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YURI ANCARANI - Dal Capo alla Piattaforma Luna


Il festival "Lo Schermo dell’Arte" di Firenze ha dedicato una retrospettiva al regista de "Il Capo", "Piattaforma Luna" e "Da Vinci".


YURI ANCARANI - Dal Capo alla Piattaforma Luna
I due cortometraggi proiettati all’interno de Lo schermo dell’Arte 2012 sono il primo ed il secondo capitolo di una trilogia di Yuri Ancarani sul tema del lavoro.

"Il Capo" ( 2010) è stato presentato alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia ed ha partecipato a molti festival internazionali. Il cortometraggio ha uno stile ed un linguaggio che si avvicina molto al documentario ma per l’assenza totale della parola e l’uso di ralenty si può accostare ad un lavoro di video arte o ad un cinema di artista. Ancarani si concentra sulla gestualità del Capo, il capo cava, colui che guida le manovre delle ruspe e da indicazioni su come tagliare il marmo in maniera appropriata. E’ un lavoro duro, pericoloso e l’uomo si lascia riprendere dalla camera del regista, ci permette di guardarlo da vicino. E’ quasi un ritratto in macro questo cortometraggio, si vedono le mani, le dita, la pelle del cavatore che guida la ruspa come se fosse un dinosauro meccanico da domare. E’ un montaggio parallelo molto epico quello tra il Capo e la ruspa sul limite del baratro che scava nel bianco accecante di Carrara. Poi lo sguardo profondo del Capo va in alto e come se la sua anima si staccasse dal corpo robusto, la camera si innalza a volo d’uccello sorvolando le Alpi Apuane che diventano minuscole, viste ad una velocità elevata, ci immergono in un'altra dimensione fisica, in un altro elemento, dalla pesantezza del marmo, con un passo verso il cielo siamo in cielo, leggeri come sguardo puro, libero da costrizioni. Il cinema di Ancarani non va spiegato, non ha percorsi intellettuali o metafore da trasmettere, è un’ esperienza visiva, un approccio alla realtà molto potente e poetico.

In "Piattaforma Luna" ( 2011 ) prodotto da Maurizio Cattelan, la piccola troupe di Ancarani si rinchiude in una camera iperbarica di una piattaforma marina per l’estrazione del gas. Per ammissione dello stesso regista l’esperienza delle riprese è stata claustrofobica e la medesima sensazione si trasmette anche allo spettatore. In spazi angusti con i tecnici che parlano con l’esterno solo tramite un citofono, le loro voci sono distorte dall’elio presente nell’aria e danno l’impressione di essere piccoli robot rinchiusi in un modulo spaziale delle origini. Il film osserva in maniera fredda e precisa la vita di questi operai delle profondità marine, mentre si svegliano, indossano le pesanti tute da palombaro, fanno la loro toilette in angusti lavandini sempre controllati da “Sopra”, cioè dalla regia/comando in superficie che li osserva e decide e scandisce ogni loro momento della giornata.

La trilogia di Ancarani si conclude con "Da Vinci" (2012) vincitore del Fondo Incoming della Toscana film Commission e coprodotto dal Museo Marino Marini che va ad esplorare la chirurgia con il documentario su un robot capace di operare un paziente grazie a quattro braccia meccaniche comandate a distanza. Nei giorni del Festival sarà possibile visitare anche una mostra retrospettiva dedicata a Yuri Ancarani presso il Museo Marino Marini.

23/11/2012, 17:45

Duccio Ricciardelli