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"L'Estate di Martino": sulla spiaggia nell'estate delle stragi


Un film low budget ma anche low profile quello di Massimo Natale. "L'Estate di Martino" è tratto dalla storia "Luglio 80" di Giorgio Fabbri, vincitore del Premio Solinas 2007, ed è tutto ambientato su una spiaggia militare della Puglia. Il quattordicenne Martino vive la sua prima estate da grande, incontra un anziano militare americano che gli insegna il surf e la sua prima ragazza con cui vorrebbe avere una storia d'amore.
Oltre alla storia prevedibile, tranne che per l'epilogo, il film mostra i suoi limiti nella confezione. L'ambientazione, malgrado lo spazio aperto all'infinito, risulta asfittica e ripetitiva e i dettagli sono troppo rari per trasportarci nel 1980. Fotografia, facce, acconciature, costumi (quasi esclusivamente da bagno), accessori, ma anche comportamenti e dialoghi non fanno nulla per darci l'idea del periodo, malgrado la storia si svolga tra la strage di Ustica e quella di Bologna, due eventi cardine di quel momento, capaci da soli di darci le giuste sensazioni storiche.

La fotografia (di Vladan Radovic) appare senza uno stile preciso e troppo accademica. Magari la scelta di una pellicola diversa, o un trattamento per renderla coeva, avrebbe dato una mano anche alla credibilità dell'ambientazione.
I costumi (da bagno) di Alessia Condò sembrano più anni 90 (allora si usavano gli "speedo" e non i bermuda) come le acconciature e le facce degli attori. Non basta essere spettinati o avere i capelli lunghi e sporchi per sembrare appena uscito dagli anni 70, come non basta cantare "Bella Ciao" con la chitarra sulla spiaggia contrapponendola a una più leggera canzone di Edoardo Bennato. Alla voce "scenografia" sarebbe stato meglio scrivere "Madre Natura" piuttosto che Sabrina Balestra, dal momento che si vede solo una spiaggia e il letto di un bambino. La domanda è se si conosce la differenza tra scenografo e arredatore, qualifica che, con tutti i limiti del film, sarebbe stata in questo caso più appropriata.

Il film di Massimo Natale, prodotto dalla Movimento Film, è stato finanziato dal Mibac, dall'Apulia Film Commission e da RaiCinema; insomma un bell'impegno produttivo pubblico che sinceramente non si riesce a percepire nel film se non per la presenza dell'attore americano Treat Williams, nei panni del Capitano Clark, e nel "costume" dell'insegnante di surf. Appare evidente che per riuscire a mettere insieme in Italia un gruppo produttivo del genere, si debba scendere a troppi compromessi che in altri paesi sarebbero costruttive collaborazioni. Con le rispettive conseguenze sulla riuscita dei prodotti.

04/11/2010, 14:18

Stefano Amadio