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Festival di Cannes 2011: "Bonsai", un film
in bilico tra ricordi e finzioni


Presentato a Cannes nella sezione "Un Certain Regard" il film del regista cileno Cristián Jimenez.


Festival di Cannes 2011:
"Bonsai" di Cristián Jimenez è uno dei rari film cileni presenti a Cannes e l’unico inserito nella sezione "Un Certain Regard" della Selezione Ufficiale. La pellicola è l‘adattamento del libro del romanziere e poeta Alejandro Zambra uno dei più quotati giovani scrittori dell’America latina. Il romanzo, di 90 pagine, è stato definito “leggero e complesso al tempo-stesso” e la stessa cosa si può dire del film.

Julio, eterno studente brillante e di bell’aspetto, alla fine anche docente e scrittore vive due storie d’amore: la prima con Emilia, sua compagna di università, la seconda con Blanca appassionata di letteratura. I due amori “calienti” tra realtà e letteratura, tra biblioteche e discoteche, tra Proust, autore onnipresente, e Flaubert, sono filmati accuratamente e con una certa maestria tecnica però non in sequenze cronologiche, ma in sequenze parallele e ciò complica notevolmente l’esatta comprensione dei fatti e rende questa pellicola, di tematiche giovanili, non di facile lettura. Se ne apprezzano degli episodi, però l’insieme non è comprensibile. La fine del primo amore, quello con l’affettuosa e comprensiva Emilia non ha spiegazioni, come anche la sua morte dovuta ad un presunto suicidio. I personaggi, a parte Julio, non hanno spessore, sono unicamente immagini. Bonsai è troppo letterario e soprattutto troppo intriso di un “proustianismo” mal digerito. Né Emilia né Blanca sono “les jeunes filles en fleurs” create dall’autore di "A la recherche du temps perdu". Sono eroine reali e amanti carnali che non vivono unicamente di letteratura. Julio spaesato e sognatore è un intellettuale che attraverso i loro amori più che attraverso i libri trova il senso della vita.

Perché poi Bonsai ? Anche ciò è poco chiaro.
Nel libro questo titolo ha un significato, ma nel film no. Vi sono solo speculazioni intuitive: la struttura del film, in bilico tra ricordi e finzioni è tanto fragile quanto l’architettura delicata di un bonsai.

16/05/2011, 15:48

Martine Cristofoli