Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Come il Vento"


Note di regia di
Quando la Pasqua di dieci anni fa ho letto la notizia del suicidio di Armida Miserere, direttrice del carcere di massima sicurezza di Sulmona, ho pensato subito che avrei voluto raccontare la sua storia. Mi aveva colpito molto la vicenda di questa donna catapultata in una delle istituzioni più maschiliste e opprimenti della società che, senza rinunciare alla sua femminilità, riesce a governare gli uomini reclusi e stabilire rapporti camerateschi e di amore con i suoi compagni di lavoro. Mi interessava anche capire come e perché questa fibra, apparentemente così solida, era arrivata a spezzarsi. Indagando nella sua biografia ho scoperto che, 13 anni prima, il suo grande amore, Umberto Mormile, era stato ucciso dalla N’drangheta apparentemente perché non si era lasciato corrompere. Forse la verità è più complessa di quella che emersa dal processo, ma non era compito di questo film svelare questa verità.
La mia intenzione non era celebrare la vita di un’eroina, ma compiere un’indagine su una vita di una donna comune, forte e fragile, immersa totalmente nella lotta per una giustizia giusta.
Una donna dello stato, capace di un gesto estremo che lascia spiazzati tutti quelli che la amavano o la detestavano, un gesto che è insieme un sacrificio d’amore e una vendetta.
Quando il 19 aprile 2003 Armida ha scelto di togliersi la vita ha deciso di gettare il suo corpo contro chi, morto dentro, ha infranto i suoi sogni, dimostrando che solo chi è vivo può morire e, come il vento, continuare a vivere libero.
L’interesse di questo progetto risiede nella vicenda umana del personaggio principale e per questo ho cercato, ancor più che miei film precedenti uno stile semplice, che desse spazio alla verità del personaggio, cercando di miscelare il film di impegno civile con la storia d’amore, gli elementi più intimi e emotivi con l’aspetto sociale.

Marco Simon Puccioni