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Note di regia del documentario "Sounf of Morocco"


Note di regia del documentario
Sound of Morocco”, è stato per me una sfida tanto impegnativa quanto appassionante durata un anno e mezzo.
È stata anche una grande esperienza e direi un privilegio entrare in una cultura così diversa per religione e storia e raccontarla attraverso la musica che ne è l’espressione più profonda e autentica.
Ho cercato di essere come un granello di sabbia nel deserto, per non alterare la spontaneità dei loro gesti e dei loro suoni.
In Marocco dicono che il mondo può essere visto da mille sguardi ed io ho cercato di vedere il nostro mondo dal loro punto di vista.
Il film si apre sulla scogliera di Tangeri, a pochi chilometri da Gibilterra dove finisce e incomincia l’Africa e si dischiude il confine tra due mondi: il nostro e un altro, enigmatico e familiare al tempo stesso.
In questo viaggio nella variegata espressione musicale mi ha condotto NOUR EDDINE, musicista marocchino che vive in Italia da venti anni. Mi ha portato a Zri Zrat, villaggio nel Rif in cui è nato, dove è rimasto intatto un modo di vivere antico.
Ho incontrato ABDELLAH, giovane berbero che compone e canta canzoni melodiche piene di nostalgia.
Il saggio OMAR dello storico gruppo dei NASS EL GHIWANE, che per primi hanno rivendicato l’orgoglio delle loro radici.
I rappers di Casablanca, il Festival di Essaouira di musica Gnawa, il ritmo dei neri che venivano portati come schiavi nelle Americhe.
La ricchezza e la varietà della musica marocchina è straordinaria: mantiene tutta la forza e la magia della tradizione, ma contemporaneamente ha l’energia e la vitalità di un popolo giovane che vive una grande trasformazione, con la consapevolezza e l’orgoglio di mantenere un forte legame con radici che affondano nella storia pre-islamica.
"Sound of Morocco" racconta il patrimonio millenario di una cultura orale che ha percorso intatta i secoli, forse i millenni, e che ancora conserva tutta la sua
forza prorompente.
Oggi viviamo in un mondo globalizzato percorso da fortissime spinte migratorie e ci troviamo a convivere con persone di cui, spesso, non conosciamo nulla.
Mi piacerebbe che il mio film fosse un piccolo contributo alla comprensione di un popolo. Ricordando che la musica è un linguaggio universale ed è sempre un messaggio di pace.

Giuliana Gamba