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"Il Padre e lo Straniero": Il percorso di
un uomo che non riesce ad appassionare


Ricky Tognazzi affronta troppi argomenti senza approfondire, e il film con Alessandro Gassman e la Kseniya Rappoport finisce per sembrare uno sceneggiato per la TV.


Rai Uno, prima serata. Malgrado sembri questa la sua collocazione più consona, "Il Padre e lo Straniero" esce nelle sale. Il film di Ricky Tognazzi, presentato Fuori Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, appare infatti pensato proprio per il passaggio televisivo. La fattura è professionale ma gli argomenti sono affrontati in maniera troppo semplificata, con le tematiche stereotipate e quelle che dovrebbero essere ombre (non tutto è come appare) sono luci al neon forti e prevedibili.

L'incontro con il "diverso" con il "non conosciuto" è al centro della trama; sia esso un figlio disabile sia uno straniero dai mille misteri (entrambe le vicende nel titolo). Le situazioni sviluppate nella sceneggiatura di Giancarlo De Cataldo, Graziano Diana, Simona Izzo e Ricky Tognazzi, non riescono ad appassionare e coinvolgere, con i viaggi nel "mondo arabo" che non dissolvono i dubbi sulle vere ragioni di tanta diffidenza e incomunicabilità.
Poco incisivi gli attori principali, alla ricerca di una interpretazione che renda i personaggi "nella norma". Raramente ci riescono, e più che normali i personaggi risultano assenti. Bravo Leo Gullotta nel ruolo dell'agente segreto "cattivo", diverso dal solito e dunque motivato e imprevedibile.

Comprensibile l'intervento finanziario di Rai Cinema che se va male in sala, almeno mette in cassa uno sceneggiato di due puntate da "prime time"; meno comprensibile il contributo del Ministero che dovrebbe stare più attento alle sceneggiature e meno ai nomi della locandina.

16/02/2011, 17:14

Stefano Amadio