Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Conferenza Stampa (Roma, 24/10/2007): L'Uomo Privato


Conferenza Stampa (Roma, 24/10/2007): L'Uomo Privato
Photo Call "L'Uomo Privato"
Signor Greco, quando finisce i suoi film, li guarda da solo o con un gruppo di lavoro?
Emidio Greco: Li vedo da solo. Con i tecnici li visiono per elaborare le luci ed il missaggio. In linea generale non chiedo pareri, ma faccio da solo.

Una domanda per il cast. Vi siete ritrovati nei personaggi che avete interpretato?
Ennio Coltorti: Nel film il mio ruolo è quello di un commissario e quindi è difficile ritrovarsi nella vita in questa veste. Però il contrasto che il mio personaggio vive, d'invia per le classi sociali più agiate l'ho vissuto anche io essendo di umile estrazione. Anche io ho sempre invidiato le persone più benestanti.
Mariangela D'Abbraccio: E' stato divertente intraprendere il mio ruolo. Sono napoletana e mentre giravamo a Torino stavo interpretando uno spettcolo teatrale popolare. Nella vita privata sono molto lontana dal mio ruolo.
Mia Benedetta: Nel film faccio la parte di una donna infelice ed ubriaca. Non mi sento così, anche perchè io sono astemia!
Vanessa Gravina: E' divertente per noi attori interpretare dei ruoli "out of life". Far parte di un mondo "alienato" e di non peso , come è il caso del mio personaggio, è straordinario.
Giulio Pampiglione: Sono molto distante dal ruolo che interpreto. Sono figlio di Giovanni Pampiglione, e varie volte ho vissuto lo stesso contrasto del mio personaggio che sono quelle di invidia e stima per la persona amata.
Emidio Greco: Nella scelta del cast ho scelto gli attori sia per la bravura che per la fisicità che volevo dare ai miei personaggi.

Vanessa Gravina, ci può parlare del suo bellissimo monologo di inizio film?
Vanessa Gravina: Per poterlo interpretare ho usato la memoria. L'importante era avere un appiglio da cui far partire la nevrosi e poi continuare. Mi è stato di grande aiuto anche il mio "patner", il bravissimo Tommaso Ragno.
Emidio Greco: La sequenza del monologo è stata girata in mezza giornata dall 11:00 di mattina alle 16:00 del pomeriggio, perchè la location era disponibile fino a quest'ora. Abbiamo girato tre volte la scena, ma è stata buona la prima.

C'era l'intento di dare al film un impianto teatrale, visti i lunghi monologhi che contraddistinguono il film?
Emidio Greco: Non ho pensato al teatro per sviluppare la mia opera. Considero il sonoro non meno importante della fotografia, anzi, per me sono sullo stesso piano. Ho voluto far parlare più le persone che lo attorniano che il protagonista, per far risaltare la realtà che vive intorno all'uomo privato dai racconti degli altri.

Ci può parlare della scena in cui il protagonista frequenta il "rave" organizzato dagli studenti?
Emidio Greco: Il protagonista si trova al "rave" dopo aver notato il lenzuolo all'università, per vedere come sono i suoi studenti, perchè nella scena con Catherine Spaak le rivela di non conoscerli. E' lì per scoprire una realtà socio/antropologica che non conosce. Alla fine scappa e si trova solo a suo agio in mezzo all'architettura urbana. Questa scena fa da contraltare a quella finale della convention. In entrambi i casi ne è estraneo, così tra i giovani che tra i potenti.

Come mai ha dato questo titolo al film?
Emidio Greco: L'umo da me descritto è "privato" sia perchè ho voluto raccontarne il "privato" sia per descrivere ciò che a questo uomo viene tolto, quindi "privato". Un uomo così individuale è colto da uno "scossone" quando si accorge di essere stato spiato da un suo studente. Sente violato il suo "privato" per la prima volta. Ho ripreso un tema di grande attualità, cioè la difficoltà di ognuno di noi di preservare il proprio io.

Si è ispirato a qualcuno in particolare per costruire il personaggio del protagonista?
Emidio Greco: Il progetto è da tempo che l'ho nel cassetto. Ho poi riattualizzato il soggetto in funzione della tecnologia. Per esempio il ragazzo che spia Ragno nel film usa la telecamera digitale, questo qualche anno fa non sarebbe stato possibile. La tecnologia c'è stata d'aiuto sul piano narrativo, perchè così il protagonista a potuto "toccare con mano" la realtà del suo essere. Detesto le autobiografie. Questa che ho rappresentato è un'autobiografia "fantasticata". L'idea mi è venuta fondendo i personaggi di due miei precedenti lavori. Inizialmente avevo pensato ad un personaggio tra i 50-60 anni, ma ho avuto il terrore di farlo cadere nella senilità. Ho scelto così un quarantenne con le fattezze di un attore di estrazione sociale della borghesia professionale consolidata.

Perchè ha scelto questa struttura narrativa? E' una provocazione?
Emidio Greco: Può risultare provocatoria, ma non lo è. E' una struttura narrativa insolita per il cinema italiano e non. Questo era uno degli aspetti del film che mi interessava di più. La prima parte del film è quasi un documentario sul personaggio, poi inciampa su un sassolino che sembra un macigno ed la pellicola vira verso il giallo, per finire con la narrazione di un convegno. Detesto al sociologia come tema della storia. La generazione dei registi anni'60 come me ha rifiutato i il meccanismo descrittivo causa/effetto. Lo spettatore non deve essere messo davanti allo schermo sollecitato da cazzotti, ma gli va fatta solleticare l'inteligenza. Se uno vuole passare due ore senza riflettere va allo stadio o fa all'amore invece di andare al cinema.

Cosa ne pensa della Festa del Cinema?
Emidio Greco: E' un'occasione per parlare di cinema, per mostrare il cinema. Le polemiche sollevate sono inutile, le uniche polemiche interessanti sono quelle sul cinema. E' intollerante usare il cinema per scopi politico/personali. Poi siamo sempre a parlare di questo cinema italiano, che per sei mesi è morto per altri sei mesi è risorto e così via, sempre uguale. Siamo patetici ad "invocare" sempre il modello francese. Il cinema italiano è l'unico in Europa ad avere 8-10 registi sotto i 40 anni di buona qualità. Stiamo parlando di un settore che per quindici anni ha trascinato l'economia italiana, di un vanto della nostra penisola. E' intollerante essere criticati...

24/10/2007, 18:24

Simone Pinchiorri