Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "La casa nel vento dei morti"


Lo spunto di questo film nasce da un desiderio di voler valorizzare il territorio in cui sono nato e cresciuto e in cui mi piacerebbe continuare a vivere e a far cinema.
Ho cercato di dar vita ad una storia che potesse essere in qualche modo riconducibile ad un periodo storico che ha segnato in maniera profonda questo territorio e la sua popolazione.

Dopo approfondite ricerche ed una lunga raccolta di testimonianze e tradizioni, ho rielaborato la realtà storica aggiungendo alcuni elementi di finzione dati dalla mia grande passione per il cinema di genere.

Rispetto al mio primo film, in cui erano protagonisti la metropoli e il mondo razionale, in questo prevalgono la natura, le passioni e l’istinto di sopravvivenza. Dal noir si passa ad una deriva horror.

Le Location
Per l’ambientazione viaggiamo dal Parco di Isola Giarola ai pioppeti della bassa parmense, alle colline del Baganza, fino ad arrivare ai Salti del Diavolo.
Questo passaggio viene sottolineato da un crescendo di tensione e da un passaggio di luce. Dal giorno delle Rive del Po si passa alla notte nelle colline tra Calestano e Berceto. Dagli spazi che si perdono fino all’orizzonte, ci ritroviamo in un finale claustrofobico.

Il paesaggio è di fatto il protagonista del film. La natura nelle sue molteplici sfaccettature viene quindi ripresa in modo quasi ossessivo tanto che l’uomo diventa un elemento complementare.

Infine una componente fondamentale che accompagnerà il viaggio dei nostri protagonisti è messa in evidenza dal sonoro caratterizzato da un lento ma inesorabile crescendo di inquietanti rumori della natura che solo nel finale troverà la quiete nel placido soffio del vento.

Francesco Campanini