Sabato 26 gennaio 2013 un pubblico di appassionati ha gremito la platea del Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo che ha ospitato il
Gran Galà Internazionale della Montagna: la cerimonia ha chiuso gli otto giorni all’insegna del cinema di montagna portati in scena dall’
Orobie Film Festival.
Organizzato dall’Associazione Montagna Italia e Teamitalia e coordinato dalla squadra del Presidente
Roberto Gualdi l’evento è reso possibile grazie al contributo del Ministero per i beni e le attività culturali, della Provincia di Bergamo – Assessorato al Turismo e alle Politiche Montane, del Bim di Bergamo, del Parco delle Orobie Bergamasche e della Fondazione della Comunità Bergamasca.
La serata si è aperta con i saluti iniziali della presentatrice Fabrizia Fassi.
Il
Gran Galà Internazionale della Montagna ha visto subito la
premiazione delle opere vincitrici del concorso fotografico internazionale, selezionate dalla Giuria presieduta da
Piero Gritti:
- “
Alba al Polzone - Presolana ” di
Claudio Ranza per la sezione “
Orobie e Montagne di Lombardia”.
L’intensità di un raffinato fotografo come Claudio Ranza, capace di piazzare ben tre foto fra le cinque migliori selezionate, è rappresentata al meglio da questo estatico ritratto, figlio di un’alba settembrina in vena di prodezze climatiche ma anche di una indiscutibile maestria tecnica e artistica nel fissare per sempre l’angolo e l’attimo.
- “
Metallo Fuso” di
Giordano Bertocchi per la sezione “
Paesaggi d’Italia”.
Uno scatto di grande impatto emotivo, dalla luminosità perfetta. Nel giardino di neve della Val Venegia scorre un ruscello che sembra il prodotto di una fusione fra roccia e sole. Uno spot perfetto per la promozione dell’inverno, qui ai massimi livelli di suggestione e incanto.
- “
Cile - Torri del Paine - Natura Libera” di
Luciano Covolo per la sezione “
Terre Alte del Mondo”.
L’ambientazione fa parte della mitologia alpinistica, ma non sono soltanto le Torri del Paine a regalare a questa foto il nostro plauso. È infatti uno di quegli scatti preziosi che ti portano letteralmente sul posto, facendoti assaporare le emozioni di una terra così diversa dalla nostra, un luogo dove gli equilibri sono ancora quelli dei primordi e il gioco della vita si espone con innata grazia.
Il
Gran Galà Internazionale della Montagna è proseguito con la
premiazione dei documentari e film a soggetto vincitori, suddivisi nelle quattro sezioni previste:
Orobie e Montagne di Lombardia,
Paesaggi d’Italia,
Terre Alte del Mondo ed
Agricoltura (in collaborazione con Slow Food Valli Orobiche).
Questi i film premiati per la settima edizione di Orobie Film Festival – Festival Internazionale del Documentario di Montagna e del Film a Soggetto:
- “
Guardiano di Stelle” di
Pino Brambilla per la sezione di “
Orobie e Montagne di Lombardia”
A 50 anni dalla realizzazione del primo film di Ermanno Olmi “Il tempo si è fermato”, il regista vuole riproporre il tema della vita contemplativa in solitudine, una vita però operativa che comporta un’attività di responsabilità non indifferente. Il soggetto è originale : la scelta di vita di un’alpinista che lascia la vita ed il lavoro per dedicarsi alla montagna facendo conoscere gli aspetti e il funzionamento di una diga.
- “
Tsamin Francoprovensal” di
Elisa Nicoli per la sezione di “
Paesaggi d’Italia”.
Si tratta di un film-inchiesta che riesce a mediare tra l’aspetto escursionistico-avventuroso e l’aspetto culturale: il documentario si interroga infatti su come un’antica lingua di popolazioni alpine si sia mantenuta nel corso del tempo. Vengono riscoperte dunque una lingua ed una cultura la cui particolarità è che in Italia sono molto sentite, mentre in Francia e in Svizzera molto meno.
- “
Il Canto delle Cicale” di
Elda Saccani per la sezione di “
Agricoltura”.
Il film esalta il ritorno di interesse di giovani generazioni ad una vita agricola, riuscendo ad abbinare il lavoro con lo studio.
L’opera interpreta proprio uno degli obiettivi fondamentali di Slow Food Valli Orobiche.
- “
Simone Moro in Exposed to dreams” di
Marianna Zanatta ed
Alessandro Filippini per la sezione di “
Terre Alte”
Miglior film di alpinismo per OFF 2013, è un film di denuncia sulle spedizioni commerciali all’Everset, ma non solo: oltre a dare rilievo ad un grande alpinista, Simone Moro, rende onore anche ad uno storico alpinista come Mario Curnis.
Per quanto riguarda Simone Moro, emerge la sua figura di elicotterista, specializzato in soccorso alpino d’alta quota.
La giuria, presieduta da
Piero Carlesi, ha inoltre assegnato una
menzione speciale a:
- “
Il dritto e il rovescio” di
Alberto Sciamplicotti per la sezione “
Terre Alte”
Il film sottolinea la filosofia, la spiritualità e l’amore per la montagna facendo rivivere allo spettatore il vecchio telemark, al punto da mostrare una filosofia dell’uomo appassionato della montagna. È originale la figura del protagonista e l’approccio filosofico con lo sport, l’avventura e il viaggio.
Il
Premio della Giuria per il miglior film documentario è stato conferito a “
Sweden” di
Oliver Goetzl:
per le immagini suggestive, per l’impatto che suscitano le fotografie, per le immagini spettacolari di natura e di animali, le riprese aeree sbalorditive che mettono in mostra la diversa luce nelle varie ore della giornata.
La serata, ricca di emozioni, è proseguita con il grande atteso momento dedicato alla consegna del “
Premio Montagna Italia 2013” all’alpinista austriaco
Kurt Diemberger, l’unico in vita ad aver scalato due ottomila in prima assoluta.
Kurt Diemberger con vivacità ed ironia ha trasmesso al pubblico presente la sua passione per la montagna raccontando le sue sette spedizioni in ben vent’anni di attività attraverso filmati ed immagini.
Diemberger ha conosciuto la montagna da ogni lato, ha realizzato quattro film ed ha fatto la prima ascensione della difficile cima Est. Oltre ad avere ricevuto prestigiosi riconoscimenti, ha potuto approfondire, con l'aiuto della figlia Hildegard etnologa, la conoscenza delle popolazioni che vivono ai piedi della montagna e delle loro tradizioni. Ha compreso infine il significato della quinta direzione dei tibetani - che è di natura spirituale. Verso la fine degli anni '60 Diemberger intraprese una nuova carriera come cineoperatore e documentarista d'alta quota. L'occasione fu un incontro con Mario Allegri, già compagno di Walter Bonatti in Sud America, che lo assunse per girare dei documentari in Perù.
Ad oggi, è un apprezzato conferenziere e autore di molti libri e film sulle montagne.