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Marco Pontecorvo: "L'esperienza della Mostra di
Venezia č stata esplosiva, mi ha regalato
mille emozioni e il film č piaciuto a tutti"


Abbiamo intervistato Marco Pontecorvo, regista dell'opera prima "PA-RA-DA", pellicola molto applaudita alla 65. Edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.


Marco Pontecorvo:
Marco Pontecorvo sul set di "PA-RA-DA"
Dalla “Sala Grande” di Venezia allo storico “Cinema Lumičre” di Pisa. Il 21 settembre 2008, dinnanzi ad un pubblico eterogeneo e numeroso, č stata proiettata l’opera prima del regista Marco Pontecorvo, “PA-RA-DA”, molto applaudito alla 65. Edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, alla presenza dello stesso autore. Presentatori d’eccezione sono stati il presidente della Mediatecas Toscana, Ugo di Tullio, e il docente di “storia del cinema italiano” presso l’Universitŕ di Pisa, Pier Marco De Santi. Definito quasi uno “Sciusciŕ” del 2000, č piaciuto per il coraggio di trattare un tema scomodo, affrontato con il giusto distacco e un ottimo utilizzo del mezzo cinematografico.

Fulcro del suo primo corto,”Ore 2 Calma Piatta”, era il tema della paura. Anche in “PA-RA-DA” č nuovamente presente questo lite-motive, in particolare nella figura del giovane rumeno. E’ solo un caso?
Marco Pontecorvo: Non č mai un caso, sono cose che fai inconsciamente. Proprio un produttore qualche giorno fa mi ha fatto notare come, pur se le storie sono differenti, il fulcro, il punto di partenza, č spesso lo stesso. Si cerca forse di provare a risolvere qualcosa che nel profondo senti e magari č ancora irrisolto. Devo dire che non l’avevo notato, ma uno dei lati piů belli di questo mestiere, č proprio la possibilitŕ di chiacchierare con la gente e scoprire dei lati che non avresti mai pensato.

Nel 2003 era giŕ stato a Venezia con il suo corto, quest’anno ci sei tornato con una produzione di altro livello. Puoi dirci cosa porti dalle due esperienze?
Marco Pontecorvo: Partirei dalla seconda Venezia. E’ stata esplosiva, mi ha regalato mille emozioni e il film č piaciuto a tutti. Il corto era un lavoro diverso, in bilico tra l’intrattenimento e l’analisi catartica, che in fondo č personale. L’idea del controllo, del perdere il controllo, in quel caso nel momento il cui il protagonista non vede perché l’occhialetto si appanna, era quello che cercavo di trasmettere per immagini. Per “PA-RA-DA” la critica trasversalmente ne ha parlato bene, il corto ha avuto delle belle critiche, ma non reggono il confronto. Era il primo approccio, forse gli mancava un pň di fuoco e tante cose erano irrisolte. Poi la presenza di Turturro č stata un vero effetto boomerang, perché la gente credeva di trovarsi dinnanzi ad un corto molto ricco, mentre Jhon č un amico.

Se volessimo scavare bene, troveremmo una terza volta veneziana, quella con “Eros” di Michelangelo Antonioni, per cui ha curato la fotografia. Numerose sono state le sue esperienze in questo campo, ma forse questa č quella che le resta di piů?
Marco Pontecorvo: Ha detto la cosa giusta. Ho fatto tantissime esperienze e sarebbe difficile stilare delle classifiche. Di sicuro quella con Antonioni per professionalitŕ, amore e legame creatosi durante il film č un’esperienza unica che ricorderň sempre. Fu quella l’occasione per entrare in contatto con l’altro grande regista di “Eros”, Sodebergh, che mi ha poi cercato tramite un produttore francese per lavorare assieme, ma nella vita e nel lavoro influiscono tanti fattori e questa esperienza non si č mai concretizzata.

Come si comporta un direttore della fotografia di professione, che passa dietro alla macchina da presa, con chi gli cura la fotografia, in questo caso il bravo Enzo Carpineta?
Marco Pontecorvo: Innanzitutto ho enorme rispetto per la persona di Enzo, che normalmente č il mio operatore di macchina, che con “PA-RA-DA” ha debuttato nella fotografia e che stimo come professionista. Non mischio le carte, č giŕ talmente difficile svolgere una mansione che entrare nel lavoro dell’altro, piů di un semplice dialogo per raggiungere un obiettivo, lo trovo sbagliato. Il cinema č un’opera collettiva e la spinta vitale arriva da tutti. E’ meglio ricevere da un altro e vagliare le sue idee, ancora di piů se si tratta di un amico. L’unica cosa che ho fatto, essendo Enzo alla prima volta, quando c’č stato qualche problema di tempo, gli ho semplicemente detto “io farei cosě, ma scegli tu”.

Chiudo con una curiositŕ. La scena del bambino, che da una fessura guarda la ragazzina danzare sulle note di musica classica, le fa venire in mente qualcosa?
Marco Pontecorvo: Vuole sapere se si tratta di “C’era una Volta in America” di Sergio Leone? Bene, le confesso che sul set non me ne sono accorto, ma in tanti me lo hanno fatto notare. Che dire, chiamiamola citazione!

01/10/2008, 09:00

Antonio Capellupo