Fondazione Fare Cinema
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"Francesco Nuti...e vengo da lontano": la
brillante carriera dell'attore toscano


"Mi spiace non poter essere lì con voi a festeggiare il mio cinema, ma non sono ancora forte come vorrei, anche se negli ultimi due anni sono molto migliorato e sento che prossimamente sarò pronto a tornare". Le parole sono quelle di Francesco Nuti, la voce commossa di chi le ha lette dinnanzi al pubblico del Festival Internazionale del Film di Roma appartiene alla compagna di vita Annamaria Malipiero.

Se ad aprire questa quinta edizione della kermesse capitolina era stato il documentario sull'attore comico, e verso fine carriera malinconico, Ugo Tognazzi, a chiuderla è stato un ritratto di Mario Canale sul “malincomico” toscano, “Francesco Nuti...e vengo da lontano”. Il film ripercorre attraverso immagini di repertorio, mescolate ad interviste ad amici e colleghi, la brillante carriera di un attore e regista, in origine destinato a fare il calciatore, innamoratosi dello spettacolo dopo una casuale esperienza teatrale. La stella dell'autore più pagato del cinema italiano a cavallo tra gli anni '80 e '90, si è affievolita fino quasi a spegnersi nel corso degli ultimi dieci anni, ma nonostante il “velo di silenzio”, voluto forse da certe istituzioni, il documentario ricorda allo spettatore che Francesco anche se malconcio, è ancora vivo. Il pregio del lavoro di Mario Canale, definito dallo stesso Nuti "un amico devoto sempre presente nella mia vita", sta nella leggerezza con cui è riuscito a raccontare la parabola discendente di un attore, la cui intelligente comicità manca da ormai troppo tempo al grande pubblico. Nel finale, Nuti guarda fisso in camera e intonando il “Nessun dorma” grida “all'alba vincerò”, poi fa il verso dell'anatra, come a voler ricordare che è sbagliato prendersi troppo sul serio. Oggi Francesco ne è consapevole, lavora ad una raccolta di brani musicali, composti con l'amato fratello Giovanni, che conterrà degli inediti ed è tornato a sorridere, aspettando il momento giusto per far far tornare a sorridere anche noi.

05/11/2010, 19:00

Antonio Capellupo