Se fossi costretto a scegliere il peggior film italiano di marzo, sarei indeciso fra "
Ti Stimo Fratello" e "
Buona Giornata". Per fortuna non ho dubbi sul più importante: "
Romanzo di una Strage" di
Marco Tullio Giordana.
La scelta dell'aggettivo “importante” non è casuale.
Nel 2000 da quotidianista come sono stato per quasi mezzo secolo, sono diventato un annalista (con due “n”) col "Dizionario dei film" Zanichelli. Come tale, ho il privilegio di avere più tempo a disposizione per farne una scheda.
Ho visto il film di Giordana soltanto una volta (come, credo, tutti gli altri che finora ne hanno scritto...) e soltanto dopo una seconda visione sarò in grado di approfondire e magari correggere le mie impressioni di spettatore.
Era un film difficile da fare. Non è facile nemmeno da giudicare. Da parte del regista e di
Petraglia/
Rulli, la stessa scelta di imperniare la narrazione sul commissario Luigi Calabresi protagonista, è carica di conseguenze. Sul “Corriere della Sera” ho letto l'intervista di Aldo Cazzullo a Mario Calabresi, direttore de “La Stampa” e figlio primogenito del commissario (25 marzo) e l'analisi che ne ha fatto Corrado Stajano (28 marzo).
Non conosco personalmente il primo, mentre sono da molti anni amico del secondo, per il quale ho un affetto pari all'ammirazione. Per entrambi ho molta stima, e ne condivido alcune perplessità. Ho due riserve da fare sul film. L'una riguarda Aldo Moro, interpretato benissimo da
Fabrizio Gifuni.
La bravura di quasi tutti gli interpreti è indiscutibile. Anche se quella piccola minoranza di italiani che continuano ad andare al cinema non ha ancora imparato ad apprezzare l'alto livello recitativo degli attori e delle attrici italiane nel primo decennio del 2000.
E Giordana, comunque, li sa dirigere.
A Moro, però, Ministro degli Esteri di allora, si è dato troppo spazio, facendone una figura oracolare, una sorta di santone un po' misterioso e storicamente discutibile, soprattutto per quel dossier sul carattere golpista e neofascista (veneto), che mostra a Saragat (
Omero Antonutti) che non ci fa una bella figura. Giustamente, forse.
L'altra riserva è complementare e concerne la parte finale, dove i tre autori hanno sbagliato per eccesso di fiducia nel librone “Il Segreto di Piazza Fontana” di Paolo Cucchiarelli, “ambiguo con fonti non verificabili”. Lo scrive Stajano e aggiunge: i ragazzi non avranno modo di capire dal film che giustizia non è stata fatta perché lo Stato non ha avuto la forza e il coraggio di processare se stesso.
Saranno pochi, temo, i ragazzi che vedranno "
Romanzo di una Strage", diseducati da quasi un ventennio di tv privata e pubblica, controllate da Berlusconi e dai suoi sodali. Eppure è un film che dovrebbe essere distribuito almeno nelle scuole superiori.
A proposito: per me il miglior documentario italiano di marzo è "
Mare Chiuso" di
Andrea Segre e
Stefano Liberti. Racconta la politica di respingimento degli africani che, in fuga da guerre e povertà, cercano di attraversare il Mediterraneo per approdare in Italia e in Europa.
E' un film onesto: lascia parlare i fatti. Anche quando intervista degli immigrati, non prevarica ne impone. Li lascia liberi. Onesto e sincero. Altro film da distribuire nei licei.
06/04/2012, 11:00
Morando Morandini