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"Confini": le storie dei nuovi "Frontaliers" italo/svizzeri


Esistono ancora i confini nella vecchia Europa e da chi sono attraversati? A questa domanda risponde il documentario "Confini" di Fabrizio Albertini, un "road-movie" in bianco e nero interamente girato su tre automobili guidate da altrettanti "Frontaliers", che quotidianamente compiono il percorso Italia-Svizzera-Italia per recarsi al lavoro.

"Confini" è costituito da tre interviste: una ad un membro dell’associazione dei frontalieri del Verbano, l'altra ad una ragazza che assembla macchine di precisione e contemporaneamente studia da pilota d’aereo, e l'ultima ad un ragazzo che fa il muratore in Svizzera, perché là il tenore di vita e gli stipendi sono molto più alti che in Italia. In tutti e tre i racconti emergono storie di contemporaneità, dove la crisi economica e la mancanza di lavoro porta i nostri concittadini ad emigrare quotidianamente come facevano i nostri nonni decenni fa. Non sembra per niente cambiato questo tratto di strada, dove la frontiera rappresenta un elemento di passaggio non solo fisico, ma anche mentale ed economico verso una parte di mondo "migliore" della nostra. Tra i "Frontaliers" c'è anche lo stesso regista, la voce fuori campo che accompagna la narrazione, ripresa da dietro all'interno di una quarta automobile.

Per concludere, "Confini" è un'opera tecnicamente riuscita con inquadrature molto curate nei dettagli dove la scelta stilistica del bianco/nero rende ancora di più l'idea di passaggio ad un'altra dimensione. Inoltre, la narrazione non scende mai nella banalità, ma si limita a riportare i racconti, senza moralismi o falsa retorica, in cui era facile cadere nel momento della descrizione dei nostri cugini ticinesi d'oltralpe.

10/03/2012, 19:00

Simone Pinchiorri