Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia del film "SoloMetro"


Note di regia del film
Eleonora Giorgi in una scena di "Solometro"
Spesso amo ripetere che “ci vuole un attimo per essere dall’altra parte”. Ma qual è l’altra parte? E’ quella del “più”: il “più” debole, il “più” povero, il “più” confuso…
Solo in quell’istante si pensa agli altri e a al momento in cui ci siamo messi nella condizione di giudicarli.
Se c’è un luogo dove questa condivisione non scatta, quello è Roma.
Infatti mi è capitato di sentirmi smarrito in questa città divenuta ormai senza forma, ho provato a sollevare la testa constatando di non incrociare uno sguardo e di non sentire su di me gli occhi di un altro.
Roma l’avevo già conosciuta al cinema, ancor prima di arrivarci da Genova, interpretata e immaginata dagli autori che più amo, quelli ironici, di scuola neorealista, capaci di rendere protagonisti di una storia non solo gli attori ma anche gli spazi della città, come le strade, le stazioni, le osterie, i bar.
La commedia all’italiana non è l’assioma di un modo di fare cinema che per necessità fatale deve essere divertente, è piuttosto un modo di interpretare le cose della vita riuscendo a cogliere la poesia dentro le miserie profonde dell’uomo. Questo modo di “fare cinema” ha poi assunto, col tempo, una durezza spirituale ed estetica che mi risulta particolarmente cara.
Il film "SoloMetro" nasce da tutte queste considerazioni. E’ la descrizione di una città che non ritrova più se stessa, è la mia personale ricerca intorno a una città che dovrebbe ritrovare la forza nella sua storia e nella memoria.
"SoloMetro" è la messinscena di una scoperta del mondo a partire dalla propria casa, cioè dal nido di ognuno di noi, perché non c’è niente di più grande ed irripetibile del ricordo indelebile di quell’eccitazione, il valore del crescere e del cambiare, di questa presenza del proprio vissuto.
"SoloMetro" è il mio primo film, è un passo, un piccolo passo nella strada del cinema segnata da grandi esempi, come quelli di un regista che ha influenzato non poco la mia formazione: Mario Monicelli.

Marco Cucurnia