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BFF 31 - I Radio Doc in concorso


BFF 31 - I Radio Doc in concorso
Parte il concorso Radio Doc della trentunesima edizione del Festival di Bellaria. La giuria del premio è composta da Roberto Antonini, Pinotto Fava e Federica Manzitti.

Vediamo nel dettaglio tutte le opere selezionate:

"Africa Bianca" di Barbara D’Amico, Fabio Lepore (Italia, 2012, 13')
Stéphane è un giornalista camerunense. È colto, curioso, ha un lavoro che ama, moglie e fi gli. Ma non è uguale ai suoi connazionali africani: la sua pelle e i suoi capelli sono bianchi come la neve per via dell’albinismo. Quando nel 2007 il Monte Camerun ricomincia a eruttare, per Stéphane il destino è segnato: la caccia all’albino, untore immaginario del disastro naturale, lo costringe a fuggire lasciando tutto alla volta di un nuovo mondo e di una nuova vita, in Italia...

"Co de ros (un Pater Noster e dieci Avemarie)" di Chiara Trivelli (Italia, 2011, 30')
Co de ros (letteralmente “testa del gregge”) è un’audioguida speciale: non è pensata per un museo o per uno spazio espositivo ma conduce lungo una stradina di montagna semiabbandonata. Si tratta della strada rurale di Sant’Alessandro, breve tratto dell’antica via Valeriana, la strada che un tempo collegava tutta la Valle Camonica. L’audioguida è stata realizzata dagli stessi abitanti dei due paesi che questa strada un tempo collegava, Vione e Temù, attivando un processo di riappropriazione non solo di un luogo ma anche di un passato la cui memoria secolare sembra essere stata rimossa nel giro di pochi decenni col tramonto dell’economia agro-silvo-pastorale. In stretto contatto con gli abitanti del posto, la regista li ha coinvolti nel suo progetto, ne ha raccolto le testimonianze creando un’opera pubblica permanente, partecipata, una narrazione costruita sullo scarto fra l’abbandono del luogo e la vividezza del ricordo.

"Di bianco c’è solo il telo" di Elisabetta Ranieri (Italia, 2012, 30')
Antonio Boccuzzi, sopravvissuto al rogo della Thyssen-Krupp, oggi parlamentare del Partito Democratico, accompagna per le strade di Torino e - attraverso il suo vissuto - racconta come è cambiata la città-fabbrica. Il percorso da ragazzo a uomo, l’alternarsi delle stagioni viste da dietro le fi nestre dello stabilimento, il susseguirsi dei turni che fanno confondere la notte con il giorno, il lavoro vissuto come valore. E poi l’incendio che uccide, la notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007, i suoi compagni e una parte di Antonio. Da allora è cominciato un altro percorso, coerente con quello da operaio nella città-fabbrica, un percorso doloroso ma vitale, con l’obiettivo di riportare l’attenzione sul tema della sicurezza sul lavoro e per reclamare giustizia.

"El Kateb, lo scrivano" di Marzia Ciamponi (Italia, 2013, 24')
Jamal, studente algerino omosessuale, arriva in Italia nel 2008 con una borsa di studio rilasciata dal governo italiano nell’ambito dello scambio culturale tra il nostro paese e l’Algeria. Jamal è entusiasta, potrà vivere in quell’Europa tanto magnifi cata dal padre, il suo sogno si avvera. In Italia trova anche l’amore e per la prima volta può vivere la sua omosessualità senza nascondersi. Ma il sogno si infrange ben presto contro la dura realtà. Per mantenere la borsa di studio, Jamal deve sostenere tre esami in lingua italiana, ma non conoscendola bene, riesce a darne solo uno e così si ritrova senza un sostegno fi nanziario. Tornare in Algeria sarebbe considerato dalla famiglia e dalla società del suo paese un fallimento. Cerca un lavoro ma non lo trova, così Jamal sceglie la strada più facile: due consegne di droga al mese per un suo amico. Ma presto viene arrestato. In carcere Jamal convive giornalmente con la paura che i suoi compagni di cella e i secondini scoprano la sua omosessualità. Allora per non impazzire comincia a scrivere ed è così che diventa El Kateb, lo scrivano.

"Fahre scuola" di Giuseppe Caliceti con Benedetta Annibali, Carlo D’Amicis (Italia, 2013, 14')
Una classe elementare della scuola Italo Calvino di Calerno (Sant’Ilario) in provincia di Reggio Emilia si racconta attraverso le voci dei bambini e dell’insegnante, Giuseppe Caliceti. Il documentario nasce dalla constatazione che i genitori ignorano cosa fanno e cosa imparano i fi gli a scuola, considerata come un “parcheggio”. L’unica loro consapevolezza è che non è più la stessa scuola frequentata da alunni. Ogni genitore nutre il desiderio, almeno una volta, di essere invisibile tra i banchi di scuola per rendersi conto di cosa apprende il proprio fi glio. L’intento di Fahre scuola è spiegare qual è la materia principale che si insegna a scuola: non la matematica, non la lingua italiana, ma i fondamenti dello stare insieme e del lavorare insieme. Materie che saranno utili per la formazione futura dei bambini. La scuola dunque come comunità e non come istituzione.

"Il tempo dei Giusti" di Diego Marras (Italia, 2013, 18')
Il termine “giusto” è utilizzato dalla tradizione ebraica per indicare i non ebrei che hanno rispetto per Dio e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, coloro che hanno agito in modo eroico, a rischio della propria vita, per salvare anche un solo ebreo durante il genocidio nazista. Il documentario racconta la storia di Ezio Giorgetti, albergatore di Bellaria che, nel 1943 salvò 38 ebrei con l’aiuto del maresciallo dei carabinieri Osmar Carugno. Nel 1964 Ezio Giorgetti viene riconosciuto “giusto tra le Nazioni”, primo italiano a ricevere questa onorificenza.

"Ilva, c’era una rivolta" di Ornella Bellucci con Gianluca Stazi (Italia, 2013, 18')
Il 2 agosto 2012, dopo il sequestro senza facoltà d’uso, dell’area a caldo dell’Ilva, tra le maggiori acciaierie d’Europa, un’onda nuova scuote Taranto. Per la prima volta, dopo oltre quarant’anni di siderurgia, prima pubblica poi privata, cittadini e lavoratori, insieme, prendono la parola. Per dire che ambiente e lavoro possono e devono stare insieme. Alcuni di loro, organizzati in comitato, conquistano il palco sindacale allestito nella centrale Piazza della Vittoria. Quella piazza quel giorno fa di Taranto la base della denuncia civile, compatta ed esportabile, contro il “malgoverno” e verso la riappropriazione di spazi inviolabili di vita. Sullo sfondo una città alle corde, stretta tra lavoro che uccide, invalida e ammala, e i veleni – copiosi, irrefrenabili, mortali – rigurgitati dalla grande fabbrica.

"Italia-Romania: in viaggio con le badanti" di Flavia Piccinni (Italia, 2013, 29')
In Italia vivono più di un milione e mezzo di badanti, delle quali oltre trecentomila sono rumene. Se delle città da cui vengono si sa molto poco, se delle loro vite si sa molto poco, ancora meno si conosce del viaggio che ogni sei mesi, ogni anno, intraprendono per lasciarsi alle spalle l’Italia e i nostri “nonni”, come li chiamano loro, e ritornare alle rispettive vite. Per raccontare questo viaggio – costellato di soste e di zone grigie – e le storie che si intrecciano a bordo dell’autobus, ma anche il momento in cui l’Italia è cambiata e la cura degli anziani è stata lentamente delegata a degli estranei alla famiglia, la regista è partita a bordo di un pullman che dall’Italia l’ha portata, dopo oltre duemila chilometri e quaranta ore di viaggio, nella capitale della Romania, a Bucarest. Il documentario è il racconto di un’epopea di altri tempi, ma anche fotografi a di come le badanti rumene curano e ascoltano i nostri anziani, di come considerano il proprio lavoro, il futuro e l’Italia.

"L’invenzione della moka" di Matteo Severgnini (Italia, 2011, 21')
La testimonianza di Tina, una delle fi glie di Alfonso Bialetti, raccolta in questo documentario, narra come il padre abbia avuto la geniale intuizione che lo ha portato, nel secolo scorso, esattamente nel 1933, a inventare e realizzare la caff ettiera Moka Express. Per la prima volta le parole di Tina Bialetti raccontano una vicenda familiare, la storia privata di un uomo e della sua famiglia: l’uomo che ha inventato un oggetto che è entrato in milioni di case italiane e non solo, e che è divenuto un oggetto icona di design in tutto il mondo. Tina racconta la vita di suo padre Alfonso, emigrato da giovane in Francia in cerca di lavoro che, dopo aver imparato a fondere l’alluminio con una nuova tecnica, una volta ritornato nel suo paese natìo, inizia la sua attività di artigiano. Grazie alla sua genialità Alfonso, osservando la moglie Ada intenta a svolgere i lavori domestici, inventa un nuovo modo di fare il caff è: la Moka Express Bialetti.

"Michelangelo" di Eleonora Brianzoli con Elisabetta Ranieri (Italia, 2012, 27')
Michelangelo è prima di tutto un omaggio al regista Michelangelo Antonioni nell’anno del centenario della sua nascita (2012). È un ritratto inedito, a tratti profondo e familiare del regista ferrarese. Grazie a un cicerone d’eccellenza, Elisabetta Antonioni, nipote del regista, emerge una descrizione intima del grande maestro. Un Antonioni casalingo, amante, uomo, maestro: gli aspetti essenziali che compongono l’anima e la fi gura di un artista del suo livello. E Ferrara, città elegante e composta, nebbiosa e intrigante, rispecchia in pieno la fi gura di Michelangelo Antonioni. Il documentario è dunque un viaggio all’interno di una città e del suo regista. Un viaggio fatto di luoghi – le case in cui ha abitato Antonioni, i luoghi d’amore e passione del giovane regista e quelli divenuti set di celebri pellicole come Cronache di un amore, il cimitero in cui è sepolto e molto altro – e persone che hanno attraversato e contribuito a rendere unica la strada di un regista dimenticato in Italia e osannato all’estero.

"Run Out! Le migrazioni del cricket" di Jacopo De Bertoldi (Italia, 2012, 14')
Il cricket, il gioco regolamentato più antico della storia, nei paesi del subcontinente asiatico è lo sport di elezione. Solo in India l’ultima fi nale dei mondiali è stata seguita da più di cento milioni di spettatori. Oggi, a seguito dei grandi fl ussi migratori, il cricket sta tornando verso quell’occidente da cui ha avuto origine. In epoca post-coloniale, per le giovani generazioni di immigrati provenienti dal sud est asiatico, questo sport di origine inglese e coloniale rappresenta paradossalmente un legame con le loro radici culturali, il cordone ombelicale che li tiene legati al loro paese d’origine. Nel 2009 la Nazionale Italiana giovanile di cricket ha vinto il campionato europeo; nessuno dei giocatori era cittadino italiano e molti di loro, oggi maggiorenni, sono a rischio espulsione. Questo spaccato di una realtà a molti sconosciuta è forse un’occasione per ripensare la legge che regola immigrazione e diritti di cittadinanza.

"Splendeurs d’Italie" di Catya Casasola (Italia, 2012, 21')
La regista ha accompagnato un gruppo di turisti canadesi del Quebec in un viaggio di quindici giorni in Italia. Da Venezia a Roma, passando per Verona, Milano, Pisa, Siena e Firenze, il viaggio, organizzato da un’agenzia canadese, mostrava le bellezze dell’Italia e si chiamava, appunto, Splendeurs d’Italie. Nei quindici giorni il gruppo ha visitato, tra le altre cose, il Palazzo Ducale e la Basilica di San Marco a Venezia, il Teatro della Scala e il Castello Sforzesco a Milano, il Battistero e il Duomo in Piazza dei Miracoli a Pisa, il Colosseo e la Cappella Sistina a Roma. Nei momenti di pausa la regista ha chiesto alle persone che l’affiancavano di raccontare qualcosa del loro lavoro. Nasce così un quadro, a tratti divertente e ironico, sulle professioni più diff use nell’ambito turistico, uno dei settori più importanti dell’economia del Bel Paese: piccoli ritratti dell’accompagnatore turistico, della guida locale, del receptionist, del marinaio, dell’animatore musicale. Mentre il gruppo di canadesi si lancia in performance canore.

"Tra-mi-te (Between me and you)" di Marta Romani (Italia, 2012, 15')
Cos’è il cancro? Che forma ha? Come si muove? Che suoni emette? Che odore ha? Attraverso una serie di interviste audio, la regista cerca di dare un contributo esterno al tentativo di andare oltre quel poco che, normalmente, si conosce su questa malattia, diff usa e temuta. Dalle domande e dagli incontri emerge una visione nuova, lucida, variegata e sorprendentemente mistica della malattia: la magia della curiosità, la poesia del racconto, l’intimità della condivisione, la fame di sperimentazione, il coraggio infantile di inventare nuove risposte. Il documentario è un dialogo virtuale ed immaginifi co tra i protagonisti, mirato a creare un identikit collettivo del cancro.

"Welcome Mr. Bosone" della Redazione di Radio3scienza (Italia, 2013, 26')
È la star delle cronache scientifi che dell’ultimo anno: il bosone di Higgs. Il documentario è il risultato dell’incontro con gli scienziati che per anni gli hanno dato la caccia, da Fabiola Gianotti, responsabile dell’esperimento ATLAS, a Guido Tonelli, docente di Fisica all’università di Pisa – INFN e ricercatore al CERN di Ginevra. Ma il bosone ha contagiato anche l’immaginazione di musicisti e poeti. La colonna sonora del documentario è firmata da David Riondino, da Nick Cave and the Bad Seeds, con il loro Higgs Boson Blues, dalle Horrible Cernettes, gruppo pop nato al CERN, e dalle trascrizioni musicali dei dati degli esperimenti.

31/05/2013, 10:24

La Redazione