"Non si deve morire per vivere", mai.
L'
IPCA - Industria Piemontese di Colori di Anilina di Cirié, paese in provincia di Torino, è stata responsabile negli anni '60-'70 di circa 200 morti tra i suoi operai per le esalazioni di sostanze tossiche e per le insicure condizioni di lavoro.
Daniele Gaglianone nel suo documentario "Non si deve morire per vivere" ne ricostruisce la storia, e lo fa con
tre interviste: quelle "istituzionali" ai figli degli ex-operai Benito Franza e Albino Stella, la cui la testimonianza coraggiosa e tenace lotta rese pubblica la malattia contratta sul luogo di lavoro, e determinò il processo - e la condanna, la prima in casi simili - all'azienda.
La terza, la più coinvolgente, è invece a
Paolo Randi, ex-dipendente IPCA dal '63 al '69, che conduce passo passo la camera del regista nei meandri dell'edificio, abbandonato da oltre 30 anni ma ancora (quasi) intonso.
E' un lavoro toccante ed efficace, in cui Gaglianone - pur restando "invisibile", ci sono solo alcune invenzioni nel montaggio a renderlo presente - ricostruisce
una pagina di storia recente troppo grave per essere taciuta, ma ancora troppo recente per esser raccontata con distacco.
Senza spingere sul dolore, ma anzi filmandolo con discrezione, "Non si deve morire per vivere" raggiunge il suo obiettivo.
07/03/2012, 10:42
Carlo Griseri