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ISCHIA FILM FESTIVAL - Parola a Michelangelo Messina


Il direttore artistico ci ha parlato dell'11a edizione del festival dedicato alle location. Un programma vasto con ospiti Vittorio Storaro, Bille August e Abbas Kiarostami.


ISCHIA FILM FESTIVAL - Parola a Michelangelo Messina
Nel mare magnum dei festival italiani, non sono molti quelli che riescono a mantenere una vera e solida unicità, puntando tutto su una caratteristica che sappia ben contraddistinguerli.
Di questa ridotta schiera fa certamente parte l'Ischia Film Festival, manifestazione cinematografica dedicata alle location, che da anni porta avanti un lavoro di valorizzazione del territorio italiano attarverso la settima arte.

Ospiti di questa undicesima edizione sono stati i "Premi Oscar" Vittorio Storaro e Bille August, gli autori Abbas Kiarostami e Benoit Jacquot, oltre a numerosi nomi del nostro cinema intervenuti per presentare i propri film. Venticinque le opere in concorso, tante quelle fuori concorso e poi mostre, incontri e la borsa del cineturismo.
Il direttore artistico Michelangelo Messina ha svelato a Cinemaitaliano.info il lavoro che sta dietro a questo interessante evento.

Una selezione di grande qualità per questa undicesima edizione. Quanti lavori vi sono arrivati in selezione e soprattutto da dove nasce l'idea della sezione del concorso “Location negata”?
Le opere in concorso ogni anno oscillano tra le trecento e le cinquecento, che cerchiamo di selezionare accuratamente. La “Location negata” è nata proprio per esigenza, perché nel corso di questi anni arrivavano opere che raccontavano la realtà territoriale, a volte anche molto distruttiva, e ci è sembrato giusto introdurre un'apposita sezione nel concorso. Questo soprattutto per mettere in evidenza una differenziazione culturale, perché non siamo mai voluti cadere nell'inganno di essere un festival da cartolina che raccontava solo le bellezze, ma abbiamo sempre lavorato ad un progetto che raccontasse il territorio per com'è, con i suoi pregi e i suoi difetti. Abbiamo notato che questo ha ispirato diversi filmmakers a raccontare certe storie perché nella “Location negata” hanno trovato un punto di riferimento. Anno dopo anno mi accorgo che molti loro film sono bellissimi perché sensibilizzano lo spettatore e lo portano a capire quanto è importante la conservazione del luogo.

In un Paese dove, nonostante i continui tagli, continuano a fioccare festival di ogni genere, l'Ischia Film Festival mantiene una sua importante unicità lavorando sulla valorizzazione delle location e del territorio. Come si riesce a mantenere alta la bandiera della qualità?
La sua forza è stata quella di riuscire sempre a mantenere saldi i principi con cui è nato. Sin dall'inizio abbiamo voluto trovare un luogo che riuscisse a raccontare altri luoghi e una sala cinematografica ci sembrava un po troppo restrittiva. Abbiamo un po sofferto perché chiaramente la cosa importante è che le proiezioni siano qualitativamente buone e riuscire a farle all'aperto ha sempre i suoi pro e i suoi contro. Nel tempo abbiamo perfezionato le caratteristiche tecniche e oggi tutti gli autori che vengono a presentare le proprie opere possono stare sicuri della riuscita. E poi c'è il Castello, luogo di cultura, ex residenza di Vittorio Colonna e cenacolo culturale del 1500, un posto che restituisce pienamente l'idea del festival.

Siamo ormai giunti alla serata conclusiva di questa undicesima edizione. Volendo tirare le somme, che edizione è stata?
Siamo su un'isola vinicola e quindi potrei dire che è stata “un'ottima annata”. Questo in virtù dei film in programma, e questo non per opera mia ma di chi li ha realizzati, e alla presenza di ospiti illustri che hanno attestato ancora una volta l'importanza di questo festival nel panorama internazionale. Ci lusinga perché ci invita a proseguire nel prossimo decennio su questa linea, dobbiamo solo sperare che il tempo sia buono e che non venga a piovere!

Oltre alle proiezioni e agli incontri con diverse celebrità del mondo del cinema, come da tradizione il festival ha ospitato la borsa del cineturismo. Di cosa si è discusso in questa edizione e su quale linea procederete in futuro?
In questa edizione, a distanza di dieci anni dai primi incontri sul cineturismo, siamo arrivati finalmente a stilare un documento che comprenda quelle che sono le vere esigenze. Non siamo stati a raccontarci le esperienze o a discutere se le cose funzionano o meno, ma abbiamo messo nero su bianco delle vere e proprie richieste per rimuovere quei paletti che ci creano grandi difficoltà. Penso ad esempio alla questione sul diritto d'autore per il cineturismo, una delle tante che ci porteranno a confrontarci con l'ANICA, i produttori, la SIAE e lo Stato, affinché questo nostro lavoro si trasformi in una vera e propria cabina di regia che porti ad uno sviluppo vero, come avviene negli altri paesi.

Se in passato molte produzioni internazionali sceglievano l'Italia per girare i propri film, oggi si spostano sempre più verso l'est Europa, e anche molti italiani guardano verso l'estero. Cosa può e deve fare il nostro Paese per tornare ad essere il “set cinematografico” che è stato nel '900?
Convincersi che la cultura è un investimento che rende e creare i produttori. Non è che manchino, ma hanno delle grandi difficoltà e per questo vanno all'estero. Se noi li agevoliamo cercando di renderci conto che investire nel cinema rappresenta una ricchezza mentale e culturale oltre che economica, si può pensare di rimanere in Italia invece di scegliere altri luoghi per risparmiare.

06/07/2013, 17:11

Antonio Capellupo