Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Daniele Malavolta: la lettera sulla cancellazione
di "Shooting Silvio" dal palinsesto Sky


Daniele Malavolta: la lettera sulla cancellazione di
Daniele Malavolta
Pubblichiamo una lettera aperta di Daniele Malavolta, sceneggiatore di "Shooting Silvio", in seguito alla cancellazione dalla programmazione di Sky del suo film:

"Mi chiamo Daniele Malavolta e sono uno degli sceneggiatori del tanto vituperato Shooting Silvio, film diretto da Berardo Carboni. Il mio nome di certo non è noto, ma sono estremamente lusingato di condividere il medesimo destino di ben più illustri personaggi che hanno subito la mia medesima sorte, Biagi, Montanelli, Santoro, Luttazzi, Zoff. In un paese dove perfino il mago Silvan non può fare battute a Domenica In senza il pericolo di essere censurato, non ci si può stupire di nulla. Quindi non ci si può stupire delle polemiche che la messa in onda su Sky di Shooting Silvio ha creato e non ci si può stupire della sua successiva cancellazione. La cosa mi crea un danno economico abbastanza irrisorio, dato che Sky paga agli autori una miseria di Siae, ma è una questione di principio. E’ stato detto che la messa in onda del film in un momento drammatico come il terremoto in Abruzzo era di cattivo gusto. Non mi pare tuttavia che su tanti altri canali ci fossero cose di gusto migliore. Mi sembravan le solite porcherie, come prima del terremoto. E’ mia opinione personale che sia altrettanto di cattivo gusto essere eletti in uno schieramento e in un governo comandato da un ex piduista. E’ stato detto che Shooting Silvio è un inno alla violenza, ma non mi risulta che nessun novello Gaetano Bresci abbia armato la sua mano contro il beneamato presidente del consiglio. Il film bisogna vederlo per capire, parla di inutilità, di malessere e alienazione, ma è una storia privata e intima, non un manifesto politico. L’unica violenza qui è stata commessa contro la libertà di opinione, contro la libera espressione artistica. Sì, perché anche se si può discutere riguardo la qualità del film, riguardo gli scarsi mezzi con cui è realizzato, riguardo le ingenuità di cui sono co-responsabile, Shooting Silvio è pur sempre un’opera d’arte. E un’opera d’arte non sarebbe tale senza una certa energia interna che alcuni grigi e mediocri servi del padrone scambiano per violenza. Costoro invocano la censura, l’indice, la gogna e il cappio. Questi violenti attacchi contro il film sono l’ennesima riprova della tracotanza, dell’arroganza mediatica di una persona che ha concentrato troppo potere su di sé e la naturale reazione di tutti coloro che hanno più coraggio di una pecora è desiderare un regicidio, perché la violenza genera altra violenza, ma l’unica arma che io utilizzo è la penna, anche se avvelenata.
A tutti quelli che mi hanno chiesto se, scrivendo Shooting Silvio non avevo paura di farmi dei nemici e di non lavorare più ho risposto che già non stavo lavorando perché in questo paese la libera espressione e il talento sono osteggiati e soffocati dal nepotismo, dalle raccomandazioni, da un potere politico ed economico marcio fino al midollo di cui il premier, già numero di tessera 1816, è la massima e naturale espressione. Il cinema per essere arte deve essere libero, non asservito al padrone che già ha sei televisioni ed un esercito di scendiletto pronti a leccarne ogni orifizio.
Shooting Silvio è diventato necessario perché ci è stato impedito, come autori, di esprimerci liberamente. Se qualcuna delle produzioni del premier mi avesse offerto un sacco di soldi per fare qualcos’altro, magari non avrei partecipato alla sceneggiatura, ma così non è stato. E allora ci vorrebbe un seguito a Shooting Silvio, un secondo episodio, magari anche un terzo, perché evidentemente due governi non sono bastati e ci siam voluti rovinare fino in fondo eleggendolo una terza volta. Io al caro Silvio mi sentirei di consigliare la visione di Shooting: ucciso tante volte nella finzione e nei desideri di molti, ancora vivo nella realtà, sarebbe un ottimo modo per esorcizzare la morte. Magari potrebbe anche offrirmi una cena, visto che mi ha defraudato anche gli spiccioli di Siae
".

22/04/2009, 13:41

Simone Pinchiorri