Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

FESTIVAL DI ROMA Laura Betti e l'amore per Pasolini


Presentato tra gli Eventi Speciali "La passione di Laura", documentario d'esordio di Paolo Petrucci che rende omaggio alla “giaguara” del cinema italiano.


FESTIVAL DI ROMA Laura Betti e l'amore per Pasolini
Laura, la bambina triste che non ride mai, "perché non c'è niente da ridere". Laura, la donna vulcanica e l'attrice multiforme. Istrionica e appassionata, ma anche ombrosa, impulsiva, facile all'ira. Coltissima e ironica, per Pasolini "era una tragica Marlene, una vera Garbo" che si era "messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda".
Con "La passione di Laura" presentato nella sezione Eventi Speciali del Festival Internazionale del Film di Roma, Paolo Petrucci dedica un omaggio toccante alla Betti, restituendo il giusto spessore alla straordinaria figura di attrice e, ancor prima, di donna fuori da ogni schema.

Petrucci, al suo esordio alla regia, offre un'ottima prova, ripercorrendo la vita e la carriera della Betti: l'infanzia infelice a Bologna, la fuga verso Roma, l'incontro con poeti, scrittori e registi, personaggi che ne hanno segnato il percorso umano e artistico. Con la sua dolce irruenza, fece innamorare molti membri di questa "intellighenzia", che scrissero per lei le prime canzoni, quelle che segnarono il debutto come cantante jazz nel 1958 e che le fecero guadagnare la fama di “cantante degli scrittori”.

Poi, il passaggio al cinema, dove lavorò per Rossellini, Bertolucci, Bellocchio, fino all'incontro fatale con Pier Paolo Pasolini. La grande affinità artistica fra i due fu evidente fin da subito e il regista le ritagliò ruoli importanti, come quello della serva Emilia in “Teorema”, che le valse la Coppa Volpi come miglior attrice a Venezia. La prima di una lunga serie di interpretazioni memorabili, che contribuirono ad accrescere la fama di attrice.
Un lungo sodalizio il loro, un rapporto profondissimo che, nel film di Petrucci, appare come un'autentica storia d'amore, impossibile, irrealizzabile e, dunque, perfetta.

In seguito alla morte di Pasolini, la Betti visse fino alla fine dei suoi giorni preservandone la memoria. Non credette mai alla versione ufficiale del suo omicidio, e lo ribadì per molti anni. Creò il Fondo Pasolini, che curò per oltre 25 anni, promuovendo retrospettive, convegni e recital ,restituendo alla sua figura di artista e di poeta una centralità dovuta nel dibattito culturale italiano, ma che l'onta di una morte mai chiarita e offuscata dalle sue particolari circostanze aveva tragicamente messo in ombra.

30/10/2011, 12:40

Lucilla Chiodi