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EDUCAZIONE SIBERIANA - A teatro il testo di Lilin


Esordio a teatro alla Cavallerizza Reale di Torino per lo spettacolo di Nicolai Lilin e Giuseppe Miale di Mauro


EDUCAZIONE SIBERIANA - A teatro il testo di Lilin
Luigi Diberti e Francesco Di Leva
Se leggendo "Educazione Siberiana" di Nicolai Lilin risultava difficile immaginarne un film, ancor meno sembrava agevole realizzarne uno spettacolo teatrale. Troppo spezzettata la narrazione, troppi i personaggi e le storie raccontate, troppo ampio l'arco temporale del libro e troppo "naturali" gli ambienti.

E' stato lo stesso Lilin, insieme al regista Giuseppe Miale di Mauro, a scrivere il testo messo in scena in prima assoluta alla Cavallerizza Reale di Torino dal 26 febbraio 2013 (in replica fino al 21 marzo, poi dal 4 al 7 aprile sarà al teatro Metastasio di Prato): l'idea di partenza - raccontano le cronache - è però stata dei due attori principali della pièce, Adriano Pantaleo (noto al grande pubblico tv per le sue partecipazioni da bambino in "Ci hai rotto papà" e da grande in "Tutti pazzi per amore", ma già in teatro con lo spettacolo da "Gomorra") e Francesco Di Leva (nomination ai David come non protagonista per "Una vita tranquilla").

Il libro di Lilin (pubblicato nel 2009 da Einaudi e tradotto in 19 lingue) è diventato la base da cui nasce la storia dei due fratelli Boris e Yuri, cresciuti nella rigida Transnistria da una famiglia di "criminali onesti" appartenenti alla tradizione degli Urca siberiani (in scena spiccano il talento e l'intensità dei due personaggi "anziani", il nonno, interpretato da Luigi Diberti, e la mamma, Elsa Bossi). Se il primo è ligio alle (tante) regole, il secondo vorrebbe comandare a modo suo e per questo metterà a rischio l'equilibrio di un'intera comunità.

Compressa per esigenze sceniche dal punto di vista temporale, ma anche della diversità di personaggi (nel pugno di attori presenti confluiscono episodi e caratteri di tanti diversi raccontati nel libro), "Educazione Siberiana" a teatro regala al pubblico un'ora abbondante di narrazione tesa e coinvolgente, in cui la spoglia ma efficacissima scenografia (con due diversi "piani" di svolgimento che interagiscono tra loro quando richiesto dal testo) diventa a tratti co-protagonista. A dar luce e senso alla vita degli Urca spicca da inizio a fine rappresentazione l'angolo rosso, spazio sacro in cui confluiscono armi e icone di ogni famiglia "onesta": una presenza silenziosa ma costante, una "luce" messa in pericolo dalla corruzione dei tempi moderni.

Lo spettacolo è coprodotto dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino, dal Teatro Metastasio Stabile della Toscana e da Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con NestT (Napoli est Teatro).

27/02/2013, 09:56

Carlo Griseri