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Gabriele Muccino torna ad emozionare il pubblico con "Sette Anime"


Sette Anime”, il secondo film americano di Gabriele Muccino, conferma l’indiscutibile talento di un cineasta straordinario, dotato di emotività e sensibilità rarissime.


Gabriele Muccino torna ad emozionare il pubblico con
Superate le feste natalizie sovraccaricate, e infestate, perlopiù dall’imbarazzante “peso” dei cinepanettoni italiani, ritorna il tempo in cui il cinema vero riprende a circolare ormai libero dalla triste oggettività delle scelte di un certo pubblico medio che è solito sedersi a Natale (e forse solo allora) di fronte al grande schermo. Arriva, così nelle sale (circa seicento) "Sette Anime", il secondo film americano (sesto lungometraggio della carriera) di "Gabriele Muccino" che si appresta ora a girare in patria il sequel de "L’Ultimo Bacio" (2000).

"Sette Anime" è stato presentato mercoledì sera ad alcuni selezionati giornalisti nella sala 3 della Multisala Adriano di Roma; abbiamo avuto la fortuna di essere tra i presenti. Il film è il seguito dell’avventura americana intrapresa con il noto attore Will Smith che, dopo "La Ricerca della Felicità" (2006), torna a farsi dirigere dal regista romano, che ha trovato amplissimi riconoscimenti anche fuori dall’Europa. Con la seconda opera, che ha come protagonista il noto divo hollywoodiano, Muccino riprende ad occuparsi di tematiche che hanno a che fare con i problemi della vita vera, come sempre ha fatto anche nei suoi lavori italiani. Se il lungometraggio precedente era incentrato sull’istinto e sul bisogno di sopravvivere alle più dure avversità dell’esistenza cercando comunque di non demordere riguardo il tenace inseguimento dei propri sogni, in "Sette Anime" viene trattata la necessità della rivalsa personale nei confronti della propria moralità.

L’ultimo lungometraggio del regista lanciato da Domenico Procacci (il noto produttore, che solo per avere creduto in Muccino meriterebbe un encomio e un riconoscimento perenne) narra così di un uomo che, reduce da un evento traumatico che ha mutato la sua vita, decide di aiutare sette persone bisognose di aiuto. Il suo processo di cambiamento, che lui crede già al culmine, avrà una evoluzione inaspettata ed assolutamente indipendente dalle sue previsioni e lo porterà a raggiungere davvero una rivelatoria forma di altruismo che non ha mai fatto parte della sua persona.

L’aspetto visivo di "Sette Anime" è colmo di un senso di urgenza e di bellezza che si rivela con il procedere della narrazione. Per riassumere il suo lavoro di costruzione dell’immagine Muccino definisce fondamentale la scena in cui Ben ed Emily, i due protagonisti del film, si ritrovano in un rigoglioso campo aperto lontano dalla frenesia della città. Questo momento è significativo, perché rende evidente il fatto che, prima di conoscere Emily, Ben viveva nello squallore metaforico della prigionia di una bolla, qualcosa di simile ad una grande e cupa sfera di cristallo dalla quale non riusciva a vedere l’esterno. Con il procedere della frequentazione della donna che scopre di amare i colori del film si fanno sempre più luminosi e solari, e Ben riesce così finalmente a vedere con occhi nuovi il mondo meraviglioso di cui si ritrova ospite, capace di una bellezza talmente straordinaria e sconfinata da rivelarsi struggente. In nome di questa bellezza Ben deciderà di andare “sino in fondo” ai suoi intenti.

Il regista riassume il senso del film dichiarando che si augura che il pubblico accarezzi, avverta e raggiunga, l’intuizione di quanto sia unica la vita. “Talvolta la diamo per scontata”, precisa, “ma in alcune occasioni un film può ricordarci quanto le cose siano volatili, fragili ed effimere, ma anche magiche. Talvolta una storia può ricordarci la bellezza di cui siamo circondati, le persone che amiamo e i doni che ci collegano”.

Il cinema di Gabriele Muccino si è sempre manifestato fondamentale per il suo bisogno autentico, urgente e importante, di mettere al centro della narrazione personaggi che, in preda al dolore e/o allo smarrimento di momenti difficili, ricercano ancora più tenacemente la loro felicità attraverso la necessità di dare un significato alle loro esistenze (e, ricordando e concordando con Kieslowski, l’inseguimento di questo intento in un opera d’arte rende vero artista un magari semplice autore).

Will Smith ha dichiarato che questo genere di ricerca esistenziale è stato quello che più lo ha attratto nel regista romano in generale e nelle sceneggiature che ha deciso di interpretare e co-produrre. "Sette Anime" è, infatti, una ulteriore tappa del percorso di identificazione del mistero dell’umanità, e si può ben definire una storia d’amore tra un uomo e l’umanità intera appunto. Il coraggio di una sceneggiatura intimista (che non prova nemmeno ad essere in un qualche modo accattivante per ingraziarsi facili e banali simpatie) che spazia tra piani temporali diversi (e in cui sembra incredibile vedere protagonista un divo che ha interpretato, in fracassoni film di fantascienza come "Independence Day" e "Man in Black" , ruoli dallo spessore psicologico a confronto praticamente nullo), unito allo stile di regia vibrante e creativo, coerente, sensibile ed intelligente, praticamente perfetto, fanno di "Sette Anime" un’opera d’arte che niente ha da invidiare a tanti film che vengono insigniti del Premio Oscar (questo auguriamo all’ultimo lungometraggio di Muccino).

Certo non posso fare a meno, da grande estimatore del regista romano quale senza dubbio mi ritengo, di provare una certa avvertibile malinconia nei confronti dell’autorialità degli ultimi tre film italiani di Gabriele Muccino (soprattutto "L’Ultimo Bacio") che mi hanno emozionato e commosso nel profondo per la straordinaria urgenza emotiva dell’autenticità delle loro intenzioni narrative (ancora di più dei due film americani di cui appunto Muccino non ha firmato la sceneggiatura), lungometraggi prodotti da Domenico Procacci (per i mancanti di buona memoria mi sento di ricordare che sto parlando, oltre che dell’ultimo film menzionato, anche di "Come Te Nessuno Mai" e "Ricordati di Me") nei quali mi sono rivisto e grazie ai quali ho ricostruito la mia identità di persona innanzitutto e di scrittore e cineasta poi.
In attesa del seguito del film che ha definitivamente lanciato Gabriele Muccino non è comunque da dimenticare, a rischio di suonare ridondante, che "Sette Anime" merita ampiamente la visita.

09/01/2009, 10:16

Giovanni Galletta