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Note di regia del documentario "Draquila - L'Italia Che Trema"


Note di regia del documentario
Una mia amica - giornalista precaria in causa con la RAI - un giorno mi dice: “Ho conosciuto un signore che racconta storie stranissime su L’Aquila. Non ho capito molto di quello che diceva, ma gli ho detto di parlare con te perché questo è il genere di cose che ti interessano”.
Incontro il signore e in effetti le cose che dice mi impressionano.
Era Luglio e a breve sarebbe iniziato il G8. La città era sotto assedio e andarci significava farsi fermare da ogni arma dell’esercito ogni tre metri. Quindi me la prendo comoda e aspetto che passi. Un giorno, dopo uno spettacolo, partiamo da Arezzo in tre. Tre donne, ci tengo a precisare. Abbiamo passato una serata bellissima in un campo autogestito. Mi hanno offerto l’imitazione di un loro professore in cambio di un Berlusconi a L’Aquila. Finito il cerimoniale hanno cominciato a raccontare. La cosa che mi ha colpito è che tra loro era dato per scontato che i soccorritori fossero in realtà degli invasori. Non i volontari che lo fanno col cuore. Non i Vigili Del Fuoco ma quelli della Protezione Civile. Quelli del Dipartimento Nazionale. Il giorno dopo alla Carispaq (La Cassa Di Risparmio della Provincia dell’Aquila) nella sala riunioni, unico punto in città dove si possano fare assemblee, il PD ha convocato un minicongresso. È finito il G8 e loro si sono autobattezzati G1000. Franceschini e Bersani stanno facendo la campagna per le primarie e ci sono tutti e due. Dice per dare un segno. Franceschini sembrava un tacchino, in estasi per il fatto che sia pure ancora per poco squillava il cellulare e lo invitavano nei talk show. Bersani, nel suo intervento, con quei modi simpatici da emiliano, dice: “…che poi se andiamo a vedere qui la costituzione viene rispettata così così…”. Non sembrava una cosa gravissima a sentirlo, però insomma…una cosa da tenere sotto osservazione. E così ho fatto: ho cominciato ad osservare quello che succedeva. C’era una popolazione per lo più di anziani e una buona parte di famiglie affrante sì, ma convinta che nella disgrazia non gli poteva andare meglio. E una popolazione che mugugnava impaurita e sospettosa. Qualcuno di questi partecipava a comitati cittadini e si affannava a parlare nel vuoto. Intanto il governo del fare faceva. Faceva le case. Il Presidente della Regione Chiodi invitava a riflettere i giovani dei comitati che nessuno aveva avuto una statua per la critica, le statue le fanno a quelli che fanno non a quelli che criticano. Solo un giovane professore universitario ha cominciato una frase per controbattere che poi non ha finito. Nessuno ha replicato che se vogliamo perfino i crocefissi sono statue alla critica. Alcuni dei ribelli dicevano: “Qui si sta facendo un esperimento. Quello che succede qui è quello che vogliono che succeda in tutta Italia. Mi sono fatta suggestionare e ho provato l’emozione di scoprire dal vivo quello che tutta Italia oggi sta scoprendo sui giornali. Quello che venivo a sapere sulla Protezione Civile mi sembrava enorme, incredibile. Da nove anni si sta sviluppando una sorta di stato parallelo senza che l’opinione pubblica ne sapesse nulla. Incredibile che nessuno si fosse accorto che c’era una sorta di esercito in mano alla Presidenza Del Consiglio, con licenza non di uccidere ma di spendere, di dare, di assumere senza concorso di andare in deroga a tutte le leggi, di autorizzare costruzioni abusive, di elargire fondi extra al Vaticano. La cosa più difficile in questo lavoro è stata credere che davvero le cose avessero raggiunto questo stadio di anarchia, di arbitrio. Decine di volte ho pensato che l’avversione per il berlusconismo mi stesse facendo autoconvincere di fandonie. I terremotati erano tutti molto grati al Premier, sembrava che non ci fossero margini per la discussione. Invece poi sono scoppiati gli scandali e quello che avevano intuito, che anche i giornalisti locali avevano ricostruito, è diventato di dominio pubblico. Quello che, per qualche misteriosa ragione, nessuno poteva dire, l’argomento tabù, è stato sdoganato. È stato sventato, forse o in parte, un colpo di stato fatto di cavilli, di due righe infilate in decreti in cui si parla di tutto in modo indecifrabile spesso anche per i quelli tra i parlamentari che sanno leggere.
Pertanto,
A latere delle considerazioni di carattere politico amministrativo idrogeologico e di compatibilità ambientale:
Visti gli articoli 57,5859, 12 e 12 bis
In deroga alle norme che vincolano la consequenzialità, che proteggono l’analisi logica e quella grammaticale, le norme dell’educazione, del rispetto degli anziani e dei minori, in deroga alle leggi di gravità e alle successive modifiche, in deroga al divieto di ubiquità, onnipresenza veggenza e teletrasporto molecolare e successive modifiche…
Ho chiuso il montaggio di questo film che poteva andare avanti all’infinito. Mettere insieme collegare quello che è successo ha sconvolto me mentre lo facevo e rivedevo e giravo attorno alle stesse cose mille volte. Immagino che per chi lo vede tutto insieme sia un bel cazzotto. Mentre ero lì mi dicevo che comunque un documento di quello che sta succedendo è utile. Sarà utile a qualcuno.
Non so se per cambiare o per gli extraterresti che vorranno sapere come siamo finiti.
Non so se possiamo cambiare.
Non so se siamo ancora una nazione o ci legano solo una rete di ricatti e di calcoli da coatti.
Ho gridato finché mi sembrava che ci potessimo fermare.
Come quando vedi uno che si sta per buttare dal ponte.
Quando poi l’ha fatto non c’è più motivo di agitarsi.
Ho scoperto di amare il mio paese.
Mille volte mi sono commossa mentre scrivevo e sta succedendo anche adesso. Non so se c’è ancora qualcosa da fare. Vorrei che chi guarda il film riflettesse su cosa abbiamo scambiato in cambio di cosa. Anche se ci fosse un lieto fine ci vorrà tanto tempo per ricostruire l’Italia, almeno tanto quanto ce ne vorrà per ricostruire L’Aquila. Una città immaginata da Federico II per contrapporsi alla Roma corrotta. L’Aquila che è stata buttata giù da tanti terremoti e che è sempre stata ricostruita, sta volta se la deve vedere con qualcosa di molto più feroce.

Sabina Guzzanti