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Reggio Film Festival '09: vince "Listening
to the Silences" di Pedro Flores


Reggio Film Festival '09: vince
Una scena tratta da "Listening to the Silences"
Si è svolto ieri 19 settembre la finale del Reggio Film Festival, il Festival internazionale del cortometraggio che da oramai otto anni sonda in profondità la creatività più intrigante dei videomaker di tutto il mondo, alla ricerca di quegli spunti e di quella creatività che negli ultimi hanno sta regalando una nuova e diversa vena alla settima arte.

Ha vinto il Primo Premio del Reggio Film Festival l’opera prima "Listening to the Silences" del portoghese Pedro Flores. Hanno poi vinto il Premio Giuria Popolare per il tema follia "The Attack of the Robots from Nebula – 5" dello spagnolo Chema Garcia Ibarra, mentre per lo spazio libero "Olimpiadas" di Magali Bayon (Argentina).
La Targa Zavattini è andata a "Buonanotte" di Riccardo Banfi; due le Menzioni Speciali, la pima a "Desert Wedding" di Alexandra Fisher, già vincitrice di qualche edizione fa; e a "Welgünzer" di Bradford Schmidt (opera prima); il Premio Fedic è andato al già premiatissimo "Il mio Ultimo Giorno di Guerra" di Matteo Tondini.

Molto interessanti gli incontri in programma che, come tradizione del Festival, hanno regalato al pubblico dichiarazioni e riflessioni di particolare interesse.
A cominciare da Maurizio Scaparro che ha presentato il suo “L’Ultimo Pulcinella” con Massimo Ranieri, pellicola che sta godendo di una serie di esperimenti distributivi di particolare interesse, a cominciare dall’autodistribuzione del film, per finire alla circuitazione presso la rete dei teatri. Un tentativo di contaminazione e di dialogo fra generi e ambienti che sia solo proficuo per la cultura. Scaparro ha sottolineato l’esigenza per il nostro Paese di cultura, linfa vitale per la crescita di un popolo. Il nostro Paese, peraltro, non ha perso certo l’esigenza di aggregazione, che è comunque uno dei fattori che sta regalando un successo insperato al teatro. E se forse è vero che nello spettacolo ci sono sprechi, questi sono almeno gli stessi che nella politica. E certo non significa che si possa fare a meno della cultura. Forse i nostri politici dedicano oramai più temo a costruire il balletto della loro visibilità, piuttosto che a concentrarsi su progetti che diano risultati.

Il secondo è stato con Stefano Bessoni, a cui il festival ha dedicato una personale e che è anche stato membro della giuria.
Stefano Bessoni è fra i più significativi cineasti italiani indipendenti degli anni ‘90, fino ad ottenere la docenza alla NUCT – scuola internazionale di cinema di Roma e finalmente nel 2009 la produzione del suo primo lungometraggio non indipendente "Imago Mortis". Bessoni è un artista che sembra non aver mai smarrito l’istinto infantile per la fiaba, la leggenda e tutti i mondi fantastici e mitologici. Capace quindi di dissociarsi dal reale e sognare, immaginare realtà altre, ha trovato nell’arte la porta che unisce i mondi paralleli della realtà e della fantasia.
Il suo intervento, oltre a toccare i temi e le tecniche della sua creatività, ha messo in luce la complessa relazione fra un videomaker indipendente e le produzioni sempre troppo ciecamente concentrate sulle presunte leggi di mercato, che in realtà sono spesso proiezioni che non rispondono nemmeno alle reali aspettative del pubblico.
Senza contare che, visti alcuni successi di film a basso budget, le produzioni si stanno erroneamente spostando su un generale impoverimento qualitativo.

La giuria è composta, oltre che da Bessoni, inoltre da Tullio Masoni (critico cinematografico), Cesare Secchi (autore del catalogo Cinema e follia per il Centro di Documentazione di Storia della Psichiatria), Maria Teresa Caburosso (FEDIC, Federazione Italiana dei Cineclub), Rossella Ardenti (psicoterapeuta).

20/09/2009, 14:40