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Note di regia del documentario "Giallo a Milano"


Note di regia del documentario
Ho vissuto in Cina. Tra il 1996 e il 2008, a più riprese.
Assistere alla disinformazione mediatica alla quale la comunità cinese in Italia è sottoposta è desolante.
Altrettanto sconfortante è vedere come la società italiana continua a non raccogliere la sfida stimolante di un avvenire multiculturale, ma si arrocca sui temi vuoti dell’identità e della tradizione.
Io credo che noi non siamo chi sono stati i nostri padri, ma gli incontri che vorremmo fare. Il tempo che spendiamo a dare una definizione statica di noi, è tempo che non usiamo per incontrare l’altro.
“Giallo a Milano” non è un réportage, ma un film. Un’opera che scuota le menti, che solletichi i cervelli ma anche diverta la pancia.
Sono stufo di un approccio ai Cinesi “da entomologo”, come se fossero insetti incapaci di comunicare i propri sentimenti. In TV, ai congressi universitari, alle tavole rotonde municipali…si contattano sempre sociologi, antropologi, sinologi per spiegare chi sono i Cinesi. Non si dà mai ai Cinesi stessi l’opportunità di esprimere le proprie speranze, le proprie paure.
Si ventila la scusa che si tratta di una comunità particolarmente chiusa e che non parla la nostra lingua: forse i Friulani e i Siciliani che arrivavano a Brooklyn a fine Ottocento sapevano l’inglese?
Oltre a 150 ore di girato negli ultimi anni, il film si avvale delle foto in bianco e nero dei primi Cinesi in Italia negli anni Venti, i cosiddetti “pionieri”, e gli “home movies”, in super8 e in mini-DV, delle loro famiglie.
Uno di loro, un collaboratore di giustizia, è raccontato in animazione, per tutelarne l’identità e raccontarne la mirabolante odissea che l’ha portato sino in Italia.
Vi ricordate “crystal ball”? Era un gioco che imperversava a fine anni Settanta. Si soffiava in un tubicino per ottenere dei palloncini colorati…che poi andavano trattati con delicatezza. Volteggiavano, ma se li schiacciavi come fossero palle da pallavolo, si disintegravano.
Ecco, credo che girare un documentario sia innanzitutto giocare a “crystal ball”.

Sergio Basso