Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documentario "Positive Life"


l tempo scorre lentamente, scandito dal battito del martello sulla pietra che apre il documentario. È una lentezza necessaria, non annoiata, aperta all’ascolto. La voce fuori campo di Kinglsey introduce il film con una dichiarazione di intenti: andare “là fuori” alla ricerca di storie uniche. Inizia così un viaggio che lo porta a incontrare persone che vedremo impegnate in attività quotidiane -mangiare, lavorare, vivere- mentre la loro voce ne racconterà l’esperienza di sieropositivi in una società non ancora pronta per tradizione, pregiudizi, ignoranza, ad accettarli. A scandire il tempo del film sarà sempre lui, Kingsley, con le sue riflessioni sulle persone-personaggi incontrati durante questo viaggio, fino al pensiero finale, un messaggio per tutte le persone sieropositive, che guarda al futuro con grande speranza. La scelta di Kinglsey (operatore dell’organizzazione Reach Trust partner del progetto Cobasys) come filo conduttore del film, inizialmente quasi obbligata data la vastità delle possibilità narrative e la conseguente necessità di ricondurre il tutto a un unicum coerente, si è rivelata ben presto preziosa e giustificata da ragioni che trascendono la questione drammaturgica e chiamano in causa la realtà documentaria: Kinglsey è colui che ha scelto le persone, che è realmente rimasto colpito dalle loro storie, che si è fatto carico di raccontarle nel documentario. Con lui si è subito creato un rapporto di complicità e amicizia, che ha consentito di condividere le idee e le proposte, fino alla registrazione finale della “lettera” virtuale che indirizza a noi come registi.

Andrea Solieri e Cristiano Regina