si č aperto un mondo,” commenta Blumenthal. “Jaden era il bambino che volevamo perché aveva tutta la sinceritŕ, l’onesta e la freschezza che ci servivano e abbiamo scelto il migliore per quel ruolo!”
Jaden Christopher Syre Smith č anche, per pura coincidenza, il figlio di sette anni di Will Smith e Jada Pinkett Smith. Il produttore Lassiter confessa: “Scegliere Gabriele come regista č stata una scommessa ma sicuramente non cosě rischiosa quanto quella di scritturare Jaden Smith. E questo perché se Jaden non fosse stato perfetto per il ruolo, tutti avrebbero pensato che lo avevamo scelto solo perché č il figlio di Will.”
Smith, padre orgoglioso come tutti, non nutriva questi dubbi. “Nelle sequenze insieme mi ruba sempre la scena,” dice ridendo. “E non mi piace per niente. E per fortuna che č mio figlio, perché non lo avrei tollerato da nessun altro e se non fosse stato lui, avrei chiesto di mandarlo via e di prendere un altro bambino!”
Parlando piů seriamente, aggiunge: “All’inizio molti temevano che essendo mio figlio, avrei avuto dei problemi di concentrazione nelle scene insieme ma la realtŕ si č dimostrata totalmente diversa. Quando guardavo gli occhi pieni di dolore e rabbia del piccolo Jaden, che cercava di trasmettere il dolore e la drammaticitŕ degli eventi vissuti dal piccolo Christopher, la scena era piů che realistica perché io ci mettevo tutto l’amore e la tenerezza di un padre che guarda suo figlio. La sua presenza ha scatenato in me emozioni molto forti.”
Muccino ha apprezzato molto la naturalezza e l’alchimia che ha potuto osservare tra padre e figlio a telecamere spente ed era deciso a catturarla anche sul grande schermo.
“Il miglior esempio sono le scene in cui raccontano le barzellette che in realtŕ non erano previste nella sceneggiatura; poi un giorno ho sentito Jaden che tra un ciak e l’altro ne raccontava una al padre e ho pensato che sarebbe stata un’ottima idea introdurre delle scene simili perché avrebbero conferito un po’ di leggerezza al film e sarebbero state anche un riflesso della condizione del bambino. Sebbene lui e suo padre stiano vivendo un autentico inferno, lui continua a sorridere e a raccontare barzellette che dimostrano che l’inferno che sta vivendo non lo ha cambiato radicalmente e questa č una prova che sua padre č riuscito a proteggerlo da tutto. E il film finisce con una barzelletta.”
Trovare l’attrice giusta per interpretare il ruolo centrale di Linda č stato altrettanto cruciale. I realizzatori cercavano un’attrice che fosse estremamente forte e che fosse in grado di esprimere al meglio la gamma di emozioni presenti nel film. Doveva essere una madre affettuosa e compassionevole che all’inizio č l’unica ad avere un lavoro remunerato e che quindi mantiene la famiglia. Doveva quindi essere convincente nell’interpretare qualcuno talmente infelice al punto da non avere altra scelta a parte quella di abbandonare la famiglia e tentare di farsi un’altra vita da sola.
Thandie Newton, che ha ottenuto critiche entusiastiche per il ruolo interpretato nel film vincitore dell’Oscar come Miglior Film Crash, č stata scelta per interpretare Linda, una madre che finisce con l’abbandonare suo figlio affidandolo alle cure del padre. Commenta Black, “Dopo averla vista in Crash e averla poi conosciuta di persona, ci siamo trovati d’accordo nel sostenere che sarebbe stata all’altezza di interpretare in maniera credibile il dramma interiore di Linda.” Newton aveva la sua personale opinione sulla storia. “Mi sono commossa fino alle lacrime pensando alla forza dell’amore di questo padre, non solo verso il figlio, ma anche dell’amore e della fiducia che ripone in se stesso. Non ha mai pensato di abbandonare suo figlio nella maniera in cui lui era stato abbandonato da bambino,” commenta l’attrice. “E’ una storia piena di ottimismo e speranza, nonostante la dura realtŕ che vivono.”
Nell’affrontare il personaggio di Linda, la Newton ha adottato una prospettiva tutta sua: “Grazie all’esperienza accumulata con i miei film precedenti, e grazie anche alle mie vicende personali, so che la salute mentale e la depressione possono veramente spingere una persona a pensare di non potercela fare. Credo che la maggior parte delle persone non sarebbero mai state in grado di sopportare e sopravvivere ad una simile situazione famigliare, o almeno io non sarei stata in grado di farlo. E’ molto importante che il pubblico capisca il dolore che Linda prova quando abbandona la sua famiglia.”
Poiché Linda era un personaggio inventato, la Newton sapeva di poter contare su una maggiore libertŕ per costruire il suo personaggio. “Linda č un personaggio di pura finzione, e quindi mi hanno lasciata libera di creare ciň che io ho ritenuto giusto e opportuno nel contesto della storia. E’ stata una sfida ma sono felice e soddisfatta del risultato.”
Un piccolo cammeo che non appariva nella prima versione della sceneggiatura ma che il vero Gardner ha insistito nel volere aggiungere č quello del Reverendo Cecil Williams, che ha inventato e guidato Glide, uno dei piů fortunati programmi di assistenza per i senza tetto di tutto il paese, che si trova nel quartiere di Tenderloin nel centro di San Francisco.
“Quando ho letto la prima versione della sceneggiatura, il personaggio di Cecil Williams non c’era,” racconta Gardner. “Ho chiamato subito Todd Black e gli ho detto:, ‘Ascolta senza Cecil Williams, non ci sarebbe neanche Chris Gardner.’”
Successivamente, quando si č trattato di scegliere l’attore per interpretarlo, i produttori hanno scelto il Reverendo Cecil Williams in persona. "Ho dovuto fare il provino e superarlo per interpretare me stesso!” racconta ridendo Williams. "Era da tempo che desideravo partecipare ad un film. Qualche tempo fa, ho avuto un piccolissimo ruolo ma lavorare su questo film in particolare č stata un’esperienza totalmente diversa dalla precedente. Diciamo che si č trattato del mio primo ruolo cinematografico importante ed interpreto me stesso."
Il reverendo Williams ricorda il suo primo incontro con il vero Chris Gardner. “L’ho visto in fila, erano gli anni 80 e Chris si distingueva da tutti gli altri perché era l’unico uomo ad avere sempre con sč un bambino, ovunque fosse. Sapevo che aveva qualcosa di diverso da offrire. Era sempre sveglio, pronto, e intento a fare qualcosa. Sapevo che andava in giro a cercare lavoro ma non conoscevo ancora tutte le sue qualitŕ e la sua determinazione. E quando alla fine Chris si č trasferito a Chicago e ha cominciato a rimettere insieme i pezzi della sua esistenza, soprattutto in termini finanziari, ho ricevuto una telefonata da lui nella quale mi ha detto: ‘Vorrei dare il mio contributo. Voi siete la mia chiesa. Voi mi avete aiutato ed adesso tocca a me aiutare voi.’ Chris č una di quelle persone che hanno ricevuto e che sanno contraccambiare, e lo sta facendo in maniera ottima.”
Oltre ad aver ispirato un film che racconta le sue peripezie, il vero Chris Gardner č stato anche una costante fonte di ispirazione per tutti sul set di The Pursuit of Happyness. “Avere Chris sul set per quei momenti in cui da soli non riuscivamo ad andare veramente in fondo ad una scena perché non eravamo in grado di coglierne la vera natura, i suoi pensieri e le sue emozioni del momento sono state preziosissimi per tutti noi,” aggiunge Smith.
E Muccino continua: “Chris č stato una fonte continua di ispirazione per me e Will. Abbiamo imparato moltissimo da lui ed č stato di fondamentale importanza soprattutto nelle scene in cui si parla di contrattazioni di borsa. Abbiamo modificato i dialoghi e le battute e abbiamo migliorato la maniera in cui Will tratta e intrattiene i suoi clienti e tutto questo solo grazie ai suggerimenti di Chris.”
Gardner era sempre stato un grande ammiratore di Will Smith, ma quando ha saputo che sarebbe stato scelto come protagonista, si č sentito al settimo cielo. Non si sarebbe mai aspettato di vedere episodi della sua vita portati sul grande schermo da un attore di talento e fama come Will Smith. “Sapevo che Will era un magnifico attore ma non sapevo fino a che punto, almeno fino a quando non l’ho visto recitare in The Pursuit of Happyness,” commenta Gardner.
Quando Kurt Fuller, che interpreta Walter Ribbon, ha incontrato Gardner per la prima volta, non aveva idea che si trattasse della persona che aveva ispirato il film.
“Quell’uomo mi si č avvicinato e ha cominciato a chiacchierare con me. Conosceva il mio nome e i miei film, anche quelli fatti 15 anni fa. All’inizio mi sono detto: ‘Forse č il direttore del teatro di posa?’ Ma poi ho scoperto che era il vero Chris Gardner. E’ una persona molto carismatica, intelligente e cordiale: bastava osservare come attirava le persone verso di sč.”
Poiché Fuller interpreta un personaggio realmente esistito nella vita di Gardner, la sua era una posizione particolare: “Avere Chris sul set e sentirlo raccontare non solo quello che era successo ma anche come si sentiva quando quelle cose accadevano, č stato di gran lunga migliore di qualunque ricerca. Era come avere un suggeritore che ti sussurra le parole giuste all’orecchio. E ho seguito tutti i suoi consigli.”
“A mio modo di vedere,” aggiunge il produttore Lassiter, “la presenza di Chris ha aggiunto delle sfumature e ci ha aiutato ad aprire un varco lasciando anche spazio all’umorismo e alle risate. L’umorismo toccava l’apice nelle scene in cui c’era maggiore tensione e devo dire che in questo Will č assolutamente unico.”
Per Muccino, il rapporto piů che naturale tra Chris e suo figlio, ricreato per il film da Will e Jaden, rende il film una specie di storia d’amore anche se non nel senso convenzionale del termine. “Nel film ci sono un padre e un figlio che affrontano insieme, mano nella mano, la vita e tutte le sue avversitŕ. Ed il loro rapporto č molto potente e resistente,” conclude Muccino.
Il produttore Lassiter č assolutamente d’accordo. “In conclusione, il film parla di rapporti umani e d’amore. Parla di cosa faresti se amassi qualcuno al punto da essere disposto a fare qualunque cosa per lui. E’ facile immedesimarsi con quell’uomo che fa letteralmente qualunque cosa pur di proteggere suo figlio.”
“Spero che il pubblico si sentirŕ ispirato e avrŕ maggiore fiducia in se stesso dopo aver visto il film,” commenta Thandie Newton. “Pensare a quell’uomo, alla sua storia sapendo che č tutto vero, credo che potrebbe servirci a farci apprezzare tutto quello che abbiamo e ad aiutarci a trovare la forza e il coraggio per superare le avversitŕ.”
“Venticinque anni fa, Chris era un senza tetto. L’idea della scalata sociale č in un certo senso il sogno di tutti,” commenta Smith. “Ma conoscere qualcuno che ha veramente percorso tutta quella strada ed č arrivato alla meta, č un qualcosa che non puň lasciare indifferente nessuno di noi, conclude l’attore.
“Il vero Chris Gardner č un pilastro, una roccia,” gli fa eco il produttore Blumenthal. “E’ un uomo incredibile, e la mia prima idea per una specie di sottotitolo del film era: ‘Alcuni supereroi sono reali,’ perché ai miei occhi, quello che Chris Gardner ha fatto e la maniera nella quale ha vissuto la sua vita fanno di lui un supereroe.”
“Voglio che il pubblico capisca che questo film non č frutto della fantasia,” commenta Muccino, “ma che quella che vedrete sullo schermo č la vita vera di un uomo, di qualcuno che ha veramente vissuto quegli incubi e che alla fine ce l’ha fatta.”
E quel qualcuno č Chris Gardner, padre affettuoso, intermediario finanziario di successo, oratore carismatico e scrittore. “Alcuni media hanno raccontato la mia storia come l’incarnazione del sogno americano, come la vicenda di un uomo che comincia dal gradino basso e che alla fine raggiunge la vetta,” commenta Gardner. “Ma non č questa la parte piů importante perché quello che ai miei occhi conta di piů č stato l’impegno verso mio figlio, l’impegno di esserci sempre e comunque. Chiedetelo a qualunque genitore e la risposta sarŕ comune a tutti: la cosa piů importante č esserci.”

12/01/2007