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FdP 54 - 'A IUCATA - La lotta ancestrale tra uomo e animale


FdP 54 - 'A IUCATA - La lotta ancestrale tra uomo e animale
Film crudo e potente "‘A Iucata" ("la scommessa"), seconda prova di regia per Michele Pennetta dopo "I Cani abbaiano". Girato negli ambienti delle scommesse dei cavalli di Catania, ci fa entrare nelle stalle e nel giro inaccessibile durante la preparazione delle corse. Concetto viene chiamato da tutti “il farmacista”, possiede Vito Portanuova, cavallo di razza che vuole far correre più veloce della luce. Per ottenere il massimo delle prestazioni lo allena e lo riempie di sostanze dopanti e lo sottopone a continui e massacranti allenamenti.

"'A Iucata" è un film fisico e muscolare, mostra il lato più brutale delle corse clandestine, usando il registro dell’osservazione e del non verbale. Pochissimi infatti sono i dialoghi e le parole. E’ la lotta ancestrale tra uomo e bestia, mostrata splendidamente nella scena della stalla, quando Vittorio cerca di calmare lo scalmanato Vito che non vuole saperne di uscire per il suo allenamento quotidiano. Nella piccola stalla clandestina, si misurano due esistenze imprigionate in gesti ripetitivi e codificati, il cavallo, splendido nella sua maestosità fisica, diventa il simbolo stesso di una disperata vitalità, destinata in partenza alla sconfitta. Potenti anche i piani sequenza, girati in camera car, che mostrano gli allenamenti per le strade dei quartieri popolari di Catania. Gli zoccoli del cavallo sull’asfalto, quel rumore ripetitivo ed ipnotico, portano lo spettatore su altri livelli di percezione, la fisicità del cavallo e della carrozzella lanciata in corsa diventa quasi macchia astratta, pittorica,  simbolo di un espressionismo violento e disperato.

Anche la sequenza finale, commovente e straziante, con lo sciame di motorini che inseguono i cavalli costretti ad una corsa folle verso la vittoria, conferma le parole del regista che presenta così il suo film: “’A Iucata mostra senza condiscendenza un ambiente maschile e notturno, una realtà sotterranea in cui gli animali sono al tempo stesso idolatrati e sacrificati. Vito Portanova rappresenta solamente un tassello di un microcosmo complesso e coercitivo che non lascia alcuna possibilità, a chi ne fa parte, d’immaginarsi un avvenire differente”.

03/12/2013, 12:42

Duccio Ricciardelli