Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Emmer, Maselli, Infascelli e Vanzina omaggiano Mario
Monicelli a "Sguardi Persol sul Cinema" 2009


Emmer, Maselli, Infascelli e Vanzina omaggiano Mario Monicelli a
Infascelli, Monicelli, Emmer, Vanzina e Maselli
Chiude in bellezza la rassegna Sguardi "Persol" sul Cinema con la proiezione del film "La Grande Guerra" di Mario Monicelli, capolavoro assoluto della commedia all’italiana che ha registrato il tutto esaurito al Cinema Farnese-Persol stamani a Roma. Dopo il film l’incontro con il maestro Mario Monicelli e il pubblico accorso numeroso. Insieme al regista sul palco erano presenti anche Carlo Vanzina, Citto Maselli, Luciano Emmer e Alex Infascelli che hanno voluto omaggiare con la loro presenza uno dei capolavori della storia del cinema italiano che proprio quest’anno compie mezzo secolo. A coordinare l’incontro il critico Steve Della Casa.
Un incontro di generazioni diverse quello cui si è assistito: Monicelli (classe 1915), Emmer (classe 1918), Maselli (classe 1930), Vanzina (classe 1951) e Infascelli (classe1967). Eppure tutti accomunati dallo stesso amore per il cinema e dalla profonda e quasi ossequiosa ammirazione per il grande regista toscano. Ed è curioso che le due date di nascita di Monicelli e Emmer racchiudano in sé proprio gli anni (15-18) della prima guerra mondiale, considerata da tutti la Grande Guerra.

Un film che prima ancora che venisse girato suscitò scalpore e polemiche” comincia così a parlare de "La Grande Guerra" Steve Della Casa, che prosegue : “la stampa italiana si scagliò contro il progetto di questo film perché si temeva che ne uscisse fuori un ritratto canzonatorio e comico sul primo conflitto mondiale che fino ad allora era un evento storico intoccabile. Nonostante queste polemiche questo film vinse nel 1959 il Leone d’Oro a Venezia ex-aequo con Il Generale Della Rovere di Rossellini. E il merito del film di Monicelli sta proprio nell’aver portato sul grande schermo la verità della storia permettendo al grande pubblico di venire a conoscenza di cosa era stata veramente la prima guerra mondiale. Monicelli è come se avesse riscritto la storia, cosa che poi farà anche con L’Armata Brancaleone in cui rappresenta il mondo del Medioevo in maniera molto più realistica di quanto fino ad allora la tradizione culturale e cinematografica non ci avesse abituati”.

Anche Carlo Vanzina ha un bellissimo ricordo di questo film: “Io lo vidi per la prima volta al Cinema Arlecchino che ora non c’è più: avevo 9 anni e mi ricordo che mi impressionò molto per via di questa commistione di dramma e commedia. Credo che rappresenti l’apice della commedia all’italiana. Ed è stato il film che mi ha spinto a voler fare cinema”.

Citto Maselli, che ai tempi dell’uscita del film aveva quasi trent’anni, ha vissuto personalmente quei momenti: “Monicelli non era nuovo a questo tipo di polemiche. Già per un altro suo film Totò e Carolina aveva incontrato numerosi problemi e alla fine gli furono imposti ben 34 tagli dalla censura. Mi ricordo che ci fu una mobilitazione generale a Via Margutta per protestare contro questa vergogna e io ne fui il promotore. Per La Grande Guerra ci furono molte polemiche. La stampa italiana era preoccupata perché conoscevano la reputazione di Monicelli e di Age e Scarpelli che erano considerati il livello più basso del cinema in quanto rappresentanti della commedia all’italiana e temevano che avrebbero infangato un evento intoccabile come la prima guerra mondiale”.

Luciano Emmer interviene allora per raccontare un aneddoto sull’amico e collega Monicelli: “una volta si usava noi gente di cinema andare al caffè Rosati e mi ricordo che una volta subito dopo il grande successo di Guardie e Ladri (n.d.r. diretto da Steno con Monicelli) il grande Vincenzo Talarico incontrando Monicelli gli disse: “ecco uno dei due afflitti da improvviso benessere!”. E un po’stizzito ricorda anche come rispose a Quentin Tarantino sulla questione del cinema italiano: “Ah Tarantino non dire stronzate! Non è il cinema italiano che è finito ma è l’Italia che è finita!”.

Alex Infascelli che è il più giovane del gruppo dichiara candidamente tutta la sua ammirazione per il maestro toscano: “sono felice perché non avevo mai avuto la possibilità di vedere questo film su grande schermo essendo io di un’altra generazione. In più aspettavo da tempo questo momento perché il mio sogno è sempre stato quello di conoscere Monicelli ma ad essere sincero ho sempre pensato che se lo avessi chiamato per fissare con lui un incontro privato mi avrebbe mandato a quel paese!”.

Finalmente prende la parola Mario Monicelli che è arrivato con un leggero ritardo perché febbricitante: “questo film suscitò molte polemiche ma sinceramente io non pensavo che avrebbe creato così tanti problemi. Del resto la mia fama e quella di Age e Scarpelli era talmente bassa che quando i giornalisti seppero che ci saremmo occupati di un film sulla prima guerra mondiale insorsero. Avevano paura che essendo noi il trash del cinema italiano avremmo gettato nell’immondizia anche questo grande evento. I giornali cominciarono a nutrire riserve e sollevare polemiche. Anche Giulio Andreotti che era stato contattato da Dino De Laurentiis per una consulenza sulle divise e sugli armamenti da usare nel film all’inizio si era dimostrato favorevole ad aiutarci ma poi in seguito al polverone che ne era venuto fuori si ritirò per non andare contro il malumore generale. Sono felice però che nonostante le polemiche De Laurentiis non si arrese e pur con un aggravio di spese decise di portare avanti al progetto. A Venezia fu accolto dal pubblico molto bene. Anzi direi trionfalmente. Dalla stampa invece non benissimo. Ma l’anno prima I soliti ignoti fu rifiutato, da Venezia! In Italia la critica mi osteggiava solo in Francia i Cahiers du cinema mi apoggiavano". E prosegue: “Certo il Leone d’Oro per me fu un grande sorpresa e soprattutto riceverlo sul palco insieme a Rossellini fu un vero onore”.

Carlo Vanzina, peraltro figlio del grande Steno nonché assistente alla regia per alcuni film di Mario Monicelli, ricorda un aneddoto divertente sul set di "Toh è Morta la Nonna!": “mi ricordo che un giorno che eravamo in esterni e pioveva ininterrottamente io ero in auto con Mario che per due ora non aveva aperto bocca. All’improvviso mi disse: “ricordati una cosa: per fare carriera meno t’arrangi e più ti pagano!”. Io devo tutto a Monicelli e ho perfino recitato per lui in Totò e le donne all’età di qualche mese (interpretavo Totò neonato)".

L’incontro si conclude con una sorpresa al grande maestro: dal pubblico si alza Babak Karimi, cineasta di origine iraniano che ha portato in regalo a Mario Monicelli il remake iraniano di "Guardie e Ladri" girato peraltro negli anni Sessanta dal padre di Babak, Nosrat Karimi.

26/04/2009, 17:59