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Note di regia del documentario "In Attesa dell'Avvento"


Note di regia del documentario
Saranno necessari decine di anni, forse secoli, per ripulire le terre del Sud appestate dai rifiuti tossici che le industrie padane vi hanno riversato ingaggiando e pagando i loro amici e manutengoli mafiosi… I figli pagheranno per l'avarizia di stranieri ingordi e per la viltà di padri immemori degli avi loro, di coloro che difesero eroicamente la terra in cui erano nati, le case, le donne, i fanciulli, gli averi dagli stranieri invasori, dando la vita, subendo l'onta del vincitore e la dannazione della memoria.”
Nicola Zitara, 11 ottobre 2008

1861 – 1971 – 2011. Le date ci interessano poco eppure ci son momenti in cui la storia si concentra, i momenti delle rivoluzioni e delle reazioni.
Il 1861, sicuramente; la guerra di conquista fatta in nome della libertà; la nascita del capitalismo italiano come inizio di un processo permanente di mortificazione del meridione. Così, di salto in salto, all’indomani della liberazione lo stato della Repubblica sparava sui braccianti in lotta per un futuro nuovo, liquidando quest’altra occasione storica e lasciando due sole possibilità alle masse meridionali: emigranti o briganti. E sono proprio gli emigranti al nord che nutrirono le spinte più avanzate della lotta operaia nello sviluppo, mentre i briganti al sud vomitavano per le strade la rabbia popolare.
Il 1971, Reggio in rivolta, Reggio fascista. Di nuovo l’intervento straordinario e i megainvestimenti concentrati, ovvero: nuove occasioni di profitto pubblicamente finanziato per il capitale nazionale, grandi possibilità di sviluppo per l’imprenditoria mafiosa in via di consolidamento, nessuna possibilità di sviluppo reale per un territorio i cui problemi venivano così cronicizzati, con gravi conseguenze in termini di inquinamento e ulteriore disarticolazione delle economie locali, le condizioni di vita inesorabilmente peggiorate. Lo sviluppo del sottosviluppo come risultato. Dalla stessa storia nascono profonde cicatrici, come il porto di Gioia Tauro, per la cui realizzazione un intero abitato dal nome utopico di “Eranova” fu raso al suolo, insieme alle coltivazioni di agrumi e ulivi secolari, con gli abitanti deportati e la memoria di un luogo per sempre dispersa. E che in ogni caso, anche per il breve periodo della sua parabola gloriosa, non ha portato sviluppo ma solo grandi profitti per chi lo gestisce, e molto sfruttamento per i lavoratori impiegati, criminalizzati e repressi appena si organizzano per far valere i propri diritti. E dal porto prende inizio il film, come paradigma della promessa che per decenni ci ha condannati all’attesa dell’avvento, la stessa promessa che oggi condanna centinaia d’operai sul lastrico, perché anche questa cattedrale smette oggi ogni utilità per il capitalismo nazionale e internazionale, che sceglie i porti del nordafrica per maggiore convenienza e sfruttamento e quelli del norditalia per maggiore peso e guadagno politico del nostro governo. Di nuovo lo stesso dilemma per le masse calabresi: emigranti o briganti. Con la sola differenza che l’unico brigantaggio oggi in essere resta sussunto alle violente ed autolesionistiche spire del potere Mafioso che non sembra lasciare più possibilità alcuna alla rivolta. Eccolo qua l’avvento, eccola qua, oggi, in Calabria, l’Italia, l’Unità. Oggi, che su tutti i giornali si può leggere che la 'ndrangheta è una multinazionale ma nessuno dice che noi muoriamo di ‘ndrangheta fratelli contro fratelli mentre i capitalisti con la pistola investono al nord i propri capitali. Di nuovo sul nostro sangue la ricchezza che aumenta altrove: a noi il piombo rovente, al nord i capitali. Calabria come periferia, colonia, disastro della modernità industriale in cui sono evidenti i segni dell’apocalisse in corso. Questo l’unico avvento ed è già in atto, attenderlo non ha più senso. Ché sia fine dei tempi o pienezza degli stessi, tragica conclusione o nuovo inizio, sta a noi determinarlo.
“In attesa dell’avvento” è lo scritto di apertura di un libro di Nicola Zitara. A lui, al suo pensiero di meridionalista, dedichiamo questo piccolo film che rappresenta il momento di concentrazione che precede un lungometraggio contro il Risorgimento.

Arturo Lavorato e Felice D’Agostino