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Sette registi per le "Ossessioni del Design Italiano"


Sette registi per le
Antonio Capuano, Pappi Corsicato, Davide Ferrario, Daniele Luchetti, Mario Martone, Ermanno Olmi e Silvio Soldini sono i sette registi a cui è stato commissionato dalla Triennale di Milano di interpretare le "'Ossessioni del Design Italiano". Tutti i cortometraggi sono proiettati al Triennale Design Museum, un museo vivo, che sviluppa giornalmente la ricerca attorno al design italiano, non solo con l’idividuazione dei temi attraverso i quali si rinnoverà nel tempo, ma anche durante la presentazione del singolo tema.

Le "Ossessioni del Design Italiano"

Il Teatro Sommerso di Mario Martone
Se la Grecia ha inventato il teatro occidentale, sono state le città della penisola italica (quelle della Magna Grecia e dell’Etruria, e poi Roma) a dare forma visiva, con innumerevoli testimonianze artistiche, alla “vita teatrale”. Non solo le scene del mito, dunque, ma lo spettacolo in senso concreto: vasi, mosaici e terrecotte sono infatti piene di palchi, tendaggi, scale, maschere, tutti oggetti che formano la scena insieme ad attori, mimi, musicisti, acrobati, ballerini. Sottratto alla rigidità del calendario liturgico greco, il teatro (soprattutto i generi “poveri” come il mimo drammatico e l’atellana) pervade la vita quotidiana delle popolazioni italiche e si infila addirittura nei corredi funebri, come nella necropoli di lipari e in tante tombe etrusche e romane.

I Grandi Borghesi e la Sacralità del Lusso di Silvio Soldini
Tuffo nel cinema italiano alla ricerca di frammenti che possano raccontare la nostra
borghesia nel suo concetto di casa, arredo, lusso. Un breve film di montaggio che inventa una nuova musica prendendo a prestito alcune immagini dai grandi autori del cinema italiano.

Il Super-Comfort di Pappi Corsicato
Un corpo o parti del corpo entrano in contatto con materiali e forme che di fatto
stabiliscono quello che noi definiamo genericamente “comfort”. Siano essi piume, legno, schiume, chiodi, lattice o altro. Ho cercato di suggerire o evocare con le immagini un concetto tanto definito ma al tempo stesso indefinibile. Con l’augurio che rimanga un mistero.

La Dinamicità di Davide Ferrario
Futurismo!
Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. È dall’Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo
(F.T. Marinetti, 1909)
La velocità irrompe nell’arte e nella vita quotidiana. Nel corso del secolo tutto diventerà mobile, portabile, scomponibile, flessibile. Dal punto di vista del design gli oggetti si fanno (aero)dinamici, plastici, leggeri, trasportabili e indossabili. Irrompono sul mercato automobili e scooter per un pubblico di massa che cambiano la vita dell’Italia contemporanea. Sarebbe stato contento Marinetti delle 500 con cui i suoi connazionali si riversano sulle spiagge nelle domeniche d’agosto degli anni sessanta? Futurismo o fu turismo? Da questo paradosso ecco l’idea di un piano sequenza in una location insieme avveniristica e nostalgica (il vecchio stabilimento della FIAT al Lingotto di Torino che metta in scena una sorta di corto circuito tra Topolino e bici Laser, tra vecchio modernismo e modernità che guarda indietro. Una steadycam che non si ferma mai, alla ricerca di oggetti creati con l’ossessione di essere nuovi, facili da usare, per tutti. Dove va il design? E dove stiamo andando noi? Le risposte sono solo opinioni. La passerella oimpica che dal Lingotto si avventura nel vuoto è una metafora rivelatrice.

La Democrazia Impilabile di Daniele Luchetti
Quanto è possibile impilare oggetti impilabili prima che perdano di senso e diventino un altro oggetto, impilabile a sua volta? È possibile immaginare una città formata da oggetti impilati? E una volta formata, una città del genere sarebbe definitiva, o rischierebbe di essere a sua volta soppiantata da altri gusti e da altri oggetti, impilabili a loro volta?

La Luce dello Spirito di Antonio Capuano
Buio assoluto. Luce improvvisa, a scatti. Una scritta neon bianca illumina un passaggio sotterraneo della metro. La scritta è un verso di Dante. Una donna giovane, in nero aderente, tacchi, sale la scala mobile, proprio sotto la scritta. Tiene con tutt’e due le mani, una bellissima lampada chiara. La scala la porta verso di noi. Quando ci passa accanto, le notiamo il collo esile, le labbra rosse, gli occhi sfuggenti. Strada città. Esterno sera. Un ragazzo, giacca e cravatta, scarpe lucide, cammina rasente una strada piena di traffico. Porta con attenzione una grande lampada bianca. La lampada tenuta molto accostata alla faccia gli illumina il volto pallido. Mare. Porto. Esterno sera. Due ragazzi portano a spalla un grande arabesco al neon. La banchina è grigia e deserta. I ragazzi hanno le facce serie di chi sta facendo un lavoro necessario. Di giovani che portano lampade accese, ne vedremo, forse 20. Poi un grandissimo ambiente. Bianco. Interno sera. I ragazzi uno alla volta, entrano con le lampade. Le poggiano ai piedi della parete lunga, che diventa via via più chiara. Due ragazzi sospendono l’arabesco. Il grande neon oscilla, fluttua nel vuoto e comincia lentamente a salire verso l’alto. Città. Esterno alba. La luce sale da Est, dietro i palazzi bui. Lentissimamente, l’arabesco spunta dalle cime dei palazzi e si arrampica in cielo illuminando tutta la città.

Semplici Semplici di Ermanno Olmi
I Grandi Semplici si confrontano con i Semplici Semplici. Sono, costoro, gli anonimi artigiani: umili artefici, che fin dalla lontananza dei secoli provvedono agli utensili necessari al compimento dei vari lavori e al sostegno del nostro vivere quotidiano. Dall’opera delle loro mani sono nati ogni sorta di arnesi. Così che questi utili oggetti accompagnano da sempre la storia di tutte le genti e da essi, ogni popolo, ne trae la propria immagine.
Le figurazioni popolari sono il contenuto spirituale della Storia
(Josè Bergamin 1895-1983)

08/03/2008, 12:00

Simone Pinchiorri