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Intervista a Simonetta Rossi sul documentario "Folletti Streghe
Magie. Il Lungo Viaggio nella Tradizione dell'Appennino"


Abbiamo intervistato la regista Simonetta Rossi, autrice del documentario "Folletti Streghe Magie. Il Lungo Viaggio nella Tradizione dell'Appennino", opera nata dall'incontro con lo scrittore e ricercatore Mario Ferraguti.


Intervista a Simonetta Rossi sul documentario
Come nasce l'idea per la realizzazione del progetto "Folletti Streghe Magie. Il Lungo Viaggio nella Tradizione dell’Appennino"?
Simonetta Rossi: L’idea nasce dal mio incontro con lo scrittore e ricercatore Mario Ferraguti la cui curiosità, che ho immediatamente riconosciuto famigliare, mi ha stimolato ad iniziare quest’avventura. Il suo libro, "La Magia dei Folletti", colpisce il lettore per la puntigliosità della ricerca. Mario ha dedicato cinque anni della sua vita alla raccolta dei racconti orali e delle leggende dell’Appennino parmense e della Lunigiana. Entrambi comprendevamo che la ricchezza di questi luoghi e di queste persone esigeva uno sforzo maggiore: da qui è nata l’idea del film.

La storia di Giouan Baratta e della figlia Tecla è il filo conduttore del suo documentario. Che tradizione ha questo racconto nelle zone in cui è ambientato il suo film?
Simonetta Rossi: L’itinerario di Giouan è un pretesto narrativo, una sorta di Odissea appenninica che ci ha permesso di svelare una ricca e variegata mitologia che si rifà alla tradizione orale purtroppo sempre più debole e difficile da recuperare se non attraverso le voci dei pochi superstiti che abitano ancora la montagna. Giouan è il nostro Ulisse, ma è anche una persona qualunque del passato, che compie un viaggio iniziatico per salvare la figlia. Nel film la possibile esistenza del protagonista si percepisce in due momenti: quando la guaritrice Maria, ci parla di una famiglia costretta ad andare a Pontremoli a cercare la Carola, una maga molto “forte”, per salvare la figlioletta colpita da un terribile malocchio; e alla fine, con la rivelazione della lapide dedicata, da un certo Giouan Baratta, alla Madonna per grazia ricevuta.

Come ha rintracciato gli "anziani" che raccontano le storie di magie, streghe e folletti del suo documentario?
Simonetta Rossi: All’inizio volevamo recuperare le testimonianze della ricerca di Mario, ma ci siamo presto resi conto amaramente, che in pochi anni questi “preziosi” testimoni erano quasi tutti deceduti o non erano più in grado di parlare lucidamente. Per fortuna non ci siamo fatti scoraggiare. E’ stato un lavoro affrontato con le stesse dinamiche che deve avere un buon antropologo, è un film che nasce dal piacere di fare qualcosa e non dal bisogno di doverlo fare. Spesso attendevamo giorni, fuori delle case degli anziani, prima che accettassero di farci entrare; prima che si fidassero di noi. Via, via in corso d’opera abbiamo avvertito che la ricchezza di questi luoghi, e di queste persone era tale da obbligarci ad accostarci umilmente al loro mondo, solo in questo modo potevamo fruire dei loro ritmi senza il pericolo di contaminarli: in questa lentezza abbiamo riconosciuto i suoni del Bosco! Ma non intendo il bosco come luogo solo fisico, ma come dimensione dello spirito e quindi come luogo della crescita e della scoperta: lo spazio dell’ignoto.

Nel suo racconto/documentario non compaiono mai persone giovani. Secondo lei le leggende e tradizioni antiche dei luoghi dell'Appennino Tosco-Emiliano si stanno perdendo?
Simonetta Rossi: La generazione successiva, intendo i figli degli intervistati, ha rifiutato queste leggende per paura di ilarità, per il timore di non essere creduti o semplicemente per la necessità di omologazione della comunità cittadina. Interessante è stato il comportamento dei nipoti, i quali dopo aver visto il film, sono corsi dai nonni chiedendo come mai non gli avessero mai raccontato queste storie così belle e appassionanti. Non sono solo le tradizioni antiche dell’Appennino Tosco-Emiliano che si stanno perdendo; non vedo una grande volontà di salvaguardare il nostro patrimonio culturale. Eppure stupirebbe scoprire quanta “sete” ci sia di conoscenza, soprattutto tra i giovani. Il film, prodotto in DVD, pur senza una grande pubblicità (due articoli sul giornale di Parma) ha venduto tantissime copie, ed è stato spesso regalato dai figli hai genitori. Il nostro sforzo iniziale è stato notevole: siamo partiti senza finanziamenti esterni, perché capivamo che il più grande nemico era il tempo. Dopo i primi due anni di ricerca quasi la metà degli anziani che dovevamo intervistare era deceduta. Questo ricco patrimonio stava scomparendo velocemente sotto i nostri occhi. Solo alla fine il duro lavoro (quasi sette anni tra ricerca produzione e post - produzione) è stato premiato dalla Provincia e dalla Regione Emilia Romagna con la Film Commission e in piccola parte anche dal Comune di Corniglio, che cogliamo l’occasione di ringraziare ancora.

E lei cosa ne pensa personalmente?
Simonetta Rossi: In un momento in cui avvertivo il bisogno di rieducarmi all’invisibile queste persone mi hanno regalato le mappe con le quali ri orientarmi in questi luoghi che ero abituata a frequentare da bambina. In questi ultimi due anni, in particolare nella fase di montaggio e post produzione, mi sono molto preoccupata di proteggere questi anziani testimoni e invece alla fine mi sono accorta che erano loro a proteggermi, a prendersi cura di me con le loro parole curative: mi hanno dato l’opportunità di riappropriarmi di un linguaggio verticale analogico che è poi il linguaggio abituale dei bambini, e di non rimanere vincolata solo ad un linguaggio logico.

Ci può parlare di Pontremoli, posto "magico" per eccellenza? Che atmosfera ha trovato girando in questo luogo?
Simonetta Rossi: Pontremoli (in dialetto carrarese conosciuto come Pontrémal) è uno dei più antichi e famosi borghi medioevale che sorge nell'alta vallata del fiume Magra, all'estremità nord della zona meglio conosciuta come Lunigiana: la Valle della Luna. Il paese, per sua natura magico, ha mantenuto diverse tradizioni popolari. Nel film possiamo vedere il falò della Festa patronale di San Geminiano, un rito antichissimo che si svolge sul greto del fiume Verde il 31 Gennaio, in competizione con quello acceso il 17 gennaio dalla parrocchia “rivale” di San Nicolò. Anticamente dal fuoco dipendeva la vita o la morte delle comunità.
Le festività del "dio del fuoco" erano celebrate all'inizio della stagione più fredda dell'anno per invocare la sua presenza vitale contro il freddo dei mesi invernali. Scomparso il culto pagano, i falò sono legati a ricorrenze della religione cattolica. In alcuni luoghi sono diventati il simbolo festoso di rivalità fra i campanili. Così a Pontremoli echi di contrasti medievali tra guelfi e ghibellini accendono la sfida per il falò più grande e durevole: la tradizione vuole che il falò meglio riuscito vinca la sfida e sia augurio di un'annata fertile e abbondante per la città. Sempre a Pontremoli siamo riusciti a farci cantare l’antichissima filastrocca del Lupo Mannaro in dialetto pontremolese (una vera rarità). E’ un’antica leggenda quella del Lupo Mannaro di Pontremoli, tutt’oggi molto viva tra gli abitanti che dicono di vederlo ancora aggirarsi di notte lungo il borgo del Piagnaro. Abbiamo trovato diverse persone che lo hanno visto, ma non hanno voluto farsi intervistare per paura di ripercussioni concrete da parte del licantropo. Ci hanno spiegato che per salvarsi da questo uomo lupo, bisogna non guardarlo negli occhi e salire tre scalini per considerarsi fuori pericolo. Sono tantissimi i borghi, anche meno noti di Pontremoli, che abbiamo visitato in cui si poteva respirare un’atmosfera magica, ma a tratti inquietante: uno tra tutti, che consiglio di visitare, agli amanti dell’invisibile è il borgo antico di Tavernelle. Si trova lungo la strada che da Licciana Nardi porta al passo del Lagastrello, sul lato destro del torrente Taverone. Non dico di più, andatelo a vedere.

Come è avvenuto il montaggio del documentario? Che materiale avevate raccolto? Cosa avete "tralasciato" nel montaggio?
Simonetta Rossi: Abbiamo raccolto più di venti ore di girato, ma è stato inevitabile fare una selezione per creare un racconto poetico e non didascalico. Attraverso il ritmo della narrazione, determinato dal montaggio, Ho cercato di conservare quel senso ordinario della straordinarietà che queste persone hanno voluto regalarci, spero di esserci riuscita.

Ci può parlare della sua casa di produzione, che è anche quella di "", la Digital Squad?
Simonetta Rossi: Nasce nel 2001 come casa di post produzione e si è trasformata in corso d’opera. Letteralmente Digital Squad significa squadrone digitale: da sempre si occupa di arte e comunicazione multimediale a 360° sfruttando ogni tipo di media. L’intento iniziale era quello di raccogliere giovani creativi e neolaureati appassionati di ricerca; in un periodo dove l’avvento delle nuove tecnologie ed in particolare del digitale, permetteva di abbassare notevolmente i costi di lavorazione e di conseguenza, di affrontare progetti culturali notoriamente famosi per avere a disposizione budget limitati. A livello cinematografico, siamo cresciuti creando progetti per terzi, dalle piccole aziende alle multinazionali, come: il documentario sulla cucina italiana, L’Italia vista dalle sue cucine prodotto dalla Barilla; la docu-fiction sulla sicurezza stradale prodotta dalla Otto Film o l’ideazione di DVD didattici es. la storia dell’animazione delle sigle TV di Bruno Bozzetto, che contiene un interessante documentario. "Folletti Streghe e Magie" è la prima opera filmica che produco interamente con Digital Squad grazie ad un team di grandi professionisti come: il ricercatore Mario Ferraguti, il musicista Marco Gallanti, l’artista 3D Andrea Lucchesi, la pittrice Carla Bedini, il fotografo Guido Ferraguti, ma non bisogna dimenticare l’aiuto che ci hanno dato anche le istituzioni che prima citavo. Il resto dei finanziamenti necessari sono derivati, in gran parte, dalla mia partecipazione nella post-produzione di noti spot televisivi. Uno tra tutti la famosa pubblicità ideata per la Lancia Fiat, che vedeva come testimonial Karolina Kostner rincorsa da un mostro di ghiaccio prima di salvarsi e trasformasi in automobile. Era il tormentone delle Olimpiadi invernali di Torino, c’è ancora chi se la ricorda bene. Ora stiamo vagliando diversi nuovi progetti interessanti. Cercheremo di andare avanti per questa strada di ricerca e produzione culturale, grazie anche alla sensibilità manifestata dalla comunità Europea per la tutela del documentario.

Come verrà distribuito il film e come crede si possa migliorare la distribuzione delle pellicole italiane in sala?
Simonetta Rossi: Il film per ora è in vendita sul sito www.digitalsquad.net e in molte librerie di Parma e Provincia, dopo l’estate lo distribuiremo anche in Toscana, ma abbiamo fatto una duplicazione limitata delle copie. Non pensavamo certo di riscuotere tanto interesse di pubblico. Il doppiaggio in lingua inglese ci ha permesso una distribuzione fuori dai confini Nazionali come, in USA e in Irlanda. Stiamo valutando seriamente l’ipotesi di cercare un vero distributore che ci esoneri da questo nuovo impegno. Speriamo anche che la selezione del film per il Festival Internazionale di Milano il MIFF 2008; ci aiuti a promuovere ulteriormente l’opera al di fuori dei confini Nazionali. Grazie al progetto DocInTourFolletti Streghe e Magie” sarà inoltre visibile nelle seguenti sale Cinematografiche della Regione Emilia Romagna: all’Auditorium Enzo Ferrari di Maranello (8 Maggio 2008), di Faenza (8 maggio 2008), Cinema Nuovo Jolly2 a San Nicolò di Rottofreno (PC) (21 maggio 2008), Cinema Tiberio di Rimini (2 Aprile 2008). Purtroppo il cinema documentario in Italia non ha una vera distribuzione nelle sale cinematografiche o in TV, ci riteniamo già molto fortunati ad essere stati selezionati per queste iniziative. Il cinema italiano in generale dovrebbe comunque avere maggiori possibilità, soprattutto il cinema d’autore. Stiamo anche cercando di creare una rete alternativa di visibilità per il film. A tal proposito colgo l’occasione per ringraziare, siti Web intelligenti e rari come il vostro, che regalano l’opportunità di conoscere anche il cinema indipendente italiano e di fruire di una cultura alternativa. Ci stiamo muovendo anche a livello turistico: creando una rete di supporti e informazioni che aiutino tutte quelle persone che ci hanno segnalato di voler ripercorrere il viaggio di Giouan. All’interno del DVD assieme agli inserti speciali abbiamo allegato una mappa cartacea; una sorta di mappa magica, che permette allo spettatore più coraggioso di poter “incontrare” le figure magiche dell’Appennino. Sappiamo di numerosi giovani che stanno organizzando le loro vacanze estive, zaino in spalla, seguendo questo itinerario. Il fatto che sia concepito in modo circolare, permette ai più allenati, di ripercorrere il tragitto anche a piedi. Volevamo dare una possibilità turistica in più a questo splendido territorio, così poco conosciuto, se non da pochi appassionati naturalisti, e così ricco di storie e atmosfere antiche.

Cosa ne pensa del panorama cinematografico italiano attuale?
Simonetta Rossi: Bella domanda… Mi piacerebbe non risponderle perché in genere cerco di vedere il lato positivo, ma la mia esperienza personale non è stata delle migliori. Ho lavorato due anni a Roma: prima nel campo degli effetti speciali a Cinecittà, poi su alcuni set cinematografici, ma posso solo affermare che era difficile partecipare alla lavorazione di belle opere cinematografiche. Ci sono naturalmente eccezioni, ma spero in un futuro migliore per tutto il cinema italiano.

01/04/2008, 12:00

Simone Pinchiorri