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"Noi Che Siamo Ancora Vive": la battaglia delle donne in Argentina


E' stato presentato questa mattina al Centro Congressi Giovanni XXIII, a Bergamo, il film-documentario "Noi Che Siamo Ancora Vive", di Daniele Cini inserito nella rassegna cinematografica del Festival Internazionale della Cultura Bergamo dedicata per il secondo anno consecutivo all’universo femminile.
Il film propone, infatti, attraverso una regia attenta e totalmente immedesimata con la battaglia delle donne sopravvissute alla dittatura militare argentina degli anni Settanta, una visione rievocativa delle desaparecidos. Il lavoro condotto dal regista, durato tre anni, si svolge a stretto contatto con alcune donne testimoni del processo a carico dei vertici dell’ESMA (Escuela Superior de Mecánica de la Armada) per la scomparsa di circa 30.000 persone. Appare evidente come il processo giuridico man mano si sia trasformato in un processo emotivo per un documentario toccante ed emozionante.

Un film dedicato, dunque, alle donne, e raccontato attraverso la loro voce: Daniele Cini, considerato uno dei piů importanti documentaristi italiani, segue attentamente le vicende di Norma, argentina residente a Torino, aggredita ai tempi da uomini armati, legata e trasportata in un bagagliaio d’auto alla “capucha” per poi essere torturata con corrente elettrica; Munů, anch’ella sequestrata per appartenenza ad un gruppo che aiutava disagiati; Estela, madre di desaparecido; Marta, ragazza all’epoca incinta, sequestrata il giorno del suo compleanno all’alba. Il regista decide di sottolineare, in quasi tutti gli interventi, i nomi di queste donne in contrapposizione con ciň che accadeva nei periodi di reclusione forzata dove un bieco numero sostituiva persino la loro identitŕ.
E a tal proposito Cini decide di raccontare l’attivitŕ che da anni svolgono le "Nonne", un’organizzazione che tenta di riagganciare i legami con i nipoti nati in quei drammatici anni.

"Con questa pellicola" – ha spiegato il regista Daniele Cini – "ho voluto raccontare non solo della vittoria processuale ottenuta con la sentenza del marzo 2007, che condanna i capi dell’organizzazione all’ergastolo, ma anche storie collaterali, quelle dei bambini nati da desaparecido e strappati dalle famiglie naturali al fine di imporre un’educazione diversa da quella «eversiva» delle vittime. Le storie drammatiche sono raccontate da donne che appartengono a tre diverse generazioni, quindi attraverso punti di vista differenti. Si tratta di una testimonianza importante, che in Argentina č diventata parte dell’Archivio della memoria internazionale".

26/04/2012, 18:41