Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

"Di Me Cosa Ne Sai": il film-inchiesta sul
cinema italiano di Valerio Jalongo


Il documentario "Di Me Cosa Ne Sai" è un'opera che indaga sulla crisi del mercato cinematografico italiano alternando spezzoni di film celebri con storie vere ed appassionanti al limite del dramma.


"Il film è nato da un gruppo di registi che avevano difficoltà a lavorare e da un parallelismo tra questi e le sale cinematografiche dismesse dei nostri centri storici. Nasce dalla difficoltà concreta di ritrovarsi intorno ad un cinema che abbiamo amato e che ci ha aiutato a crescere. Come registi ci è sembrato importante chiederci cosa stavamo facendo, quale era il senso del nostro lavoro in questo momento ed in questo paese". Questo è l'incipit che ha spinto Valerio Jalongo alla realizzazione del documentario "Di Me Cosa Ne Sai", un'opera che indaga sulla crisi del mercato cinematografico italiano alternando spezzoni di film celebri con storie vere ed appassionanti al limite del dramma, di un gruppo di registi contemporanei che non riescono più a produrre film come una volta.

Tanti gli interventi e gli aneddoti che Jalongo usa nel suo film. C'è Dino De Laurentiis, famoso produttore cinematografico, che afferma come gli americani abbiamo ucciso il cinema italiano comprandosi un ipotetico "sicario" tal Corona, ministro socialista che varò negli anni'70 una legge che impose la italianità di attori, produttori e lingua dei nostri film, rendendo di fatto non più esportabili le nostre produzioni. C'è Federico Fellini, artefice di una battaglia legale contro Silvio Berlusconi sulla TV commerciale che tramite gli spot avrebbero ucciso il film d'autore. Lo stesso Berlusconi che, poi, sarebbe diventato responsabile del duopolio Medusa-Rai nel cinema e dell'impoverimento culturale del nostro paese. Emblematica a riguardo la scena dove folle di ragazzine fanno la fila per accedere allo Studio 5 di Cinecittà, un tempo sede delle produzioni felliniane ed oggi teatro dello show di Canale 5 "Amici" di Maria de Filippi. C'è soprattutto Felice Farina, regista che non riesce per varie vicessitudini a realizzare il suo film per colpa dei "fondaroli", falsi produttori che illudono i cineasti per poi scappare con i soldi destinati alla realizzazione della pellicola.

In tutto questo scenario, Valerio Jalongo individua nell’Auditel e nei Multiplex due delle cause della crisi della nostra cinematografia, due "mostri" che non guardano al vero valore culturale del prodotto ma solo agli introiti pubblicitari derivanti dalla "macchina cinema" e su questo il regista chiosa: "L'auditel è la pietra angolare del potere televisivo ed è un sistema che non funziona perchè non mostra il vero valore della richiesta dello spettatore. E' solo un mezzo delle televisioni per mantenere i rapporti con i patner pubblicitari".


Valerio Jalongo - prima parte


Valerio Jalongo - seconda parte


Valerio Jalongo - terza parte


Valerio Jalongo - quarta parte


Valerio Jalongo - quinta parte


Valerio Jalongo - sesta parte


Valerio Jalongo - settima parte


23/11/2009, 10:00

Simone Pinchiorri