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Note di regia del documentario "Il Mio Cuore Umano"


Note di regia del documentario
Costanza Quatriglio e Nada
Quando ho conosciuto Nada ho pensato che un giorno avrei voluto fare un film con tanta musica e tante canzoni, ma non avevo per nulla chiaro che tipo di film sarebbe stato. L’inverno scorso Nada mi invitò alla presentazione a Roma del suo romanzo autobiografico "Il Mio Cuore Umano" e di colpo tutto si chiarì. Accanto alla cantante, a parlare del libro, c’era Mario Monicelli che la pungolava e si divertiva a farle tante domande sulla sua toscanità, sulla genesi della sua autobiografia, sulla necessità di raccontare la propria storia. E mentre Nada leggeva brani del romanzo, ho pensato che il film che avrei voluto fare era già sotto i miei occhi: non poteva che essere l’interpretazione in chiave emozionale della vicenda privata di Nada, che appariva a me e agli altri come una storia antica ma allo stesso tempo modernissima.
Il libro di Nada racconta un’epoca lontana eppure estremamente vicina: Nada bambina in Maremma tra genitori semplici e contadini, suore affettuose e zie petulanti, viali assolati e lunghe camminate nei campi bui per sfidare la paura. E un tarlo, una ferita aperta: la madre sempre malata di depressione che nei momenti in cui stava bene voleva a tutti costi che la figlia valorizzasse la voce potente facendole frequentare un maestro di canto che nei ricordi di Nada, naturalmente, era segaligno e antipatico. Il racconto finisce su un treno, lo stesso che portò Nada bambina a diventare diva inconsapevole pronta ad attraversare i tempi e le epoche della canzone italiana con la forza della propria incoscienza.
Il film parte da qui. Leggendo il libro ho subito capito che mi sarei divertita a trovare i percorsi visivi e sonori per il “suo” cuore umano. La narrazione procede per canzoni e intreccia le tre età di Nada.
Racconto Nada oggi alla luce della bambina che fu, rivivendo con lei suggestioni e ricordi. Lo strappo da Gabbro, il suo paese d’origine, e il dolore per la malattia della madre sono la lente attraverso cui leggere l’intera esistenza. Le immagini di repertorio, tratte dagli archivi della televisione italiana, tessono la trama della giovinezza di Nada e il ritratto della sua maturità artistica e umana è affidato ad un ascolto attento e divertito.
Con piacere, quindi, e assecondando il mio stupore per una voce originale e potente, ho portato a termine questo racconto breve, immergendo la voce di Nada nel vento, nella quiete della campagna, nel suono delle sirene delle navi al porto di Livorno.

Costanza Quatriglio