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BELLO ADDORMENTATO - Come sta il cinema italiano?


Un dossier speciale del nuovo numero della rivista "Segno Cinema" apre il dibattito - di nuovo - sullo stato di salute del nostro cinema. "Processo alla macchina", recita il sottotitolo: ma tra segnali sconfortanti e problemi ormai (forse) cronici, si vedono netti e incoraggianti segnali positivi.


BELLO ADDORMENTATO - Come sta il cinema italiano?
Il numero 180 di Segno Cinema attualmente in vendita in libreria, quello di marzo-aprile 2013, riapre il discorso su un tema sempre all'ordine del giorno: il titolo è esplicito, "Bello Addormentato - Processo alla macchina del cinema italiano", e lo svolgimento ampio.

Il processo è a cura di Flavio De Bernardinis, ma a dire la loro sono state chiamate molte firme del giornale, Andrea Bellavita, Enrico Terrone, Luca Bandirali, Roberto Chiesi, Roy Menarini, Adriano De Grandis e Michele Gottardi, ma anche molti registi hanno avuto il loro spazio: da Paolo Franchi, che firma il contributo "Confessione di un autore inattuale", a sedici registi a cui è stato chiesto di "Immaginare la realtà" (sono, nell'ordine: Marco Bellocchio, Franco Bernini, Carlo Di Carlo, Nina Di Majo, Wilma Labate, Daniele Luchetti, Marco Martani, Luca Miniero, Giuliano Montaldo, Gianfranco Pannone, Marco Risi, Andrea Segre, Giovanni Veronesi, Daniele Vicari, Paolo Virzì ed Edoardo Winspeare).

Ovviamente per gli approfondimenti vi rimandiamo alla rivista (www.segnocinema.it), qui ci limitiamo a qualche spunto. Intanto la premessa: Cosa accade in Italia? Che la coscienza storica e culturale del pubblico, con il consenso di tutti, è stata affidata alla Televisione. La Tv esercita un discorso i cui effetti sono potenti. Il più importante è l’effetto della complicità. Di fronte all’estenuante tele talk show 24 ore su 24, gli ospiti in studio o altrove, lo spettatore deve scegliere di chi essere complice. Con chi accordarsi. E basta. Senza scoprire un lato inedito delle cose, sorprendersi di una prospettiva inaspettata, ribaltare un punto di vista assodato.

Se il mercato è in condizioni disastrose, dall'analisi effettuata viene fuori che è la realtà la grande assente dai film italiani del quadriennio 2009-2012. Manca (quasi sempre) il respiro europeo delle produzioni, che determina l'assenza di esportazioni significative dei nostri film e una continua importazione (dalla Francia, dalla Spagna, dall'Inghilterra) di modelli "altri" che ben si adattano a noi, ma mai viceversa.

Ma il nostro cinema ha regalato anche ottimi film, anche se l'autocritica e l'esterofilia troppo spesso ce lo fanno ignorare. Una lettura interessante per tutti, spettatori e autori.

22/03/2013, 16:35

Carlo Griseri