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Note di regia del film "Faccio un salto all'Avana"


Note di regia del film
"Faccio un salto all’Avana" ha una grande qualità, nell’idea e sullo schermo: la semplicità. La semplicità di un film per tutti, dove ognuno trova il suo angolo di interesse.
La semplicità di un racconto vero,dove con gli occhi di Fedele abbandoniamo una vita di paradossali costrizioni e status sociale per immergerci in un mondo di colori, di ritmo, di genuina malizia di cui è permeata l’Avana, e tutta Cuba.
L’aspetto che più mi interessa del film si manifesta nella possibilità di raccontare la conversioni dei tre personaggi, Fedele, Vittorio e Almadedios con estrema leggerezza, sottoforma di commedia adatta a tutti.
In me, nei produttori, nel cast c’è sempre stata la volontà di evitare accuratamente cliches da cinepanettone (o meglio cinecocomero), di perseguire un racconto vero, di non mostrare una serie di gag, correndo il rischio di dover interessare il pubblico, oltre che di intrattenerlo.
La messa in scena del film è sempre stata tesa a liberare i miei tre diversissimi protagonisti, a farli muovere nello spazio senza costrizioni di luce o di mezzi pesanti, ma seguiti sempre con stile quasi documentaristico a volte, con la macchina da presa che si muove con gli attori, con piani sequenza inusuali per questo genere di film, proprio per rendere un viaggio vero, per stare accanto ai personaggi, e non mostrare una serie di quadretti più consoni alla comica, più che alla commedia.
Uno degli aspetti più incredibili che Cuba ci ha regalato è stata la possibilità di girare in mezzo alla gente vera, di poter liberare i due attori in un inseguimento divertente e sfrenato nel bel mezzo di migliaia di persone in un vero mercato cubano, tanto per fare un esempio.
Enrico e Francesco, o meglio Fedele e Vittorio sono una coppia di fratelli improbabile e cosi assolutamente naturale nel loro relazionarsi, ci regalano risate e riflessioni, affanni e fisicità autentiche, a tratti mi ricordano le coppie di film anni 60, con un sottile modo di far ridere che si esprime a volte anche in esternazioni vigorose. Uno strano mix.
Almadedios poi ci stupisce con la sua semplicità, carica di sensualità mai ostentata, ma sempre vissuta, proprio come la maggioranza delle donne di quel paese, capaci di portarti via con un solo sguardo.
Poi ci sono gli altri personaggi, Barbara la segretaria, svampita ed improbabile, le mogli Laura e Annaclara, il duo Gianni -Walter, il commendator Siniscalco e l’avvocato misterioso, il resto dei personaggi cubani, tutti quanti con i quali ci siamo impegnati a non stereotipare, a non trattare le loro apparizioni solo come un contorno della vicenda principale, ma a dare ad ognuno di loro delle caratteristiche ben precise, nel bene e nel male.
Grande attenzione è stata data anche alle musiche e alla fotografia, anche qui abbiamo voluto osare un po’, creando una colonna sonora che non tradisce la commedia e i ritmi cubani ma che ha un suo carattere preciso, un’emozione scelta, cosi come la fotografia e l’uso dei colori nel film, tesi a rendere Cuba incantevole come è, colorata, calda e brillante, ma mai sottoforma di poster da agenzia di viaggio.
Un’ ultima considerazione riguarda la recitazione, e un plauso al coraggio degli attori e alla troupe nel lavorare su un testo e adattarlo continuamente, a volte improvvisando totalmente, alla realtà che vivevamo ogni giorno sul set. Un set difficile, caldo, multilingue, a volte apocalittico nei suoi temporali, ma stimolante grazie al lavoro di tutti, sempre pronti a cambiare ogni cosa, dagli attori protagonisti al runner, ecco perché molti dei momenti più divertenti o interessanti del film sono nati in quel preciso istante, due minuti prima di dare l’azione, e portano con se un’inaspettata genuinità.

Dario Baldi