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La musica di Napoli nel documentario "Passione" di John Turturro


E' stato presentato, fuori concorso, il film del regista italo americano John Turturro, Passione. Il film è stato definito dallo stesso regista un’avventura musicale tutta italiana (anzi, napoletana) con un cast ricchissimo che va da Peppe Barra a Raiz, ex leader degli Almamegretta, gruppo di punta dell’ondata musicale napoletana degli anni ’90 che ha unito lingua e tradizione napoletana a influenze elettroniche, dub e funky.


La musica di Napoli nel documentario
Passione di John Turturro è un film colorato e passionale, nel senso che ha sviscerato l’amore che il regista nutre per l’Italia e, in articolar modo, per Napoli. Il film è stato prodotto da Rai Cinema, Istituto Luce e Regione Campania e vede la partecipazione, tra gli altri, di Avion Travel, Pietra Montecorvino, Massimo Ranieri, Lina Sastri, Angela Luce, Peppe Barra, Raiz, James Senese, Fiorello, Enzo Avitabile e, voce storica della Napoli moderna, Pino Daniele.

John Turturro ha spiegato durante la conferenza stampa di essere molto legato e molto affascinato da Napoli e dalla Campania e ha definito la città il più grande Juke-box del mondo. Napoli per lui è la patria della canzone, con una tradizione secolare alle spalle che unisce la realtà alla leggenda e al mito delle muse. Il film segue un filo che si annoda attraverso cantanti, musicisti, poeti e personaggi reali o leggendari e che racconta senza cliché o luoghi comuni una delle metropoli più incantevoli e controverse del mondo, una delle pochissime, secondo John Turturro, a essere in grado di incarnare il lato “ideale” della vita. Il regista scandaglia la città con occhio attento partendo dal Canto delle lavandaie del Vomero del 1200 alla canzone manifesto di Pino Daniele Napul’è alternando i ricordi alla ricostruzione. E, ancora, seguendo le voci della strada, la sceneggiata, il videoclip, le voci del passato che si fondono con le sperimentazioni di Raiz e degli Almamegretta, la verve di Fiorello, le interpretazioni della Montecorvino e Massimo Ranieri. Sono tante le voci della musica napoletana e tanti i temi toccati nei testi, dall’amore alla gelosia, dal sesso alla protesta, fino all’immigrazione e al rispetto delle tradizioni.

Lo sguardo di John Turturro, così come il suo carattere e le sue maniere, è semplice, ma complice, curioso, attento e passionale e, soprattutto, interessato alla poetica delle melodie e alla loro capacità di rappresentare un mondo e di arrivare dappertutto nel mondo. La cultura, e quindi la musica, napoletana è internazionale, pur mantenendo la sua dimensione popolare. Anzi, a questo proposito, John Turturro ha spiegato che non bisogna rifuggire le culture e le forme popolari anche quando cadono negli stereotipi, come nel caso di Napoli, del sole, pizza e mandolino. Elementi evitati e nascosti per tanto tempo, forse troppo, e che andrebbero rivalutati secondo lui. Napoli è tante cose: orgoglio, dramma, ironia, energia, cartolina, sentimento. E ancora, intelligenza, cuore, sensualità, riso, pianto. Da sempre tutto ciò si estrinseca nella canzone napoletana. Dal disco a 78 giri fino al cd, anzi, alla sua morte, al tempo di internet. Raiz (amato perfino dai Massive Attack) si è dichiarato felice quando si può concedere un caffè da Ciro a Mergellina e Peppe Barra ha detto di essere uno dei pochi rimasti ad abitare a Napoli perché non ce l’avrebbe mai fatta a lasciare la sua città. John Turturro ha detto anche di amare la musica napoletana al punto che (anche per preparare il film), a casa sua negli ultimi due anni si è sentita solo musica napoletana di qualunque tipo e ha sottolineato l’interesse verso le nuove forme di contaminazione, graffianti incontri di culture solo nominalmente straniere, come quella araba e sudamericana, da sempre sonorità confuse con quella partenopea. Nota divertente in conferenza stampa: a Peppe Barra è squillato il cellulare dimenticato acceso con una simpatica suoneria che non riusciva a spegnere.

In conclusione, bravo John Turturro, definito dal cast “un papà” mentre lui adesso vuol farsi chiamare Giuà (Giovanni in napoletano).

04/09/2010, 23:30

Claudia Verardi