Note di regia del documentario "Val Grande:
Mappa per un Viaggio Impossibile"


Note di regia del documentario
La Val Grande è una vasta area a Nord del Lago Maggiore, chiusa tra le montagne, ma a soli 100 Km da Milano. Divenuta parco nazionale nel 1992, è nota per essere l’area selvaggia più grande d’Italia (e tra le più grandi d’Europa). Non c’è alcun abitante: dai paesi limitrofi e da dove si lascia l’auto, bisogna camminare almeno 2-3 ore per addentrarvisi. Una volta dentro (gli stessi abitanti della zona parlano di “andare dentro in Val Grande”), si può vagare per giorni senza incontrare nessuno. Molti sentieri sono quasi del tutto scomparsi, la copertura telefonica è quasi totalmente assente, non c’è energia elettrica. Solo qualche bivacco spartano, raggiungibile con varie ore di cammino, dove poter accendere un fuoco e riposare.
Sta in questo l’enorme fascino che suscita tale luogo. La sensazione di trovarsi totalmente staccati dal mondo civilizzato, pur essendo a pochi chilometri dalle più importanti città del Nord d’Italia. Immersi nel silenzio. Passeggiando per sentieri desolati dove non si incontra anima viva. Attraversando miriadi di alpeggi abbandonati da decenni, ricoperti dalla vegetazione, come resti di un’antica civiltà ormai perduta.Il documentario vuole testimoniare queste sensazioni. Attraverso riflessioni sulla condizione umana e sul rapporto, sempre più labile, tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. Pensieri che si estendono alla ricerca di quei luoghi dove l’essere umano può trovare la propria essenza (e la Val Grande ne è un ottimo esempio), alla riscoperta del camminare, dell’andare, anche senza bisogno di una meta, di una destinazione. Il viaggio in sé, non come strumento per raggiungere un posto. Forse un modo per indagare se stessi.
Attraverso poi le testimonianze di chi questo luogo lo conosce bene, come gli abitanti dei paesi limitrofi che mezzo secolo fa popolavano gli alpeggi, o di chi lo frequenta abitualmente (come la forestale, le guide alpine o gli escursionisti), verranno approfondite le sensazioni che il silenzio e l’abbandono di queste terre comunicano; giungendo, infine, a sondarne gli aspetti spirituali e ascetici, lasciando spazio alla suggestione delle immagini e dei racconti.

Nicola Piovesan