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THIS MUST BE THE PLACE: Sean Penn, la popstar
"dark" che torna ad essere bambino


Dopo il festival di Cannes, il 14 ottobre arriva nelle sale italiane il nuovo film di Paolo Sorrentino. Un lavoro internazionale al di là di interpreti e ambientazione, testimonianza che anche gli autori italiani sono in grado, non solo di lavorare all'estero, ma anche di pensare storie più grandi. Oltre a un perfetto Sean Penn, Frances McDormand, Judd Hirsch, Harry Dean Stanton e un gruppo di attori ideali e credibili nel ruolo, fanno di "This must be the Place" un film da non perdere


THIS MUST BE THE PLACE: Sean Penn, la popstar
Sean Penn nei panni della popstar Cheyenne
Cheyenne non canta più. Da quando le sue canzoni "dark", scritte per vendere tonnellate di dischi, hanno spinto al suicidio due ragazzi. E Cheyenne da quel momento ha smesso di crescere, o forse è tornato bambino in cerca d'innocenza dopo aver ucciso a distanza, impunemente, come con un fucile di precisione. Non beve, non fuma, non si droga e va vestito e truccato come quando era una star del pop.

"This must be the Place" è un film di formazione, solo che il ragazzino da formare ha cinquant'anni. Paolo Sorrentino racconta questo cambiamento attraverso il passaggio di un testimone tra padre e figlio: la ricerca di un criminale nazista.

Uno Sean Penn magnifico, dal look ormai improbabile di un Robert Smith dei The Cure, attraversa così l'America sulle tracce dell'aguzzino di Auschwitz che il padre ha cercato per tutta la vita. Forse non lo troverà mai, forse è morto di vecchiaia, di certo, il viaggio, lo aiuterà a trovare se stesso.
E basta poco; non servono grossi traumi, esperienze profonde o incontri folgoranti. Basta avere un obiettivo, guidare in silenzio su un'autostrada deserta e conoscere persone "normali" nel mezzo della loro esistenza. Fino a trovare il risultato della propria ricerca.

Raccontato con la consueta padronanza del mezzo cinematografico, i grandi movimenti di macchina e una colonna sonora dedicata a chi negli anni 70-80 sentiva The Cure, Iggy Pop o i Talking Heads, "This must be the Place", che proprio da una canzone del gruppo di David Byrne prende il titolo, non è sicuramente un film italiano. E la bravura di Paolo Sorrentino è proprio quella di metterci niente del nostro paese, a parte una breve citazione su Napoli, così da renderlo assolutamente internazionale.

Come sempre la colonna sonora è importante e qui fa tornare alla mente dello spettatore (dell'età giusta) quella spensieratezza che è argomento importante del film. E l'espressione di Cheyenne che ascolta "This must be the place" cantata sul palco dall'amico e collega David Byrne, racconta perfettamente il ricordo di quell'età che tutti hanno il diritto di vivere e poter rimpiangere.

05/10/2011, 13:22

Stefano Amadio